Nel cuore nisseno della Sicilia, “Villa Barile” è un luogo tutto da scoprire.
Poliedrica location, regno del buon jazz, dell’arte, dell’impegno ludico e sociale, ma anche del buon vino, degli appuntamenti, di aperitivi curati e sapientemente schekerati, di “racconti di viaggio”… oggi uno dei luoghi cult di Caltanissetta dove passarci il capod’anno ma anche una cena di lavoro.
Giardini, scale, atri, verande, gallerie d’arte, ma anche salotti e un ottimo ristorante, appunto “la locanda dei tre re”.
Una villa ben ristrutturata, non solo per la scelta dei materiali ma per il gusto che li ha uniti, il segno classico con azzardi di design mai estremo, tutto amalgamato da una dose di raffinata cultura che fa sempre la differenza.
Al piano terra è ubicato il ristorante.
Che prende il nome dall’antico sito.
Infatti la villa era un monastero ubicato lungo la regia trazzera tra Naro ed Agrigento chiamata appunto dei Tre Re, limitrofa all’odierna villa.
La LOCANDA DEI TRE RE – natural kitchen, vanta una cucina italiana che spazia sui sapori mediorientali in buoni mix di sapori e di odori, dove anche l’occhio vuole la sua parte. La carne è ottima alpari della cantina e dei servizio, discreto e raffinato.
Prenotazione non obbligatoria, ma consigliata, d’estate si mangia in giardino, e la cucina rimane aperta sin quasi mezzanotte.
Informazioni di contatto: Telefono 320 067 6202, ma anche facebook.
Tornando alla Villa, che attualmente ospita mostre di artisti spagnoli – Esperanza Per Calvo, Jaime Muelas e Julia Reig) e italiani (Leonado Cumbo, Fatima Messana e Gabriele Pace) e nei prossimi giorni allestirà una personale di Sebastiano Maurizio Alaimo) e le foto di Carlo Pecoraro è importante rammentare la sua storia.
Per avere le prime notizie certe di Villa Barile bisogna risalire al XVIII secolo, periodo in cui la famiglia Barile é tra le più facoltose del tempo; e nel periodo infatti spicca la figura dello scrittore Luciano Aurelio Barile de Marsi, storico di Caltanissetta.
La Villa ha subito un primo ampliamento intorno al 1830, periodo in cui Giovan Calogero Barile successe al fratello Paolo con il titolo di Barone di Turolifi.
Stimato per gli ideali consacrati alla Patria, al lavoro produttivo e alle classi bisognose, a 23 anni debuttava nella vita pubblica con un programma ispirato ai sentimenti di virtù, di filantropia e di patriottismo ereditato dai suoi nobili avi.
Nella sontuosa e ridente Villa Calcare (oggi Villa Barile) egli raccolse pregevoli opere d’arte, libri antichi e rari, mobili, gessi e marmi. Mecenate innato protesse le arti e gli artisti, e se Giuseppe Frattallone, scultore dell’epoca, riuscì insigne si deve esclusivamente al nostro Giovan Calogero che intravedendo in lui l’uomo di gran talento artistico lo mantenne a sue spese negli studi, e tra gli elementi più caratteristici della residenza infatti spicca l’imponente stemma araldico del balcone centrale del piano nobile realizzato proprio dallo stesso Frattallone.
In seguito il manufatto subisce ancora cambiamenti interni ed esterni per la modifica di una scala la cui realizzazione é indispensabile per accedere a due nuovi locali posti ad una quota maggiore, costituenti l’alloggio del sacerdote che regolarmente, in quel tempo, celebrava funzioni religiose private.
Tutta la costruzione venne conclusa, nella parte sud in stile eclettico, con un corpo che “abbraccia” la costruzione esistente, ed infine con una grande terrazza, che soltanto in un secondo momento sarà coperta da tetti a doppia falda con manto di copertura in tegole marsigliesi, ed inoltre in questa stessa occasione viene creato un ambiente destinato allo svago chiamato “torretta” in stile liberty, utilizzato secondo alcune testimonianze orali, dal barone per la coltivazione dei bachi da seta.
Successivamente non vi sono stati altri interventi rilevanti, per quello che i documenti d’archivio e le fonti bibliografiche ci permettono di conoscere.
Alla morte del Cavaliere, nel 1891, per successione testamentaria,il manufatto passa alla moglie,in veste di usufruttuaria,e al figlio, il barone Enrico, come proprietario.
Quest’ultimo in occasione del proprio matrimonio con Costanza Lanza di Paternò Principessa di Mirto, fa restaurare la villa.
Dei lavori eseguiti, però, non é stata rinvenuta alcuna documentazione che ne chiarisca la consistenza.
Secondo alcune ipotesi di studiosi locali nel primo insediamento sono stati inglobati i resti di un antico monastero chiamato dei “Tre Re” risalente al secolo XI.
Per tale identificazione sono servite, oltre che alcune notizie desunte dall’opera del Pulci, “Lavori sulla storia ecclesiastica di Caltanissetta”, anche l’esame di vecchie cartografie dell’Istituto Geografico Militare(IGM) dei primi anni del Novecento, dalle quali si rileva l’esistenza di un monastero vicino alla città.