IL RITO DELLA LUCE – L’intervista ad Antonio Presti
Cultura

IL RITO DELLA LUCE – L’intervista ad Antonio Presti

IMG_7051_thumb_medium348_261Dal 21 al 24 giugno, torna l’appuntamento alla Piramide – 38° Parallelo di Motta d’Affermo.

Antonio Presti: “Penso che mai come adesso il mondo ha bisogno di un percorso di rinascita interiore, di un futuro che si nutra di bellezza e conoscenza”

Quest’anno lei conferma la volontà e l’impegno di rinnovare in Sicilia il Rito della Luce alla Piramide di Motta d’Affermo.

Una scelta quella di perpetuare il Rito e quindi di consegnarlo al futuro?

“Di consegnarlo ai giovani che sono il nostro futuro. Il loro coinvolgimento mi dà la forza per continuarlo negli anni futuri. Quest’anno ho coinvolto duemila giovanissimi che in venti scuole siciliane hanno studiato, ascoltato, incontrato alcuni tra i più grandi poeti contemporanei e insieme a loro hanno intrapreso un percorso didattico speciale che è anche un percorso di conoscenza.

Ho chiamato il progetto “L’offerta della Parola – La Grande Madre/A ‘Ranni Matri”. Insieme alla mia Fondazione ho coinvolto bambini delle elementari e ragazzi delle scuole medie e dei licei. La sfida è stata di coinvolgere in un percorso di crescita etico e civile i giovani attraverso il linguaggio della Poesia, unica parola pura che nel mondo contemporaneo si è sottratta alla mercificazione e alla sua speculazione. Gli studenti, preparati dai docenti all’incontro con i poeti attraverso lo studio e l’approfondimento delle opere e della loro storia, sono stati invitati anche a comporre versi in dialetto. Intendo dare particolare rilievo alla produzione poetica in dialetto e all’approfondimento della storia del dialetto siciliano in un momento storico in cui è diventata legge regionale  l’inserimento della materia nelle scuole di ogni ordine e grado. Ogni anno voglio riproporre questo progetto didattico, per segnare una generazione “altra”. Per questo le scuole coinvolte hanno già creato una rete a sostegno del progetto.”

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Ma perché la scelta di un Rito contemporaneo legato alla Piramide 38° Parallelo?

“Volevo affidare alla nuova opera un pensiero di rinascita e di sacralità. Mi sono preoccupato di affrontare l’interazione con il luogo e il paesaggio non solo dal punto di vista estetico, ma anche simbolico”.

Come è nata l’idea di realizzare una Piramide?

“Avevo scelto quest’altura vent’anni fa per realizzare un tempio di poesia, un tempio di colonne. Poi a causa dei tanti processi giudiziari, subiti per la Fiumara, mi sono dovuto fermare. Questo luogo ha atteso anche lui 20 anni. Oggi l’accadimento universale ha voluto che lì non sorgesse il tempio di poesia, ma la Piramide, che è tempio che rimanda a un archetipo universale”.

 

Cosa racconta “38° Parallelo” all’uomo contemporaneo?

“La Piramide non è autoreferenziale rispetto al potere temporale, ma vuole affermare il potere della spiritualità. Con l’artista, Mauro Staccioli, abbiamo concepito una piramide che è emergente. E qui il termine emergenza ha un doppio valore simbolico. Emergenza in quanto necessità di restituire bellezza, ed emergenza come metafora del nascere. Così la Piramide, in quanto cima di una cima, si eleva dalla montagna. È in ferro, perché figlia delle pietre ferrose di cui si nutre e ammonisce il potere che si è dato come livello la mediocrità, un potere che non progetta più futuro. Infine è autorevole perché parla agli uomini contemporanei, risvegliando le coscienze implose in stati emozionali”.

 Riapre la Piramide nel giorno più lungo dell’anno, quando il sole è allo zenit, per celebrare un grande rito collettivo. Perché ha scelto il giorno del solstizio d’estate?

