A volte la Pietà ha tanti volti, e quella istituzionale può diventare “calda” e ricca di motivazioni anche usando una “fredda” lapide di marmo, come quella che ricorda tre giovani soldati tedeschi morti sulla piana di Brolo all’epoca dello sbarco degli alleati a Malpertuso.
La storia di Brolo è ricca di personaggi, “‘u sugghio” al castello e la “mano nera” al “timpone”; di storie ricche di paura come quella del “lupuminario”, tale Don Ernesto, malato solo d’insonnia che vagava la notte in una Brolo di inizio secolo scorso, ma anche da tante”vite vissute”.
Vite vissute finite qui, sotto la torre del Lancia, come quelle dei due piloti francesi ed il loro amore infrantosi sullo specchio d’acqua dietro lo scoglio, il giorno di San Pietro, di più di quarant’anni fa; quelle dell’aristocratica coppia, già in avanzata età, abbandonata dal circo che levò le tende frettolosamente, e rimasta qui fino alla fine dei loro giorni scrivendo poesie e preparando composizioni di fiori di campo; ed anche quella di tre giovani tedeschi senza nomi, lasciati tra i rovi di Malpertuso da un esercito già in rotta.
Una storia triste, quest’ultima, raccontata dalle nonne, ricordata nelle bettole dai “vecchi”, che si unisce a quelle, sotto i bombardamenti, degli sfollati a Lacco o delle notti passate dentro la “miniera” di Iannello mentre sulla spiaggia bruciavano le chiatte americane; alle violenze degli alleati sulla popolazione e sulle donne di Brolo; alla morte di un ragazzino, ucciso da una jeep americana, e per la quale nessuno ha mai pagato e che disegna e rende ancor più dolorosa la storia di una Brolo sotto i bombardamenti.
Tre giovanissimi tedeschi, morti così, mentre difendevano la statale dall’avanzata degli americani, dimenticati dai loro compagni già in ritirata; dimenticati dalle loro famiglie, che mai sapranno che sono qui, che riposano a Brolo, guardando il sole che sorge su Piraino.
Per anni un semplice muretto di cemento ed una croce scalfita li ha ricordati. Erano commemorati solo dai “ragazzi” del movimento sociale e da due reduci di Salò nel loro nostalgico saluto romano, poi silenzio assoluto sino al gesto, umano e civile dell’amministrazione che con una lapide, che tre anni fa venne sistemata sul quel loculo e che ora ricorda e dà onore a tutte le vittime delle guerre e trasforma la morte in una testimoniaza affinchè non ci siano più guerre con le loro morti, il dolore, le vittime innocenti.
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