Questa notte, intorno all’una, ignoti hanno lanciato delle pietre e delle bottiglie di vetro contro le finestre del Laboratorio Zeta, causando dei fori alle vetrate e una pioggia di schegge all’interno dove erano presenti delle persone che solo per un caso non hanno subito conseguenze. Gli aggressori si sono immediatamente dileguati scappando in motorino.
Si tratta dell’ennesima aggressione al Laboratorio Zeta, centro sociale occupato, da anni cogestito insieme ad una comunità di rifugiati sudanesi, che viene a cadere in un momento delicato, dopo lo sgombero violento del 19 gennaio, la diffusa solidarietà ricevuta, la rioccupazione e la continuazione di tutte le attività culturali sociali e politiche che lo animano.
Come nelle occasioni precedenti non è difficile individuare le matrici dell’aggressione: essa nasce dal clima politico sempre più pesante che viviamo, nel quale ormai sono diventate senso comune idee e posizioni razziste e xenofobe, che criminalizzando i migranti legittimano azioni di offesa nei loro confronti; clima politico nel quale sono ormai accettate come normali la presenza e l’attività di formazioni di estrema destra che si richiamano direttamente al fascismo e che hanno un nemico negli spazi sociali come lo Zeta dove si sperimentano forme di convivenza e partecipazione democratica.
Ricordiamo inoltre come durante la vicenda dello sgombero il Laboratorio Zeta e le persone che lo abitano siano stati oggetto di intimidazioni di matrice mafiosa (subito denunciate alla magistratura con un esposto), volte a scoraggiare la resistenza in atto e a riportare il nostro spazio nell’alveo della gestione del territorio e dei beni consueta in una città come Palermo.
Di fronte a tutto ciò Il Laboratorio Zeta ovviamente rispedisce al mittente le intimidazioni e ribadisce che continuerà il proprio lavoro politico, sociale e culturale con sempre più convinzione, nel segno dell’antirazzismo, dell’antifascismo e dell’antimafia.
Laboratorio Zeta