“In una società che ha smarrito ogni senso di dignità e Bellezza, voglio restituire un momento di ritualità, che nella sua semplicità sia capace di parlare, non solo ad artisti e intellettuali, ma al cuore della gente. I riti legati al culto del sole – che a livello microcosmico, riproducono la struttura dell’intero universo – sono stati praticati dalle antiche popolazioni, di qualsiasi latitudine, in momenti di grave crisi o grandi carestie, in cui si avvertisse il bisogno di rigenerare il mondo, avviando un processo di nuova creazione. Mai come in questo momento credo che il mondo abbia bisogno di una luce rigeneratrice. Se penso poi che ogni nascita, viene definita come venire alla luce, spero che chi verrà alla Piramide possa attingere la forza per una rinascita interiore”.

IMG_6942 L’essenza stessa del rito è l’essere perpetuato, lei come pensa di consegnarlo e garantirlo per il futuro?

“Questo argomento è stato, per me, un’occasione di grande riflessione. A chi dovevo consegnarlo mi sono chiesto? L’aspirazione è donarlo alle nuove generazioni.  Legarlo sempre ad una praxis di azione che trova nei ragazzi e nelle scuole il campo della semina. Se penso al Rito nel futuro immagino le nuove generazioni che scelgono la cultura e il pensiero come nutrimento. In questo senso, come fondazione voglio istituzionalizzare il rito coinvolgendo come protagonisti grandi poeti nazionali e internazionali. I poeti si trasformano in “conduttori” di Bellezza: non devono più soltanto leggere i loro versi durante le Notti della Poesia o alla Piramide, ma prima devono andare a seminare nelle scuole. Un Rito non può essere riconosciuto se la sua anima non è la semina”.

 Quindi la poesia come strumento di conoscenza?

“La Poesia come pilastro portante. Ed è per questo che il Rito della Luce, torna quest’anno alla sua terza edizione, nei giorni delle porte solstiziali (dal 21 al 24 giugno) ai piedi della “Piramide 38° Parallelo” di Mauro Staccioli a Motta d’Affermo. I ragazzi, insieme con i grandi poeti, saranno protagonisti del Rito, metafora di un percorso di rinascita, ponte lanciato verso il futuro delle nuove generazioni. Nel progetto sono coinvolti alcuni dei più importanti nomi della poesia contemporanea, nazionale ed internazionale: Milo De Angelis, Maria Attanasio, Dome Bulfaro, Biagio Guerrera, Stefano Raimondi, Claudio Recalcati – già accolti dagli studenti di tante scuole nei mesi di marzo e aprile. Una lunga semina nel territorio siciliano dove la poesia sbarca a scuola e diventa nutrimento intellettuale e morale affinché le nuove generazioni, grazie all’importanza della parola libera, possano trovare il senso della loro cittadinanza storica ed etica”.

 Come reagiscono ragazzi così giovani all’incontro con un poeta?

Quali sensibilità si mettono in moto e che cosa chiedono a un poeta?

“Abbiamo coinvolto oltre duemila bambini e ragazzi di Santo Stefano di Camastra,  Castelbuono, Mistretta, e dei paesi che ricadono nel territorio della Fiumara d’arte, lungo i Nebrodi. Tutti sono stati molto emozionati nel condividere questo percorso verso il Rito. L’incontro dei poeti nelle scuole è sempre una grande festa di emozioni, di gioia. Questo rafforza il mio convincimento di quanto sia necessaria, nella nostra società contemporanea, la parola della Bellezza. Solo con la poesia oggi si riescono a contattare particolari stati emozionali”.

 Parlare di poesia in una società in cui l’unico rito possibile sembrano essere le visite domenicali ai centri commerciali ha ancora un senso?

“Vogliono farci intendere che il rito della contemporaneità è essere schiavi e sottomessi alla dittatura del consumismo che manifesta il suo apice in questi pellegrinaggi domenicali nei centri commerciali, figli di una globalizzazione che trova nel “nulla che si nutre di niente” il suo nutrimento. È ovvio che parlare di memoria, di spiritualità, può sembrare quasi sovversivo. Guarda caso, qui non c’è da vendere nulla; l’unica offerta è alzare gli occhi verso il cielo. Noi non siamo pecore che a testa bassa mangiano quello che trovano, siamo uomini e donne che a testa alta cercano di riconnettersi a quegli stati universali. Questa è la potenza del Rito della poesia, la poiesis, l’azione”.

