Stanley Jordan entusiasma gli appassionati al “Messina Jazz Meeting”
Dopo il duo Cafiso – Rubino di quindici giorni fa, il “ritrovato” Messina Jazz Meeting, organizzato dal Brass Group sotto la direzione artistica di Renato Lombardo, ha concluso il suo secondo appuntamento con un super ospite: Stanley Jordan, vera e propria star della chitarra, che con i suoi proverbiali virtuosismi, domenica sera, ha incantato la platea del Giardino Corallo.
“Friends solo tour” è il titolo del programma che ha visto l’eclettico e geniale musicista americano esibirsi in questi giorni di fronte a platee d’eccellenza, tra cui quella del Blue Note di Milano.
E’ ormai passato quasi un quarto di secolo, da quando un giovane chitarrista dal talento ricercatissimo, proveniente d’oltreoceano, adottando una tecnica fino ad allora quasi sconosciuta, come quella del tapping (utilizzo della chitarra come un pianoforte, strumento con cui iniziò da bambino), incantò tutti ai Giardini del Frontone di Perugia, in una delle più belle serate di Umbria Jazz ’87. Allora, gli album che lo portarono sul tetto del mondo furono “Magic Touch” e “Standard Vol.I”, incisi nei due anni precedenti per la Blue Note.
Da lì in avanti, gli alti e bassi che caratterizzano il complesso universo del jazz e della musica in genere, non hanno risparmiato neppure lui, anche se nel corso degli anni alcune sue scelte importanti gli hanno man mano lasciato segni di crescita artistica.
Ed il suo ultimo album, “Friends”, appunto, da cui prende il nome la tournée, inciso l’anno scorso per la Mack Avenue Records, ne è la dimostrazione: Mike Stern, Bucky Pizzarelli, Russel Malone, Christian Mc Bride, Charlie Hunter, Kenny Garret e Charnett Moffet, che il chitarrista di Chicago nomina alla fine del concerto riservando loro parole d’elogio, sono gli artisti che l’hanno affiancato in sala d’incisione, ed il risultato è eccellente.
Sempre bravo Stanley Jordan, anzi bravissimo, anche nell’esibizione di domenica sera a Messina. E lo stesso aggettivo è attribuibile agli organizzatori, cui spetta un riconoscimento particolare per aver creduto, anche stavolta, nella risposta della città, offrendo agli appassionati messinesi la possibilità di assistere ad un concerto di tale valore.
Ma Messina questa risposta non l’ha data, ed è stato davvero triste vedere spazi vuoti all’interno della tensostruttura di via Boner in un’occasione come questa, in cui si esibiva un vero “mostro” di tecnica e creatività, dalle infinite capacità espressive.
Il Jazz è sicuramente il genere che Stanley Jordan predilige per vocazione, ma egli non ha limiti definiti, standardizzati o uniformati. Con le sue dieci dita riesce a fare cose che mai nessuno ha fatto: percuote le corde sul manico della chitarra, facendola sembrare un’ensamble con tanto di sezioni ritmiche, variando le posizioni con estrema disinvoltura, spesso dentro un raggio di pochi centimetri, ad una velocità a tratti vertiginosa.
La magnifica interpretazione di brani propri, così come cover di matrice rock, pop, blues, fusion, bossanova e persino di musica classica, comprese alcune straordinarie rivisitazioni del barocco, ne sono la dimostrazione.
Per riscaldare la platea il brano d’inizio non poteva che essere un omaggio ad un suo grandissimo predecessore: Jimi Hendrix. E “Little wing” è sicuramente un brano adatto a tale scopo.
Con “Mozart’s Piano Concerto n.21, andante”, rievocazione del capolavoro mozartiano, tratto da “State of Nature” (Mack Avenue Records, 2008), Jordan si siede al pianoforte e agli occhi di chi non lo conosceva bene, o non lo seguiva da tempo, appare l’inimmaginabile: posiziona una mano sulla tastiera del piano e l’altra su quella della chitarra ed entrambe, contemporaneamente, diventano terminali di un’interpretazione a dir poco straordinaria in genio e virtuosismo.
Stessa cosa quando propone “Romantic Intermezzo From Bartok’s Concerto for Orchestra”, interpretazione della suggestiva sonata dell’autore ungherese, tratta proprio da “Friends”, nella quale si avverte in Jordan l’effetto di una disciplina alla quale si dedica da anni con passione e impegno, anche professionale ed accademico: la musico – terapia.
Con “Autumn Leaves”, super classico del 1945 che il mondo del Jazz ha fatto ormai definitivamente proprio, il chitarrista regala tecnica e virtuosismi con accelerazioni e variazioni che solo un grande talento sa proporre.
Non si sa se tra i presenti qualcuno avesse mai sentito una versione dal vivo di “Stairway to Heaven”, storico brano dei Led Zeppelin, appartenente all’antologia del rock, come quella proposta domenica sera da Stanley Jordan: “Valeva da sola il prezzo del biglietto”, come si direbbe in gergo calcistico. Non l’ha guastata neppure un disguido tecnico all’alimentatore dello strumento che ha costretto il musicista ad una breve interruzione.
Con “Insensatez”, bellissimo standard di Antonio Carlos Jobim, il chitarrista di Chicago riprende la propria postazione al pianoforte con i due strumenti, deliziando i presenti prima del penultimo brano: “Eleanor Rigby” (All the lonely people…), intenso, melodico pezzo classico dei Beatles che Jordan rivisita con il suo tipico eclettismo, arricchendolo di un’incredibile varietà di temi.
Al ritorno sul palco sarà “Over the rainbow” il pezzo con il quale Stanley Jordan si congederà dai suoi fan messinesi, prima di concedere loro foto, battute e autografi all’uscita dalla sala.