Segni di passaggi, transiti, e movimenti di fine anno a Brolo che vede fissare la sua popolazione a 5.928 abitanti contro i 5.875 del 2012. Ancora in crescita l’incremento demografico.
Lorenzo è arrivato il 29 dicembre.
E’ l’ultimo nato, ed ancora nessuno c’è dietro di lui, mentre a Brolo2 vive Santo Giuseppe Starvaggi, classe 1914.
Il più longevo di Brolo.
Lui viveva prima tra Matini e Sellica, ora da una decina d’anni vive a Brolo.
Un buon bicchiere di vino, buona cucina e prima lunghe passeggiate. Questa è la sua ricetta per godersi la vita, lui che è stato uno che – da sempre – ha lavorato nei campi, mai fermo un attimo, sempre in movimento.
Da Sellica ha visto crescere Brolo; ha visto arrivare l’energia elettrica in quella contrada, la più estrema del paese; ha visto gli operai che tagliavano il querceto per fare la nuova strada; ha giocato con i suoi coetanei che dal paese erano sfollati in quella campagna durante i bombardamenti degli “americani”; e poi – negli anni – ha preso tanto volte la corriera blu, quella di don Carmelino Ballato, che da Lacco portava sino alla stazione di Brolo, ma prima si scendeva solo a piedi, anche per andarci a Scuola.
Ha sentito sempre dire che il padre era andato in guerra per non tornare e la madre morirci dal dolore, e la ricorda appena, ma poi la vita gli ha riservato nuove gioie, la moglie, una grande famiglia, 6 figli, 17 nipoti, 11 pronipoti.
Un esercito vociante, sorridente, premuroso, sempre intorno.
Lui ama viaggiare, gli è sempre piaciuto, tante gite con gli over brolesi; oggi preferisce guardare la televisione, e continuare a recitare le poesie che scriveva, tenersi aggiornato, e sorridere pensando alla torta dei cent’anni.
~ A te, o bella Italia! ~
di Santo Starvaggi
Addio bell’ Italia, vago giardin d’ amore, primavera dié, qui mille fiori.
Tronca le funi, lascia la sponda, libera la Gioconda che galleggia lei farà.
Parti e vieni da emigrante, parli patria , e sognante:
“Ma io qui tornerò, perchè il cuore non ha età !
A te mamma, che tu brilli argento, ti sposasti,
dimmi caro e tesoro, mentre esiste il Signore a voi ritorneremo”.
Mentre si sfollava il grigio vapore scese un vecchietto,
calo e chino baciò un pugno di terra e disse :
“ Se la morte non m’afferra, qua felice io sarò ”.
E son felice e son contento, son tornato in Italia e ho trovato mamma, papà, amici e parenti.
Me ne sono andato a lavorare in terra straniera,
e lavoravo con le mie braccia e le mie dita
e ora che sono tornato attendo il premio della mia vita:
che con la mia bocca dolce, amara, riposerò sotto quella balata.
Il mio cuore è così sincero, adesso dormo e riposo in quel cimitero.
Al chiaro di luna , al tramonto del sole, ho perso la vita e pure l’amore.
Ma quando uno è giovane vola come una colomba, poi di colpo invecchia,
lascia tutto in questa terra e va a finire in quella tomba.
La morte è come una guerra e quando uno muore non potrà più camminare su questa terra così calda e bella.
Spira il cuore nell’anima mia, quando uno è morto andando al cimitero c’è la sua fotografia, la fotografia è tanto bella,
l’hanno messa davanti alla cappella.
E du cielu scinniu la Vergini Maria cu du carusu ’ncoddu e mi dissi:
“alzati e vattinni ’ncielu!”;
poi spuntò u Signuri e cu gran surrisu mi dissi:
“alzati e vattini in paradisu, cinni sunu tanti e tanti, tu canterai cu l’angeli e cu i santi! ”
E ora chi sugnu in paradisu, cà, vicinu o Patri eternu e a nostru Signuri vaddu ancora o me paisi cu ’mmensu amuri…ti vardu sempri bell’Italia, giardinu n’ciuri, di tia sugnu fattu e non ti pozzu mai scurdari !!!“
Non sono un poeta e neanche un cantante,
buona salute e buona fortuna a tutti quanti.
Io cammino e sempre canto, sotto mi firmo Starvaggi Santo