Sembrano diradarsi le nubi del dissesto finanziario sul Comune di Messina.
In nottata, infatti, sono state approvate le delibere contro il dissesto finanziario proposte dall’amministrazione comunale e dal presidente del consiglio Giuseppe Previti. Si è trattato di una vera e propria “maratona” visto che la seduta, iniziata verso le ore 19, è terminata verso le 2 di notte. La prima delibera presa in esame dall’aula è stata quella presentata da Previti verso cui sono stati proposti 5 emendamenti, di cui però né sono stati approvati solo 2.
“Protagonista” di questa prima parte della seduta è il rappresentante di Risorgimento Messinese Nino Carreri che presenta ben 4 emendamenti di cui però ne viene accolto solo 1. Il documento presentato dal rappresentante dell’opposizione punta “ad incrementare, in accordo con il dirigente, il personale dell’ufficio patrimonio al fine di inasprire le azioni di controllo sulle occupazioni abusive ed il recupero della morosità dei circa 1500 alloggi di proprietà del Comune”.
L’altro emendamento approvato porta la firma di Paolo Saglimbeni che chiede di vincolare l’eventuale aumento delle tasse al fallimento del piano di dismissioni o alla mancata concessione della deroga del patto di stabilità. E così dopo un evidente ping-pong, specie nelle prime ore della seduta, tra dibattito in aula e sospensioni temporanee, verso mezzanotte , finalmente si arriva alla votazione della delibera finale. Il responso dell’aula è di 28 favorevoli a fronte di 3 astenuti (Pergolizzi e Trischita di Fli e Melazzo dell’UDC) e 2 contrari (Carreri e Cantello di Sicilia Vera).
Tra coloro che hanno appoggiato la delibera presentata dal presidente Previti, spicca il Partito Democratico che per bocca del suo capogruppo Felice Calabrò che giudica quelli di Previti”una delibera da votare all’unanimità”. Tra coloro che, invece, hanno storto il muso davanti alla delibera di Previti spicca il presidente del Collegio dei Revisori Roberto Aricò che giudica “poco incisiva la proposta del presidente del consiglio”. Così dopo già cinque ore di lavori, si passa al piatto forte della serata: la proposta dell’amministrazione comunale. Buzzanca è giunto in aula poco dopo le ore 21 e non prenderà la parola fino alla fine seduta.
Il silenzio del primo cittadino, però, provocherà comunque le critiche da parte di Fli e dell’UDC. Nei confronti della delibera dell’amministrazione sono stati presentati due emendamenti; il primo porta la firma di Tamà dell’MPA il secondo sempre di Carreri. Ad essere approvato però sarà soltanto quello del consigliere autonomista con cui viene cassato, nelle “considerazioni preliminari” al piano di rientro del debito, la frase in cui si dice che il documento è stato predisposto anche dal presidente del consiglio comunale.
Dopo ben sette ore di lavori, finalmente si giunge alla votazione finale sulla delibera che viene approvata con il voto di 16 favorevoli, 3 contrari e 10 astenuti. Tra coloro che hanno criticato la proposta dell’amministrazione, figura il PD che per bocca di Calabrò, già a inizio seduta, manifesta il proprio dissenso alla proposta di Buzzanca “quanto proposto dal sindaco e dall’amministrazione è un vero e proprio libro dei sogni – attacca Calabrò – questa delibera proviene da un sindaco che non ha più in mano la macchina amministrativa di questa città e che forse non l’ha mai avuta e adesso cerca di raschiare il fondo del barile”.
La parola adesso passa alla Corte dei Conti che dovrà giudicare quanto votato dall’aula, nella speranza che si eviti un dissesto finanziario che fino a ieri sembrava ormai inevitabile.
Antonio Macauda