Il bambino che sogna. In questa piccola frase, ma di grande effetto si racchiude la storia di un grande campione dello sport dei nostri giorni. Storia che sarà raccontata in un cortometraggio dal medesimo titolo, le cui riprese inizieranno a fine mese a Sommatino, nei pressi di Caltanissetta. Già lo scorso dicembre, questo lavoro ha ottenuto un importante riconoscimento nella 33^ edizione dello Sport Film Festival, rassegna cinematografica internazionale tenutasi al Politeama di Palermo, dove ha conquistato il premio speciale per la critica “Gregorio Napoli”. Il protagonista di questa storia di vita reale è il centralone nisseno Max Di Franco, veterano del campionato italiano di pallavolo della massima serie. Impegnato anche nel sociale grazie ad Aurora Onlus, l’associazione che promuove l’integrazione dei disabili nella società di cui è testimonial, Max rappresenta chi, nella vita, si è costruito da solo, senza i favori di nessuno e chi è riuscito ad andare avanti ed ottenere dei risultati solo per suo merito personale. Come disse Nicola Gagliano, ex secondo allenatore della Sisley Treviso, squadra che ha visto crescere il posto 3 siciliano “Lo sport è palestra di vita e Max ne è l’esempio. Ha scelto di essere protagonista della sua vita, non si è fatto trascinare da pessimismo e pigrizia, ha preso in pugno la situazione e ha cambiato la sua vita”.
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Nasce a San Cataldo il 7 Febbraio del 1978, terzo di tre fratelli, in una famiglia di umili origini, in cui i genitori lavorano ininterrottamente per non far mancare nulla ai tre figli. Conosciamolo più da vicino:
Chi è Max Di Franco?
“Sono un uomo che si è ‘costruito’ da solo, sincero, leale e passionale in tutto quello che faccio. Non mi accontento mai, forse è per questo che sono sempre insoddisfatto, però mi piace essere così, perché ho sempre voglia di andare avanti e trovare nuovi stimoli. Odio le ingiustizie, amo la meritocrazia. Ti do l’anima ma non tradirmi.”
Un’infanzia caratterizzata da tanti trasferimementi. Chi era il piccolo Max?
“Ho trascorso i primi anni della mia infanzia a Ravanusa, paese della mia mamma. Il mio passatempo preferito era giocare a calcio per strada. Poi nel 1986, quando avevo 8 anni, io e la mia famiglia emigriamo in Germania, ma la permanenza all’estero dura solo due anni. Nell’88 infatti, ritorniamo in Sicilia, ma a Sommatino, dove rimango fino al 1993. Non è stato certo un periodo felice, visto che venivo deriso da molti per la mia altezza che già da piccolo era notevole. Essere alto in quel modo veniva considerato da molti ignoranti come un handicap.”
Hai tentato prima la carriera calcistica. Quando ti sei avvicinato al mondo del volley?
“Nel 91, in vacanza in Liguria con la mia famiglia, un amico dei miei genitori mi porta ad un provino con la Juventus. L’esito fu negativo, soprattutto vista la mia altezza. A Sommatino decisi di iscrivermi nella squadra locale di pallavolo, ma rimasi molto deluso in quanto ero tesserato solo per qualche allenamento sporadico e per la partita domenicale. Erano gli anni della pubblicità del Maxicono che aveva come testimonial il grande Andrea Giani e spinto da mio fratello Franco decisi di prendere carta e penna e scrivere alle società di alto livello. Il testo fu pubblicato da moltissime testate giornalistiche”.
Cosa recitava questa famosa lettera?
“Salve mi chiamo Massimiliano Di Franco, sono di Sommatino un paesino in provincia di Caltanissetta. Ho 15 anni, sono alto 1,99 e peso 73 kg. Volevo chiedervi se è possibile fare un provino con voi. Sono tesserato nella squadra di Sommatino, ma faccio solo un allenamento a settimana. In pratica partirei da zero. Aspetto vostre notizie. – E la risposta arrivò? – La prima squadra a cui scrissi fu Parma, ma risposero dicendo che la loro campagna acquisti era già terminata. Poi inviai la ‘letterina’ a Modena, Ravenna e Treviso e di queste tre società mi rispose soltanto Treviso. – E arriva la partenza – Dopo pochi giorni mi hanno chiamato per andare a Treviso, in Ghirada, a provare. Mi hanno preso e cosi iniziò la mia avventura. All’ inizio fu molto dura, un ragazzino di 15 anni lontano dalla famiglia e senza soddisfazioni in quanto partendo da zero gli altri compagni rispetto a me erano già giocatori. io non ero neanche in grado di fare i passi della rincorsa per la schiacciata. Dopo un duro lavoro e con il supporto morale e tecnico di allenatori e preparatori atletici pochi mesi più tardi ero già pronto per l’ esordio in under 16. Iniziavano a vedersi i primi risultati di mesi di duro lavoro. Da li tutte le trafile delle giovanili Sisley e nazionali di categoria. Dopo poco meno di due anni dalla ‘letterina’ ero già all’europeo pre-juniores a Barcellona con la fascia di capitano. Nell’ottobre del 98 arrivò l’esordio in serie A durante il match Sisley- Porto Ravenna. Score 16 punti. La seconda partita una settimana dopo l esordio, giocai di nuovo titolare in Sisley-Macerata, 21 punti lo score di cui 11 muri. Ero felicissimo. Con Treviso disputai due anni in serie A, dal 96 al 98”.
E dopo Treviso, qual è stato il tuo percorso?