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Antonio Presti, l’alchimista dell’arte

Intervista con l’ideatore della Fiumara D’Arte che il 21 marzo consegna una nuova scultura monumentale: la Piramide. Tra i progetti futuri un distretto del contemporaneo che diventi la Sicilia della Bellezza

Testo a cura di Mariella Pagliaro, giugno 2010

In principio fu il cemento: grigio, freddo, plasmabile.  Poi il potere della trasformazione ha deviato il corso della materia consegnando alla Sicilia il primo museo a cielo aperto lungo una “Sciumara” costellata di abusi edilizi e suo malgrado destinata al riscatto.  Che adesso è diventata  Storia,  tra suggestioni alchemiche e clamorose “battaglie dell’utopia” come  le definisce Antonio Presti, per il riconoscimento della “Fiumara d’arte”.

 

Dopo quasi diciannove  anni  dal “Muro della vita” rinasce una nuova opera: “La Piramide – 38° Parallelo” di Mauro Staccioli. Qual è la sua emozione dopo tutto questo tempo?

“ Questa domanda dà il senso degli  accadimenti.  Certamente non pensavo che dall’ultima opera  della Fiumara sarebbero  passati 19 anni prima di fare rinascere una nuova storia.  In questi anni il mio è stato un percorso di resistenza, di valore di differenza  e di impegno civile per un territorio che ho molto amato. Adesso le istituzioni devono  assumere impegni e responsabilità, in nome dello sviluppo e della valorizzazione di territori, che in questo momento hanno gravi problemi economici, culturali, progettuali: sono grandi periferie abbandonate ed emarginate.  Mi rattrista un po’ l’idea di un corto circuito  lungo 19 anni, con il luogo, anche se il ciclo della Fiumara non  si è mai interrotto e  si è nutrito di altri progetti culturali, come Librino”.

DSCF5658Questa volta il territorio  ha sostenuto La Piramide?

“Dopo  la vittoria politica  della resistenza,  che è stata sigillata dalla chiusura nel 2007 della Finestra sul Mare di Tano Festa e il rispetto per il Parco con la legge sulla Fiumara, una legge  regionale che va rivisitata sia sui contenuti che sull’impegno economico,  questo nuovo  progetto della Piramide nasce dall’impegno finanziario della Fondazione Fiumara d’Arte con il  contributo economico del comune di Motta d’Affermo, attraverso un finanziamento Por”.

Perché una Piramide?

“Volevo affidare alla nuova opera un pensiero di rinascita e di sacralità. Mi sono preoccupato di affrontare l’interazione con  il luogo e il paesaggio non solo dal punto di vista estetico, ma anche simbolico. Così è nata l’idea di realizzare una piramide, in un luogo magico che avevo scoperto vent’anni fa. Avevo scelto quest’altura  per realizzare un tempio di poesia, un tempio di colonne. Poi a causa dei tanti  processi giudiziari, subiti per la Fiumara, mi sono dovuto fermare. Questo luogo ha atteso anche lui 20 anni. Oggi l’accadimento universale ha voluto che lì non sorgesse il tempio di poesia, ma la Piramide, che è tempio che rimanda a un archetipo universale”.

Cosa racconta “38° Parallelo “ all’uomo contemporaneo?

“ La Piramide non è autoreferenziale rispetto al potere temporale, ma vuole affermare il potere della spiritualità. Con l’artista,  Mauro Staccioli,  abbiamo concepito una piramide che è emergente. E qui il termine emergenza ha un doppio valore simbolico. Emergenza in quanto necessità di restituire bellezza, ed emergenza, come metafora del nascere. Così la Piramide, in quanto cima di una cima,  si eleva dalla montagna. E’ in ferro, perché figlia delle pietre ferrose di cui si nutre e ammonisce il potere che si è dato come livello la mediocrità, un potere che non progetta più futuro. Infine è autorevole perché parla agli uomini contemporanei, risvegliando le coscienze implose in stati emozionali”.

Come mai ha voluto Mauro Staccioli per realizzare la nuova opera del Parco?

“Con Mauro Staccioli c’è un rapporto di profonda stima e di amicizia, un rapporto già  sigillato nel ’93  con la sua prima opera all’Art Hotel, la stanza d’arte Trinacria.  Ho voluto donare a Staccioli la possibilità di esprimere il suo genio, attraverso la Piramide, un tema vicino all’arte che lui predilige ”.

Perché la data del 21 marzo?

