Il prof Antonino Castagna, presidente Regionale Anisap, il presidente della commissione Bilancio Alessandro Dagnino e i gruppi politici di maggioranza e minoranza danno piena solidarietà agli specialisti accreditati.
Il punto dopo la riunione del 5 marzo 2025
Mercoledì scorso si è tenuta a Palermo, nella Sala Pio La Torre dell’Assemblea Regionale Siciliana, un’audizione cruciale per il futuro della sanità territoriale.
Convocata per discutere il nuovo nomenclatore tariffario, l’incontro ha visto la partecipazione dei rappresentanti sindacali delle strutture accreditate, delle Commissioni Bilancio e Salute e di esponenti politici e istituzionali. Ciò che ne è emerso è un quadro allarmante di inadeguatezza e pressappochismo nelle decisioni che regolano il sistema sanitario regionale e nazionale.
Audizione convocata per il nuovo nomenclatore Tariffario, il Presidente della Commissione Salute l’on. Giuseppe Laccoto ha aperto i lavori invitando i rappresentanti Sindacali a intervenire sull’argomento all’Ordine del giorno.
Il dottor Pietro Miraglia, rappresentante di Fedelbiologi, ha lanciato un duro monito: “Le strutture di laboratorio sono fortemente penalizzate, non si possono eseguire gli esami sottocosto. I rimborsi previsti sono inferiori ai costi di esecuzione, una condizione insostenibile che mette a rischio l’intero settore.” Ha sottolineato come le criticità non riguardino solo i laboratori di analisi, ma l’intero comparto sanitario convenzionato, che rischia il collasso se non si procederà con un immediato rifinanziamento delle tariffe, decurtate fino al 60%.
Il professor Antonino Castagna ha evidenziato con preoccupazione la mancanza di logica nella definizione delle tariffe ministeriali, frutto di una gestione affrettata e priva di una visione strategica. Il dottor Salvatore Calvaruso, presidente di Cimest, ha invece posto l’attenzione sulla necessità di verificare la praticabilità delle norme contenute nell’ultima legge di stabilità, che consentirebbero alle Regioni di superare alcuni vincoli imposti dal Piano di rientro.
Durante il dibattito, il deputato Pino Galluzzo – Fratelli d’Italia – ha ribadito l’urgenza di un intervento per salvaguardare le strutture di laboratorio, che erogano milioni di prestazioni sul territorio.
Il Direttore Generale Iacolino ha posto l’accento sulla necessità di un intervento ministeriale per sbloccare le risorse economiche, mentre l’Assessore regionale alla Salute, Daniela Faraoni, ha affermato che “è necessario guardare lontano e cambiare il modello attuale di sanità”.
Tuttavia, le dichiarazioni istituzionali non hanno convinto Miraglia, che ha risposto con fermezza: “Queste parole non vanno nella direzione di una soluzione rapida e concreta. Ci auguriamo che la saggezza del Presidente Schifani porti a una risoluzione efficace di questo problema”. Ha inoltre snocciolato alcuni dati per dimostrare la centralità delle strutture accreditate: “Le strutture sul territorio erogano il 70% delle prestazioni convenzionate. Milioni di cittadini vi si recano per esami eseguiti in tempo reale, senza le infinite liste d’attesa del pubblico. Durante il Covid, abbiamo garantito continuità operativa senza mai fermarci, mentre ora veniamo trattati come un problema anziché come una risorsa”.
Secondo Miraglia, dietro questa crisi si cela un disegno più ampio: “Siamo una risorsa insostituibile che viene emarginata da burocrati che non conoscono la realtà del nostro lavoro.
La medicina del territorio non può essere virtuale, deve essere finanziata e riconosciuta per il suo ruolo fondamentale. Il costo di un esame nel privato convenzionato è un quarto di quello del pubblico. Ci vogliono distruggere per consegnare le nostre strutture ai mega mercati sanitari”.
Di fronte a questo scenario, resta da vedere se la politica regionale e nazionale prenderà finalmente coscienza della gravità della situazione o se continuerà a lasciare che le strutture accreditate vadano incontro al fallimento, con conseguenze devastanti per la sanità pubblica e per milioni di cittadini.
Il tempo per le promesse è scaduto: servono risposte immediate e azioni concrete per evitare il tracollo di un settore vitale per il diritto alla salute.