Il contributo al dibattito di Rino Nania.
Ieri la testata giornalistica di AM di Capo d’Orlando ha gettato il sasso nello stagno nell’intervistare Fabio Granata, personalità pubblica già assessore alla cultura della Regione Siciliana.
Questi nell’elogiare l’enorme patrimonio da visitare sul territorio siciliano ha detto sostanzialmente due cose rilevanti:
1) organizzare servizi turistici che siano in linea con le perduranti condizioni di crisi, ovvero che siano in grado, nelle modalità prescelte, di garantire la salute pubblica e personale;
2) valorizzare il patrimonio culturale ed artistico presente sul nostro territorio.
Tutto per rimanere e girare la #Sicilia.
Le due essenziali considerazioni mettono in moto un impulso capace di generare finalmente una forte indicazione nel dare una direzione di marcia e con la chance di riformare radicalmente il settore dell’ospitalità. Lungo questi anni la zavorra, che abbiamo dovuto sopportare ed a cui abbiamo dovuto ovviare sono stati i costi eccessivi richiesti al viaggiatore, che ha inteso scegliere la terra di Sicilia per potersi muovere e visitare ed apprezzare l’arte ed il paesaggio siciliani. Dalle Isole Eolie alle capitali del turismo, come Taormina e Cefalù, il visitatore del mordi e fuggi è stato reso destinatario di servizi che hanno ridotto il mercato di settore, rendendolo un vero e proprio carnaio senza qualità sia nell’offerta dei servizi, sia nell’attrattiva ad una fetta di mercato non certo di pregio.
E questo è accaduto non per ampliare l’offerta ma solo per far sopravvivere il dettaglio alimentare ed agevolare le quantità di flussi, che certamente, depotenziando la qualità del destinatario, hanno generato due effetti
(1) la recezione di qualità per poter sostenere i costi di gestione visti i flussi ridotti che chiedevano servizi soddisfacenti a prezzi sostenibili, ha dovuto aumentare i prezzi, dissuadendo i molti a scegliere mete come Siracusa, Trapani, Marsala o Nicosia rispetto alla Croazia, il Portogallo ovvero i Paesi Baschi;
(2) i flussi, con i costi aumentati e non sempre con correlati servizi adeguati, subiscono, inevitabilmente, un ostacolo tale da ridurre le quote di mercato per quanti pensano di approdare in Sicilia, con l’idea del viaggiatore goethiano.
Per cui ogni riflessione dedicata a questo tema ben venga, ma deve centrarsi sulla riduzione dei costi di gestione con sistemi convenzionati pubblico/privato, che agevoli accesso e ottimizzazione dei servizi, sulla applicazione dell’innovazione tecnologica che consenta di veicolare e facilitare l’accessibilità ai siti di valore come musei e giacimenti archeologici, sulla necessità di correlare i servizi di pernottamento con la necessaria qualità di offerta alimentare.
Questo può avvenire solo facilitando la costituzione di un sistema culturale locale, mediante convenzioni che rendano chiari e facilmente individuabili i servizi resi, la qualità del pacchetto offerto, e la trasparenza dei costi per correlarli ai prezzi stabiliti per le prestazioni fruite e fruibili.
Certo credo che la ripartenza, avendo ancora in corso gli effetti del virus, più che ricominciare dai servizi debba propiziarsi e riavviare dal percorso economico attraverso i prodotti di territorio, agevolando la costruzione di filiere di qualità nei plessi eno-gastronomici, nell’agricoltura, la zootecnia e l’artigianato. Perché l’economia senza prodotto tangibile da immettere nel mercato dei beni rimane solo scambio di prestazioni che possono avere respiro stagionale come il turismo, seppur oggi in Sicilia, tra clima ed idonea infrastrutturazione, può durare quasi per tutto l’arco dell’anno ed assumere, nell’occasione, un cambio di passo ed una radicale riscoperta dei tesori nascosti e di cui l’intervento dell’uomo illuminato può dare prospettiva, effettivo rilancio e redistribuzione di ricchezza.
(#Rino_Nania / 18 aprile 2020)
L’intervista di riferimento
“Restate in Sicilia”, il consiglio dell’On. Fabio Granata per far ripartire il turismo