Politica & Bellezza – Antonio Presti: il valore della rinuncia
“Ho sempre lavorato ispirato da valori etici e non mi piacciono le mediazioni politiche. Io assessore? Solo se ho garanzie. Non posso abbandonare tutto ciò per cui ho speso la mia vita e che ho creato con il mio patrimonio personale”. Lo aveva detto e ribadito in questi giorni Antonio Presti, mecenate, artista e poeta, fondatore e presidente di Fiumara D’Arte.
L’occasione era tra le più appetibili che si possa presentare ad una persona che da sempre ha dedicato il proprio tempo e le proprie risorse, comprese quelle economiche, a servizio dell’arte e della cultura: diventare Assessore Regionale ai Beni Culturali in una Regione a Statuto speciale, come la Sicilia, che in questo settore svetta in campo mondiale grazie all’immenso patrimonio storico ed artistico che la contraddistingue.
antQuelle “garanzie” non sono arrivate, ed Antonio Presti, da sempre contrario ai compromessi, agli accomodamenti ed alle mezze misure, ha mandato un altisonante “No, grazie” al presidente Crocetta che quel ruolo glielo aveva offerto in segno di fiducia, visti i tempi che corrono, tra schermaglie, incertezze ed inquietudini. L’amicizia, in questo caso, non poteva che dare un volto ipocrita alla politica e c’era di mezzo l’onorabilità di un uomo votato alla cultura, dalla storia personale senza pari.
Trentadue anni di vita vissuta all’insegna del dono, nel vero senso della parola, non si possono mettere in gioco. Ne vale l’impegno ed il sacrificio di una vita vissuta con passione autentica e distacco nei confronti di un certo “potere”, come quello politico, che ha sempre isolato Presti lasciandolo al suo destino, accanto alle opere che lo stesso ha creato e donato. Ed è per questo che egli quel potere l’ha sempre sfidato, ammonito e combattuto. Parla la sua storia personale, tra sequestri, ordinanze e processi giudiziari per le opere della Fiumara, nelle vallate che sovrastano Castel di Tusa, vicende da cui è uscito indenne dopo anni di peripezie nel corso dei quali sono state scritte importanti pagine di “giurisprudenza”, ma anche di affetto, stima e solidarietà nei suoi confronti, da parte della stampa e dell’opinione pubblica.
Solo grazie a ciò Antonio Presti ha sempre creduto nei suoi progetti e nelle straordinarie iniziative promosse in campo sociale, creando un patrimonio di bellezza ed umanità che spazia dai Nebrodi Occidentali a Librino – dura e complessa periferia catanese – passando per il fiume Oreto di Palermo.
Un “Assessore” come lui non avrebbe assecondato certe logiche che caratterizzano proprio quel sistema che gli è stato “nemico”: sarebbe stato come vendere l’anima al diavolo.
Sembra strano, se non addirittura paradossale, commentare scelte simili, perché, è inutile nasconderlo: per chi crede nella Sicilia, l’attività di un Presti “Assessore dalle mani libere” avrebbe costituito una salutare inversione di tendenza per tutto il parco culturale regionale, dai siti archeologici, ai musei, ai teatri, alle soprintendenze, passando per la cura degli eventi e quant’altro. Esperienza, cultura e creatività, accompagnate dallo spirito che le anima e dalla legge morale nella quale Presti si riconosce, sarebbero stati ingredienti ottimali per una Sicilia che deve risorgere e che avrebbe avuto bisogno di uno come lui.
Peccato, diremmo, non nascondendo un po’ d’amarezza, che ancora una volta la politica abbia perso un’occasione come questa, dopo, peraltro, la mancata recente affermazione di Antonio Presti al Senato, a causa di una legge vergognosa che ha destinato l’unico seggio al capolista, non concedendo alle migliaia di suoi estimatori la facoltà di “eleggerlo” personalmente.
La “politica” di Antonio Presti, nell’accezione più alta del termine, è quella della semina, del recupero, del riscatto sociale e culturale. Lo dimostra il lavoro che egli svolge nel sociale a Librino, dove avvicina i ragazzi di quella periferia al culto della bellezza, attraverso la conoscenza, lo studio della poesia e della Costituzione. Ne fa da corollario Il Rito della Luce, che egli organizza per i solstizi alternandolo tra la Piramide 38° Parallelo di Motta D’Affermo e Librino – dove ha realizzato la meravigliosa Porta della Bellezza – caratterizzato dal Dono della Parola con poesie recitate da bambini della scuola, tra musiche e performance, accanto a mandala di sale che emanano energia e speranza.
Ad immaginare, quindi, uno come lui, isolato dentro i palazzi di questa politica, avvezza, purtroppo, ancora solo all’accattonaggio di consensi elettorali qua o là, si fa davvero fatica.
D’altronde, per sé e per chi lo segue nelle sue straordinarie attività, è meglio che abbia scelto di restarsene dignitosamente e liberamente “fuori” da quelle stanze cupe, lui che è amante della luce, piuttosto che “dentro”, visto che le sue condizioni non sono state avallate.
Qui sta il “dono” della rinuncia, un sogno volutamente infranto che ha il senso di essere la sua ultima opera d’arte, dalla consistenza immateriale ma dall’immenso valore morale.
Il mondo della politica regionale, negli ultimi tempi ha avuto l’onore ed il privilegio di “ospitare” una persona come Antonio Presti, sperando che chi ci abita, in quel mondo, ad iniziare dal presidente Crocetta, abbia fatto tesoro di questa vicinanza. E’ questo il solo modo di non rendere vano l’impegno di una persona solitamente abituata a consegnare alla storia i frutti del proprio lavoro.
Ci sovviene, a tal proposito, una frase che dimostra quanto egli sia dotato nel dare un senso compiuto ad ogni sua esperienza:
“Sono qui per stupirmi. Con lo stupore si inizia ed anche con lo stupore si termina, e tuttavia non è un cammino vano”.
Parola di Antonio Presti.
testi e foto di Corrado Speziale by Scomunicando.it