Così, tra mostre di pittura, sculture, esposizioni di preziosi costumi d’epoca, performance musicali e quant’altro, a far da “primo attore” nel suggestivo scenario del ridente borgo collinare era proprio lui: il pomodoro “siccagnu”, coltivato al naturale, con poca acqua, senza artifici di sorta, nei terreni umidi delle campagne circostanti e che purtroppo, a causa della prorompente produzione industriale che invade quotidianamente i mercati, adesso rischia l’estinzione.
Ed il termine “scocca”, sempre ispirato al famoso ortaggio rosso, negli ambienti intellettuali messinesi, richiama anche uno speciale sodalizio risalente al primo dopoguerra, che aveva come riferimento Antonio Saitta. Allora, personalità come Vann’Antò, Salvatore Pugliatti, Salvatore Quasimodo ed altri intellettuali dell’epoca, frequentatori della libreria dell’OSPE, formarono una vera e propria “accademia”, dedita agli incontri culturali e goliardici, accompagnati dalla buona gastronomia, denominata, appunto, “Accademia della scocca”.
Fondendo, dunque, tutti questi elementi, anche a carattere storico, che ravvivano l’anima e deliziano il palato, arricchendo di cultura, non si può non citare il proverbiale connubio tra “sapere e sapore” tanto caro a Roland Barthes: “Sapientia: nessun potere, un po’ di sapere, un po’ di saggezza, e quanto più sapore possibile”.
Nell’organizzare l’originale convivio cultural – gastronomico, iniziato Venerdì e conclusosi Domenica in tarda serata, Pugliatti si è avvalso della collaborazione del Comune e della Pro Loco di Roccavaldina, dell’Accademia Italiana della Cucina – delegazione di Messina e della Confederazione Italiana Agricoltori.
Nella prestigiosa “Casa Vermiglia”, adesso centro culturale, e nei saloni del Castello, imponente fortezza cinquecentesca, sono state ospitate le mostre collettive d’arte contemporanea dal titolo “Una ‘scocca’ di Pittori e Scultori”, dove i visitatori hanno potuto apprezzare le opere, distribuite dentro spazi separati per ciascun artista, di Antonello Arena, Antonello Bonanno Conti, Nino Cannistraci, Nino Cannistraci Tricomi, Pippo Galipò, Alessandra Lanese, Mariella Marini, Daniele Morganti, Gina e Nino Pracanica, Gianfranco Pulitano e Marco Saija.
Sempre negli spazi del castello, specificatamente nell’atrio e nella loggia, sono stati esposti dei costumi d’epoca provenienti dal Museo del Costume e della Moda siciliana di Mirto. “1850 – 1950. Cent’anni di moda siciliana” è stato il titolo della sezione, curata personalmente da Pippo Miraudo, direttore del Museo.
In tale contesto facevano bella mostra di sé prestigiosi abiti, tra i quali spiccavano quelli di fine ‘800 della famiglia Ferlazzo – Natoli di Patti; di fine ‘900 dell’architetto Miraudo; due abiti da sera dell’immediato dopoguerra, donati, rispettivamente, dalla prof.ssa Teresa Pugliatti e dalla sig.ra Lella Natoli; un liberty del romano Francesco Casale ed un modello proveniente dalla famiglia Riccobono.
Originale e complesso, poi, quello donato dalla dott.ssa Arena, munito di corpetto realizzato addirittura con stecche di balena.
Con il pomodoro “a scocca” che faceva da protagonista, non potevano certo mancare gli eventi enogastronomici. Domenica mattina, nella Chiesa dei Cappuccini, si è tenuto il convegno dal titolo “U siccagnu: la coltivazione e il sapore del pomodoro a scocca”, i cui lavori sono stati coordinati da Antonio Barresi, delegato dell’Accademia Italiana della Cucina. Al dibattito hanno partecipato: Nino Di Stefano, sindaco di Roccavaldina; Gino Savoja, presidente della C.I.A.; Mario Ursino e Cettina Pipitone Voza, del Centro studi “Franco Marenghi” dell’Accademia Italiana della Cucina. Sull’argomento hanno relazionato: Graziella Pajno, presidente della Pro Loco; Salvatore Restuccia, agronomo presso l’Ispettorato all’Agricoltura di Messina e Michele Oliva, altro agronomo, esperto del settore.
Domenica sera, nella piazza del Castello, nel corso del concerto del gruppo messinese “Hot Sould” gli ospiti hanno potuto gustare prelibatezze della cucina locale a base, naturalmente, del prestigioso pomodoro, accompagnate da ottimo vino, sorseggiato in allegria, proveniente dalle aziende appartenenti alla “Strada del Vino”.
“Considerato il poco tempo a disposizione per organizzare il tutto, ritengo che il bilancio della manifestazione sia stato ampiamente positivo”, ci ha dichiarato alla fine Saverio Pugliatti, curatore dell’evento. Lo stesso ha poi tenuto a precisare cosa lo ha soddisfatto maggiormente: “Domenica mattina, per il convegno, nella Chiesa dei Cappuccini abbiamo registrato il tutto esaurito. Anche le mostre, nel corso delle tre giornate, hanno avuto una notevole affluenza di pubblico”.
Ed a proposito di relazioni ed assonanze tra sapori, saperi e quant’altro, Pugliatti ce fornisce una che richiama il valore del ritorno alle genuinità della terra: “Coltura e Cultura stanno, insieme, alla base del nostro futuro”.
Corrado Speziale