“Prima Fano, una stagione da archiviare, la squadra retrocede ed io mi infortuno. Torno in Sicilia per due stagioni, nell’Iveco Palermo dove ho davanti due monumenti come Bovolenta ed Held. Nel 2001 firmo un biennale a Parma, ma la società fallisce dopo solo una stagione e pertanto mi trasferisco a Montichiari. Qui in preparazione, il coach decide di cedermi, ma alla prima di campionato il mio compagno di reparto si infortuna e quindi il coach schiera me che do una gran risposta a tutti sul campo. Rimango li anche l’anno successivo come titolare. Nel 2004 Modena con il grande Julio Velasco, poi tre anni ad altissimo livello a Perugia, e gli ultimi due anni di A1 purtroppo due retrocessioni con Forlì e Pineto. Da due anni gioco il torneo di A2, prima con Genova e la scorsa stagione ad Isernia”.
Hai avuto la “fortuna” di avere come compagni di squadra alcuni dei pallavolisti più in vista della storia del volley
“Si ho avuto in squadra quasi tutti i giocatori della ‘generazione dei fenomeni’ allenati da Julio Velasco. Direi che da tutti ho imparato qualcosa, in primis la passione e la dedizione al lavoro , cosa che i giovani di adesso non hanno. Sono stati degli esempi che mi hanno dato la strada giusta per diventare un grande professionista ”.
Chi di loro ti ha lasciato un ricordo più significativo?
“Su tutti Gardini, Bernardi e Tofoli. Sono stati delle guide per me”.
E in generale fra tutti i compagni di squadra che hai avuto c’è qualcuno con il quale sei legato da particolare affetto?
“Ho avuto tantissimi compagni di squadra, ho legato con molte persone. Se devo fare dei nomi dico certamente l’indimenticabile Vigor Bovolenta, Damiano Pippi, Luca Tencati, Manuel Coscione e ultimo in ordine temporale Massimo Pecorari, lo scorso anno con me ad Isernia.”
Tema coaches. Ne hai cambiati tantissimi, chi ricordi in maniera particolare e perché
“Julio Velasco su tutti. Non c’è bisogno di spiegare il perché”
Negli ultimi due anni esperienze in A2
“Il campionato di A2 e’ una vetrina molto diversa rispetto all’A1, si respira aria un po’ più familiare dove spesso chi lavora attorno alle società lo fa per passione. Sono state esperienze umane molto ricche, anche perchè essendo un veterano spesso ho dovuto fare da chioccia ai più giovani, cosa che mi è piaciuta molto e che mi ha arricchito interiormente”.
Oltre ad essere uno strepitoso atleta, hai avuto esperienze anche nel campo pubblicitario
“Si nei ritagli di tempo ho fatto anche il fotomodello ed il testimonial per alcuni marchi sportivi, il mio sogno adesso è quello di fare l’attore. Sto studiando per questo. Intanto ho già la mia prima parte che sarà nel cortometraggio autobiografico ‘Il bambino che sogna’ ispirato alla storia della mia vita che inizieremo a girare a fine giugno”.
All’orizzonte quindi un nuovo progetto, un sogno….un film sulla tua vita
“Si il sogno è un film vero e proprio…magari l’idea ed il cortometraggio potrebbero interessare a qualche produttore….chi lo sa….io ci spero e ci credo. È un’idea che avevo da qualche tempo, poi lo scorso anno con l’aiuto di una mia amica di Palermo, Maria Pia Gugliotta, ho iniziato a scrivere il copione. È stata lei stessa a presentarmi Roberto Oddo, direttore artistico, dello Sport Film Festival. All’inizio è stato quasi un gioco, e aver ricevuto la nomination per la sceneggiatura era già una vittoria. Una produzione amatoriale realizzata con materiale fotografico e video appartenente alla mia famiglia. Abbiamo fatto tutto io e Maria Pia, con l’aiuto di qualche amico per il montaggio. E’ arrivato questo premio della critica e ora non voglio fermarmi. Sono un sognatore e la mia storia dimostra che, con la giusta determinazione e spirito di sacrificio, è possibile realizzare i nostri desideri. Un messaggio forte, soprattutto per i giovani. A fine mese come ho già detto, inizieremo la realizzazione di un cortometraggio più ‘professionale’ con regia affidata a Giulia Noera. Ci sarà un piccolo attore che interpreterà me da ragazzino, per il resto sarò io in prima persona a raccontarmi. È un grande progetto, contiamo di partecipare ad altre importanti rassegne e magari incontrare, ripeto, qualche produttore interessato a portare la mia storia sul grande schermo”.
34 anni. Come ti vedi fra 10 anni?
“Faccio fatica a vedermi fra dieci anni….Per ora tanti progetti, poi si vedrà”.
Qual è il motto di vita di Max Di Franco?
Sicuramente il mio motto è “Se puoi sognarlo, puoi farlo”.
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‘I campioni non si costruiscono in palestra, ma nascono dall’anima, partendo da qualcosa che hanno nel profondo: un desiderio, una visione, un sogno’.
Questa è la frase che conclude il filmato presentato da Max a Palermo, una sintesi delle immagini che scorrono e naturalmente della sua vita. La vita di un campione di altri tempi, di quelli che oggi è difficile incontrare. Un atleta che ogni allenatore vorrebbe avere. Umile, serio, professionale e bello. Questo è Max Di Franco, ragazzone di 203 cm, orgoglio sportivo non solo della sua Sicilia, ma di un’intera nazione di tifosi ed appassionati. Un uomo che non deve ringraziare nessuno, se non la sua caparbietà, la sua grinta ed il suo “sudore”.