La depressione è uno stato dell’umore e non necessariamente una malattia e fa parte della normale esistenza di ogni essere umano.
Può essere provocata per esempio dalla morte di un congiunto, che spesso viene vissuto come una mutilazione della propria identità.
Ma qui troviamo l’inganno perché questa presunta identità è quasi sempre una identificazione ovvero non ciò che siamo, ma ciò che crediamo di essere.
Allora quella morte e quel vuoto ci svelano il ruolo e il senso che la persona scomparsa aveva nella nostra vita e per la nostra persona, ora mutilata; è una rivelazione ma allo stesso tempo conoscenza, che erano prima oscurate da convenzioni e abitudini, ora crudelmente messe in luce.
Altro è la depressione dello spirito, che in linea di massima appare verso la seconda metà del ciclo vitale, che spesso viene percepita come uno smarrimento.
Quest’ultima nasce dalla perdita di senso della propria esistenza, trascorsa perlopiù indossando una maschera che ci ha permesso di affermarci nel lavoro, tra gli amici, nelle relazioni.
Qui l’accento è sull’individuo, sulla sua capacità d’azione, sulla fiducia smarrita, sui sentimenti di colpa per aver talvolta fallito.
Ciò succede perché troppo spesso ci si immerge in un clima di valori che non ci appartengono individualmente, sono impersonali, ma sono connessi al senso dell’onore, della produzione, della massa, ecc.
Quando questo dolore si manifesta, getta una luce senza pietà su ciò che si credeva di essere, sul vuoto non visto prima, sul quale si era come sospesi, ma senza rendersene conto. La depressione rappresenta quindi un territorio vuoto, un territorio che si conquista solamente se si ha l’opportunità di sperimentare la coscienza “dell’essere spogliato di ogni attributo e identificazioni”. La crisi che corrisponde a questa depressione in realtà rivela all’uomo le sue potenzialità estreme.
Questo senso di smarrimento, questo sentirsi nel nulla, scava sotto i piedi e mostra senza pudore il vuoto dove gli automatismi dell’adattamento ci illudevano di un sostegno indiscusso.
Ma qui può verificarsi il crollo del muro che toglieva la vista del futuro possibile, un modo nuovo di esistere.
Il depresso desidera inconsciamente il rinnovamento, per questo spesso vuol morire.
Ma solo in questo spazio vuoto di dolore e conoscenza può nascere il rinnovamento e la trasformazione.
Dott. Marco Franceschini
Sono il Dott. Marco Franceschini, sono nato a Roma il 24 /02/ 68, co-fondatore di “Psicologicamente”, un Associazione di professionisti che svolgono attività clinica e di ricerca a Roma, nell’ambito della Psicologia Clinica, Psiconeuroendocrinologia, Neuroscienze. Mi sono laureato in Psicologia ad indirizzo Clinico presso l’Università di Roma, Sapienza e inscritto all’Ordine degli Psicologi del Lazio, n. 17368. Ho svolto un tirocinio post-lauream di un anno, presso la Comunità Terapeutica di Doppia Diagnosi (Psicosi e Tossicodipendenza) “Diogene”, e presso la Comunità “La Spallanzana di Viterbo” per ragazzi con diagnosi di Tossicodipendenza. Ho svolto un training psicoanalitico personale presso un membro dell’A.I.F.A (Associazione Italiana Formazione Analitica). Collaboro come Psicologo esperto in psicosomatica presso l’ Associazione Assistenza Socio Sanitaria (Onlus) dove svolgo attività di ricerca e di clinica anche nell’ambito delle neuroscienze. In tale centro vengono trattate persone che presentano un quadro clinico così complesso da richiedere un approccio multidisciplinare (es. Fibromialgia, Dolore Cronico Benigno, Distrbo da Somatizzazione, ecc). Svolgo consulenza come psicosomatologo presso due centri a Roma, di Ginecologia e Pediatria. In specializzazione presso la Scuola di Psicoterapia Analitica Archetipica Atanor (corso quadriennale) a Scoppito (Aq).
Nel 2009 pubblico un libro dal titolo “La Psicoanalisi Moderna nei Contributi di Sandor Ferenczi” edito da Pioda Editore (Roma). In questo lavoro, approfondisco alcuni aspetti storici della Psicoanalisi, a partire dalla collaborazione tra Freud e Ferenczi. Accenno alla tecnica psicoanalitica per il trattamento del Disturbo Post-Traumatico da Stress, ma anche degli altri disturbi psicologici e psicosomatici con i meccanismi correlati, mettendo in rilievo l’importanza della “soggettività dell’analista” e del Transfert-Controtransfert, quale strumento d’elezione per il trattamento terapeutico. Questi, alcuni argomenti: “l’Ontogenesi del funzionamento mentale”; “Il senso di esistere nel neonato”: implicazioni teoriche e tecniche nel trattamento degli adulti; tratta uno dei meccanismi di difesa più importanti, “l’identificazione con l’aggressore”; alcune riflessioni sul trauma psico-fisico e il suo trattamento. Metto in luce alcuni scritti, tratti dalle opere dell’autore ungherese, quali: ”Confusione di lingue tra adulti e bambino. Il linguaggio della tenerezza e il linguaggio della passione”; “L’elasticità della tecnica in Psicoanalisi”. “Neocatarsi”; “Thalassa: saggio sulla teoria della genitalità”; “Fasi evolutive del senso di realtà”; “Introiezione e transfert”; “La confusione di lingue tra Freud e Ferenczi”.