Scrive Marcello Veneziani “Ezra Pound calpestato due volte”.
Restituite a Casa Pound la possibilità di usare il nome del poeta.
Primo, perché se i geni sono universali ognuno è libero di venerare il genio che vuole.
Secondo, perché non si tratta di appropriazione indebita o di uso distorto del poeta.
Lo dico a sua figlia Mary che è ricorsa ai giudici, lo dico agli intellettuali che hanno firmato il solito ‘giù le mani da’ Ezra Pound perché poeta universale (ma lo scoprono solo ora, fino a ieri lo dannavano perché fascista).
Dov’è lo scandalo se i ‘fascisti’ si richiamano a Pound?
Come potete dimenticare i suoi discorsi appassionati e deliranti – ma i poeti a volte delirano – alla radio a sostegno del fascismo e poi della repubblica sociale, in piena guerra?
E dopo la caduta del fascismo, come potete ignorare i versi dei canti pisani su ‘Ben e la Clara a Milano’, appesi per le calcagna?
E i Cantos donati di persona a Mussolini, il libro ‘Jefferson e Mussolini’, le sue battaglie contro l’usura?
Come potete dimenticare quei giorni bestiali nel campo di concentramento di Coltano in cui il poeta fu esposto in gabbia, sotto i fari, costretto pure a defecare davanti a tutti, come una scimmia, proprio perché considerato fascista?
E poi fu internato in un manicomio criminale negli Stati Uniti, che lo condusse davvero alla follìa e al mutismo… Persino l’ultimo, vecchio Pound accompagnato da Piero Buscaroli in visita a Ferrara, che accarezza silente i fasci littori di Palazzo Diamanti… Non potete calpestarlo due volte, la prima per fargli pagare il suo fascismo, la seconda per negarlo.
Ed i vertici di CasaPound precisano:
“IL NOSTRO RICORDO DI BENE AUTORIZZATO DA SORELLA, aggiungendo: MAI AFFIBBIATO ETICHETTE POLITICHE AL GRANDE ATTORE”
“Evidentemente qualcuno in cerca di notorietà ha voluto sfruttare CasaPound Italia per avere il suo quarto d’ora di celebrità”.
Così l’associazione di via Napoleone III risponde alla “diffida” di Raffaella Baracchi e Salomè Bene, arrivata dopo l’iniziativa di chiamare Cpi per un solo giorno CasaBene, in omaggio al genio teatrale dell’artista pugliese.
“La nostra iniziativa – replica CasaPound in una nota – ha avuto l’avallo ufficiale di Maria Luisa Bene, sorella dell’attore, e l’apprezzamento del coautore di Bene, Giancarlo Dotto, oltre che quello del suo storico ‘antagonista’, Giorgio Albertazzi, quindi riteniamo che ogni discussione in merito sia priva di senso”.
‘’Quanto alle polemiche sulla lontananza o meno di Bene dal fascismo, facciamo nostra la sonora pernacchia che l’artista indirizzava a chi gli rivolgeva questo tipo di domande.
Una pernacchia che esprime il rifiuto del ricatto culturale e la negazione della contrizione.
Noi, del resto, a Bene non abbiamo mai dato etichette politiche”, aggiunge Cpi, annunciando poi ‘’imminenti ulteriori eventi culturali di altissimo profilo per ricordare l’artista dimenticato’’.
Intorno a questa querelle interviene anche il già citato, così la nota dell’Ansa:
ALBERTAZZI ‘INVIDIOSO’, STAREI AL POSTO DI CARMELO – EZRA POUND COME DANTE E OMERO,FAREI UN RECITAL CON QUEI RAGAZZI
“Provo un pò di amarezza perchè sono vivo… Sarebbe stata una felicità che l’avessero intitolata a me.
Comunque meglio Carmelo che altri”. Giorgio Albertazzi commenta così, con ironia, la decisione di CasaPoundItalia di ribattezzarsi solo per oggi CasaBene, in omaggio a Carmelo Bene, attore “anticonformista” e “dimenticato” morto 10 anni fa.
Proprio nel giorno della prima udienza della causa intentata dalla figlia del poeta statunitense contro l’uso del suo nome da parte dell’associazione di estrema destra.
Albertazzi, a 88 anni un monumento del teatro italiano, dichiara tutto il suo amore per Ezra Pound.
“Ho amato Pound attraverso Thomas Eliot (poeta anglo-americano morto nel 1965, ndr), negli anni ’80 ho fatto un recital su Pound con due musicisti – racconta Albertazzi -. Lo amo, lo metto ovunque. Per me sta con Dante e Omero”.
“Carmelo avrebbe preso bene questa intitolazione, credo – dice Albertazzi -. Sarebbe stato sciocco il contrario.
Solo Carmelo ed io sapevamo dire poesia in Italia, ormai non c’è più nessuno”.
Per questo l’attore, in gioventù combattente della Repubblica sociale mussoliniana, incarcerato nel dopoguerra dagli Alleati come Pound, è pronto a un recital sul poeta assieme al centro sociale ‘nerò.
“Non so bene cosa faccia CasaPound – ammette Albertazzi -, ma mi sembra che Pound meriti tutto ciò.
Sarebbe bello fare una serata su di lui”.