Storie di ordinaria pazzia isolana nell’esilarante “catalogo†di Roberto Alajmo.
Sicilia: folle, stramba, snob
“Repertorio dei pazzi della cittàdi Palermo”
Il libro, edito da Garzanti, anche se non fresco di stampa è un interessante spaccato sulla Sicilia e sui siciliani e dei loro retaggi ma soprattutto sulle lucide follie che spesso caratterizzano personaggi che, se non ci fossero, dovrebbero semplicemente inventarli.
Interessante quanto ha scritto su questo volume Corrado Stajano a pagina 34 del Corriere della Sera il 26 novembre 1994 che qui riportiamo integralmente, con l’invito a leggere il libro, dove c’è spazio anche per i Piccolo di Calanovella
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Il testo di Stajano
Sulla pazzia di Sicilia molto si è discusso. Saràlo Scirocco, saranno le ragioni storiche e le dominazioni straniere . ma sulla serena e razionale Lombardia non sono calati gli scarponi dei reggimenti di tutti i popoli della terra? . in Sicilia c’ e’ certo qualche rottura di equilibrio in più rispetto alle altre regioni italiane. La “corda pazza” e’ anche un tema letterario. Pirandello, nel Berretto a sonagli fa dire a un suo personaggio: “Deve sapere che abbiamo tutti come tre corde d’ orologio in testa. La seria, la civile e la pazza”. E Sciascia in una raccolta di saggi intitolata appunto La corda pazza discorre soprattutto del barone Pietro Pisani, noto per aver finanziato e messo in scena, solo per se stesso e per un invitato, uno sconosciuto clarinettista, Il flauto magico. Il barone, qualche anno più tardi, fu nominato “per le sue disposizioni di cuore e per l’ esattezza nell’ adempimento del dovere” deputato alla Real Casa dei Matti. Non ci fu . pare . collegamento tra i due fatti. Nella sua nuova funzione il barone Pisani si comportò con rigore sommo e nel 1827 scrisse un illuminato regolamento, Istruzioni per la novella Real Casa dei Matti. Commenta Sciascia: “Ritagliò il solo luogo in cui potesse ricostituire la ragione”. Pazzia o stramberia, snobismo o accecamento della mente? I siciliani, spesso, discorrono compiaciuti della loro pazzia, c’ e’ anche qualcuno che negli affari della politica, e della mafia, quando la corda civile si annebbia, scambia la pazzia, utile paravento, con l’ ambiguità, altro carattere isolano. I giornalisti che dopo l’ uscita del Gattopardo di Giuseppe Tomasi di Lampedusa accorsero in Sicilia per raccontare degli ultimi principi, degli eredi dei Vicerè , dei discendenti dei crociati, ebbero ben strane impressioni davanti a uomini che parlavano con stoico distacco delle cose del mondo, come se la vita fosse solo un muoversi di energie dissennate che non li riguardava per nulla. Lucio Piccolo, il poeta barocco scoperto da Montale, che aveva pubblicato un libro di versi in caratteri antiquati e poco leggibili nella tipografia Progresso di Sant’ Agata di Militello e che in viaggio si faceva accompagnare da un cameriere nerovestito e portava con sè lenzuola e cuscini; suo fratello Casimiro, esperto fotografo, che aveva visto sfrecciare nell’ aria un gatto trasparente e che una volta per un millesimo di secondo non riuscì a fotografare il cane Ali’ , morto tanti anni prima, che gli era stato mandato in visita dagli spiriti guidati dalla sorella dell’ autista; Raniero Alliata principe di Pietratagliata, collezionista di farfalle e di coleotteri, pittore di fantasmi su piccolissime tele, scambiava il giorno con la notte nel suo castello secentesco nel cuore di Palermo; il barone Lulu’ Bordonaro di Chiaramonte, crucciato perchè i domestici lo servivano con indifferenza tra tavole senesi splendenti d’ oro, mentre con un fischietto appeso