“Ho scelto il 21 marzo per il battesimo dell’opera, che è il  giorno dell’equinozio di primavera e ci parla dunque di risveglio e di rinascita.  Poi per ritualizzare la Piramide abbiamo pensato al  21 giugno, affidando al solstizio d’estate il momento in cui ogni anno si riaprirà. L’opera al battesimo parla di risveglio, all’apertura parla di illuminazione di coscienza, essendo il 21 giugno il giorno in cui  le ore di luce superano quelle di buio. Spero che le riaperture annuali siano accompagnate  da iniziative  culturali che possano concorrere alla sacralità del luogo e dell’opera. Penso che si possa costruire con la Regione un progetto culturale, con diversi linguaggi artistici, che sacralizzino la data del 21 giugno, e che  rendano  la fruizione della Piramide un momento di condivisione”.

Il 21 marzo  si inaugura anche la “Stanza dell’Opra” all’Art Hotel di Tusa, firmata dal maestro Mimmo Cuticchio.

“Si è un omaggio a quel grande artista che è Mimmo. Ho voluto la sua Bellezza dentro il museo albergo, perché ritengo che un luogo della contemporaneità debba affermare il rispetto per la  storia e per l’impegno  di  uomini, che hanno scelto come disciplina dell’esistenza, la possibilità di consegnare memoria. Per questo la vicenda umana e artistica di Mimmo Cuticchio e della sua famiglia entrano all’Art Hotel”.

L’altra camera che si  presenta il 21 marzo è “La Stanza del signor Presti”, che la vede nei panni non nuovi di artista.

“Avevo già firmato “La stanza del Profeta”, omaggio a Pier Paolo Pasolini e poi strada facendo “La stanza dei portatori d’acqua” con la signora Danielle Mitterand, insieme a Cristina Bertelli e Agnese Purgatorio. Stanza che riafferma il principio inviolabile dell’acqua come diritto universale, non come merce venduta. Vorrei ribadirlo con forza:  acqua e aria non si toccano.  In una società così asservita  alla dittatura del consumismo rischiamo di trovarci anche l’aria in vendita”.

Questa stanza affonda le radici in un luogo del passato…

“È una stanza un po’ ironica, riguarda un luogo che non ho mai vissuto: Ginostra. Lì avevo una villa  che ho venduto per investire in  progetti  culturali. Di questo meraviglioso spazio non fruito, ma che avevo sempre offerto agli amici, ho conservato un grande letto realizzato Orlando, un bravo artigiano del legno, che viveva a Ginostra.  Questo letto –trono, anch’esso di forma triangolare  richiama la Piramide, come una convergenza. E’ un gioco ironico sulla memoria personale. Così gli amici che sono stati ospiti nella villa di Ginostra, quando verranno all’Atelier sanno già in quale stanza andare a dormire…”.

Che altri progetti ci riserva in futuro?

“Spero che la potenza di un atto creativo e spirituale come la Piramide  possa  sancire un nuovo  rapporto di collaborazione con il territorio. In questo momento sento il dovere  di avviare un percorso educativo nelle scuole dei Nebrodi, sperando che i figli  di coloro i quali  non hanno compreso la mia storia, provocando 19 anni di black-out, possano diventare almeno amici. Da parte degli amministratori e della politica mi aspetto una forte  presa di coscienza, poiché il Parco Fiumara d’arte è un valore aggiunto, una risorsa che può offrire un futuro di dignità civile.  Mi auguro che si faranno altre opere , ma intanto per quanto riguarda le sculture già esistenti nella Valle dell’Halaesa, esigo dalla politica la  loro valorizzazione e  conservazione, per garantire un futuro a  questo patrimonio che ho donato, ma anche sostenuto economicamente. Come privato chiedo che questo patrimonio sia amato e custodito. Per questo come Fondazione stiamo lavorando a una convenzione con l’Università Di Palermo, che organizzi dei master di eccellenza su ideazione, progettualità museale e conservazione del contemporaneo. In futuro mi piacerebbe condividere progetti artistici con i Parchi dei Nebrodi e delle Madonie, magari realizzando lì delle altre opere monumentali. Immagino un grande futuribile “Distretto della contemporaneità”: coinvolgendo anche Librino a Catania e il fiume Oreto a Palermo,  una Sicilia contemporanea, che scegliendo  la  Bellezza, indica una via al futuro di riscatto.

 a cura della Fondazione Fiumara d’Arte

 

21 Giugno 2012

Autore:

admin


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