Sono state circa 25 le associazioni, i movimenti, i gruppi politici della sinistra e della società civile che hanno aderito all’iniziativa, senza contare i partiti che attraverso loro rappresentanti hanno sfilato nel corteo organizzato in contrapposizione a quello di Forza Nuova, ieri mattina a Messina, secondo lo slogan “Le strade sono di chi ama”.
A quella parte di città e di Sicilia, che giorno dopo giorno si batte in difesa dei grandi temi etici e della democrazia, non è andata proprio giù che le istituzioni preposte a garanzia della legalità e dell’ordine pubblico, abbiano accolto l’istanza dei manifestanti di Forza Nuova, organizzazione di estrema destra di palese estrazione neofascista, che ha permesso loro di effettuare il corteo di ieri pomeriggio a Messina.
E quanto a temi etici e “democrazia”, non a caso era presente anche una significativa rappresentanza del movimento No Muos di Niscemi, “staccatisi” per l’occasione dal presidio permanente allestito accanto alla base americana, nella loro cittadina.
Alle autorità competenti di Messina avevano chiesto da destra, per primi, di poter effettuare la manifestazione, e per primi hanno ottenuto il nulla osta su orario e luogo. Ne consegue che quelli di sponda opposta si siano dovuti “accontentare” di un percorso, da coprire ad un certo orario, senza alcuna ingerenza o contiguità con l’altro in tutti i sensi: alle ore 10.00, in piazza Antonello, il raduno di partiti e movimenti di sinistra con percorso verso nord; alle 15.30, quello di estrema destra a piazza Cairoli (poi effettuato in via S. Maria Alemanna, davanti alla Camera di Commercio) con percorso circoscritto in un “fazzoletto”.
Alla fine, il rendiconto della giornata su tempi, luoghi e partecipazione dei manifestanti la dirà tutta di come siano andate le cose, fatto sta che il corteo mattutino ha seguito un percorso che pur sembrando inizialmente svantaggioso, ha poi prodotto i frutti principali: per la prima volta una manifestazione di protesta ad alto livello si è svolta sotto lo sguardo e l’interesse di tantissima gente ai bordi delle strade o affacciata alle finestre tra piazza Antonello e piazza Castronovo, passando da via XXIV Maggio, via Monsignor D’Arrigo, viale Giostra e nel tratto terminale della via Garibaldi. E’ stata aperta, così, un’importante breccia in una parte della città solitamente estranea al circuito delle manifestazioni.
Su quelle strade scorrevano speranze, colori, note musicali, slogan anche abbastanza forti se vogliamo, inneggianti i principi democratici, contro quella manifestazione pomeridiana reazionaria, offensiva per la città, figlia di quel retaggio di potere assolutista, intollerante e xenofobo, diametralmente opposto alla visione del mondo di chi, ancora oggi, combatte la propria “resistenza”. Si parla degli esclusi, degli sfruttati, di chi è ancora oggi vittima di intolleranze che attengono al solo “essere”, fine a se stesso, come omosessuali e immigrati, o chi appartiene a minoranze etniche che stentano a veder la luce in una società ancora alimentata da pregiudizi ed ipocrisie.
Non a caso, Renato Accorinti, storico eco-pacifista messinese, uno che combatte giorno per giorno in difesa di Messina e dei suoi cittadini, indistintamente, affinché ciascuno riconquisti il proprio diritto ad una vita serena in una città afflitta da mille problemi, brandiva, come legittima “arma di difesa”, la Costituzione Italiana, prima fonte del diritto e figlia dell’antifascismo.
Giovani e bravi artisti, a bordo del camion che apriva il corteo o direttamente in strada, hanno letto passi significativi di opere di Bertold Brecht, Albert Camus, Erri De Luca e altri.
“Siamo scesi in piazza per riprenderci le strade difendendole da ogni forma di fascismo: restiamo umani”, urlava dal microfono Massimo Camarata, esponente dei movimenti cittadini, sempre attento alle tematiche politiche e sociali della città. Come anche Patrizia Maiorana, esponente dell’Arci, che giornalmente affronta i problemi legati all’immigrazione: “Siamo sconvolti dal fatto che in questa città si dia spazio a Forza Nuova” dice la Maiorana, che riferendosi alle notorie idee di quel movimento sul fenomeno dell’immigrazione, ricorda che “non esistono differenze tra le persone, tutte hanno pari diritti e dignità”. Ha pure parlato, tra gli altri, Daniele David, che ha messo in luce una faccia di quella parte politica che a molti continua a sfuggire: “La destra di questa città è costituita dai colletti bianchi, dai massoni, da chi distrugge le colline e quant’altro. Qui non può esserci spazio per i fascisti”.
Hanno poi richiamato l’attenzione dei manifestanti con dei loro interventi Claudio Risitano, una delle “anime” della manifestazione, Giulia Zuccotti ed altri ancora, tutti sotto lo stesso segno: “Prendiamoci ciò che è nostro. Ora e sempre resistenza”.
A fine corteo, un veloce passaparola ha spostato alla Passeggiata a mare un nutrito gruppo di manifestanti, compresi gli artisti, per un “flash mob”, che ha portato all’azione simbolica più significativa degli ultimi tempi a Messina: l’occupazione del Teatro in Fiera. Una struttura che è un bene pubblico della città, lasciata nel più totale degrado e abbandono, resa fatiscente da enti ed istituzioni totalmente disinteressate alla sua gestione , è adesso “autogestita” da un gruppo di giovani volenterosi che intendono ridarle un’anima, un po’ come successo nel caso del Teatro Valle a Roma. Un “bene pubblico” abbandonato diventa così “bene comune” a disposizione di chi ha voglia ed interesse a farlo rinascere.
Adesso servono materiali di consumo ed attrezzature logistiche per renderlo quantomeno fruibile. Un’altra interessante sfida che la comunità messinese è giusto che colga, nell’interesse generale, per lanciare un forte segnale di sensibilizzazione secondo un principio fondamentale: “La città è di chi la ama”.
testo e foto di Corrado Speziale