al collo chiamava decine di cani; il barone Corrado Fatta della Fratta, che aveva scritto un libro sullo snobismo e l’ aveva pubblicato soltanto in francese. La Sicilia, diceva accorato, bisognerebbe tenerla sott’ acqua per tre minuti. Si poteva pensare che questi uomini dell’ alta classe fossero solo degli eccentrici, con manie di grandezza, fuori dalla storia, lontani dalla volgaritàe dalla noia del presente di massa. Ma se si legge ora un libro appena pubblicato da Garzanti, Repertorio dei pazzi della cittàdi Palermo, di Roberto Alajmo, un giornalista, si ha invece la percezione che la follia, l’ astruseria, la bizzarria superano a Palermo i confini dei ceti e delle classi. E un libro amaro e divertente, quello di Alajmo, costruito a frammenti, coriandoli di pazzia. “Uno ricco, aveva la fissazione delle automobili. Ne comprava una ogni volta che poteva, specialmente di quelle antiche, da collezione. (…) Faceva segare a metàle vetture e saldare pezzi dell’ una con pezzi dell’ altra, ne nascevano mostri che facevano pochi chilometri fra lo stupore generale per poi fermarsi definitivamente”. “Uno e’ un uomo potente, che telefona alle persone e dice: “Scusa, ma adesso non ho tempo per parlarti”. E riattacca”. “Uno era il professore Ascoli, medico di fama. Quando si trovava ad affrontare un caso particolarmente delicato, gli capitava di sospendere la visita, lasciare il paziente in mutande nel suo studio e andare a fare una passeggiata in bicicletta. Poi tornava e non sbagliava mai diagnosi”. “Uno lo conoscono bene all’ ospedale Cervello, perchè si presenta al pronto soccorso con tagli che si procura lui stesso su tutte le parti del corpo, pretende . ed e’ necessario . che gli diano dei punti per ricucire le sue ferite. Punti dei quali tiene una precisa contabilità, infatti crede che arrivato a quota duemila potràscegliere un premio a piacere”. Mendicanti, assassini, mafiosi, ladri, quello che si innamorava scegliendo le donne da amare sull’ elenco telefonico, quello che si riempiva le tasche con pezzi di piombo: quando buttava via i pesi si sentiva così più leggero e ilare. Storie vere. Con pezzetti di tragedia dentro la pazzia che nasce dalla corda civile. Il padre che ha avuto il figlio poliziotto ucciso dalla mafia e si taglieràla barba solo quando la Giustizia gli diràchi e’ stato e poi Falcone e Borsellino, pazzi anche loro in nome e per amore della legge: “Due erano nati nella zona di piazza Magione e vollero diventare giudici. Poi uno fu ucciso e l’ altro gli sopravvisse solo cinquantasei giorni”.
Stajano Corrado
Pagina 34
(26 novembre 1994) – Corriere della Sera
Roberto Alajmo (dal suo blog)
…. è nato a Palermo nel 1959 e a Palermo continua a vivere. Fra i suoi libri: Almanacco siciliano delle morti presunte (edizioni della Battaglia, 1996), Le scarpe di Polifemo (Feltrinelli, 1998), e Notizia del disastro (Garzanti, 2001), col quale ha vinto il premio Mondello. Con Mondadori nel 2003 ha pubblicato il romanzo Cuore di Madre, finalista ai premi Strega e Campiello. Nel 2004 è uscito Nuovo repertorio dei pazzi della cittàdi Palermo e nel 2005 il romanzo È stato il figlio, finalista al premio Viareggio e vincitore del SuperVittorini e SuperComisso. Con Laterza, ha pubblicato i saggi Palermo è una cipolla e 1982. Memorie di un giovane vecchio. Per il teatro: Repertorio dei pazzi della cittàdi Palermo, Centro divagazioni notturne e il libretto dell’opera Ellis Island, per le musiche di Giovanni Sollima. Il suo ultimo romanzo, pubblicato da Mondadori nel 2008 si intitola La mossa del matto affogato. Suoi lavori sono stati tradotti in inglese, francese, tedesco, spagnolo e olandese.