RIFLESSIONI AD ALTA  VOCE  – “A Barcellona Cristo è morto due volte”
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RIFLESSIONI AD ALTA VOCE – “A Barcellona Cristo è morto due volte”

la riflessione di Antonio Catalfano dopo il Venerdì Santo

Un grido d’allarme che va oltre l’indignazione: identità, rispetto e convivenza al centro del dibattito dopo gli episodi di violenza durante la processione delle Varette

venerdì 18 aprile 2025

“A Barcellona, ieri, Cristo è stato crocifisso due volte.” Con questa frase potente e carica di significato, Antonio Catalfano, figura politica di riferimento nella realtà barcellonese, ha scelto di dire la sua dopo i gravi episodi accaduti nel cuore della Settimana Santa.

Durante la processione delle Varette, rito secolare e simbolo identitario profondo per l’intera comunità, un gruppo di facinorosi ha trasformato un evento sacro e collettivo in uno scenario di tensione e violenza. Un gesto che ha scosso l’animo dei cittadini e che – nelle parole dello stesso Catalfano postate sui social – “non è solo un fatto isolato, ma l’emblema di una ferita sociale che si sta aprendo con forza crescente.”

Un contesto già teso: degrado e disagio sociale in aumento

“Non è il primo episodio,” sottolinea il politico. Da settimane ormai, soprattutto nei fine settimana, Barcellona Pozzo di Gotto assiste a scene che parlano di inciviltà, disordine, e di un progressivo scollamento del senso civico. Le piazze, un tempo centri di aggregazione serena e familiare, si stanno trasformando in spazi in cui prevalgono tensione, scontro e smarrimento.

Secondo Catalfano, ciò che è accaduto durante la processione va ben oltre una questione di sicurezza: “si tratta di rispetto, di convivenza, di identità”. Tre parole che compongono la spina dorsale del suo accorato intervento pubblico.

La provincia non è più al sicuro: anche le realtà “minori” risentono delle crisi sociali

“Quello che sta accadendo a Barcellona non è più un problema locale,” ha affermato Catalfano. “È il segno che nemmeno le province sono immuni dalle tensioni sociali che una volta si pensava appartenessero solo alle grandi città.”

L’appello è chiaro: serve una riflessione collettiva, lucida e coraggiosa. Non è tempo di slogan né di semplificazioni ideologiche. Serve parlare delle cose per quello che sono, “senza paura, senza sconti”, in un momento in cui il rischio più grande è normalizzare l’anomalia.

Identità, convivenza, rispetto: parole chiave per non abdicare al futuro

“Non è razzismo voler difendere la propria identità. Non è odio chiedere rispetto,” ha dichiarato con fermezza Catalfano, riflettendo su un tema che da sempre divide e accende i dibattiti pubblici. “È amore per ciò che siamo, è responsabilità verso ciò che lasceremo ai nostri figli.”

È una dichiarazione che non chiude la porta al dialogo, anzi: ne reclama uno vero, strutturato, privo di ipocrisie. Perché se è vero che la convivenza è possibile, essa può reggersi solo su una base solida: il rispetto reciproco.

Ieri, Cristo è morto due volte: una croce simbolica che interpella tutta la società

Catalfano chiude la sua riflessione con una frase che non è solo poetica, ma profondamente politica nel senso più alto del termine: “Ieri, Cristo è morto due volte. Una sulla croce. L’altra sotto l’indifferenza e il disprezzo.”

Un invito a non tacere. Un richiamo alla responsabilità collettiva: delle istituzioni, delle famiglie, delle scuole, delle comunità religiose, dei giovani. Perché la tolleranza non è accettazione del caos, e la libertà non è sinonimo di anarchia.

Quello che è accaduto durante le Varette è uno specchio: non solo della rabbia o del disagio, ma anche delle nostre fragilità sociali. Sta a tutti noi decidere se guardare quel riflesso con vergogna… o con il desiderio di cambiare.

19 Aprile 2025

Autore:

redazione


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