Il Pensiero di Adinolfi.
Anche quest’anno verosimilmente offriremo uno spettacolo triste.
Quello della disunione dite voi?
Certo essere uniti, compatti e solenni, come al Presente di Ramelli di Milano o a quelli di Acca Larentia del 2007 e del 2008, sarebbe un’ottima cosa.
Per la solennità e per la serietà più che per l’unità che – si tende a dimenticarlo – non fu completa neanche in quegli anni a Roma.
Non è affatto l’unità il problema: le squadre di Firenze nel 20 e nel 21 erano separate e spesso contrapposte.
E poi, cosa unisce davvero?
“Camerata è chi ha combattuto con me in trincea, gli altri sono concittadini”.
Non c’è oggi e non potrebbe esserci perché non c’è combattimento – e non è colpa di nessuno – ci sono aggregazioni tribali urbane che sono sentite più di quelle comuni, anche perché di comune sinceramente non c’è quasi niente e quel poco che affiora, ampiamente mutuato dalle psicopatie reazionarie altrui, sarebbe molto meglio che non ci fosse.
C’è poi l’esibizionismo.
Tanti nessuno si mettono in mostra davanti ad altari ormai imbiancati facendo di Caduti che non hanno mai conosciuto e di cui raramente hanno capito qualcosa, il proprio significante; nel che si atteggiano a guerrieri un giorno all’anno.
Quindi abbiamo il reducismo che a sua volta si differenzia in due categorie perché comprende coloro che quegli anni li combatterono e quelli che si defilarono ma tornano a farsi grandi ora solo perché “li hanno vissuti”, sì, da spettatori o da comparse.
Tra coloro che invece li vissero sul serio ci sono poi i vincitori e i vinti.
Quella è una questione interiore, di stati d’animo, ma le differenze sono profonde, si vedono e non si possono ignorare.
Non ci può essere unità tra tutte queste tipologie: guardano in direzioni differenti.
Manca quello che salda e tonifica, una Weltanschauung, una consapevolezza, un’identità vera.
Il guaio è che tutto questo s’imbatte oggi nella democrazia dilagante, nell’esistenza scandita dai social network.
Così deambulano tanti nickname depositari di certezze assolute, lette acriticamente su siti che contribuiscono a eccitare le ottusità trinariciute.
Confondendo sempre – e capovolgendo talvolta – cause ed effetti, questi nickname che hanno capito tutto si aspettano da un minuto all’altro quella rivoluzione popolare (fatta da altri ovviamente…) che è ineluttabile e poiché non si verifica, anziché mettere in discussione i postulati e le scorciatoie su cui hanno basato il loro falso pensiero, con chi se la prendono?
Ma con chi fa politica o almeno ci prova! E’ colpa loro se non c’è unità e se non si vince: sono loro che sono faziosi e ghettizzati.
E allora anatemi più o meno espliciti contro Casapound e Forza Nuova colpevoli di non unirsi, su cosa poi non è dato saperlo, e di non unire.
Infine il quadro si chiude con la giornata dell’invidioso.
Decine di aspiranti capetti che non sono in grado di avere alcun seguito fanno a gara nel riunire a casaccio vinti, esibizionisti e nickname per lanciare la gara dei Presente in chiave anti-Casapound, anti-Forza Nuova e anti-organizzazioni politiche.
Tutto questo, ovviamente, nel nome della “superiore unità” e “nel nome dei Caduti”.
Così si moltiplicano i presenti stonati e scomposti sotto gli occhi di chi per tutto il giorno lì davanti fa lo struscio, le vasche.
Tutto questo, pur nel nome di emozioni superiori, è una spinta ad abbassare, a livellare, a sprofondare: è un gorgo infero che inghiotte.
Altro che appelli all’unità, qui servirebbe ben altro: decoro, sensibilità, senso del sacro e rifiuto di ogni esibizionismo.
Urge guarire dalla democrazia, dall’individualismo, dalle invidie, ripartendo dal nostro Verbo (non è casuale se quasi tutto quello che l’area oggi esprime in programmi e in proposte non ne fa parte nel modo più assoluto) ma soprattutto dall’umiltà, dal senso della misura e del dovere, dall’educazione. Dal Galateo prima ancora che dal Bushido o dalla Mistica Fascista.
Bisogna che s’impari a tacere e che la si pianti di opinare, di criticare, d’improvvisare e di mettersi in mostra.
L’unione la si potrebbe fare solo battezzandola nell’olio di ricino.
A ettolitri.
Cerchiamo piuttosto in questo balletto scomposto, grottesco e sacrilego di annullare la nostra imbecillità e di offrire Loro almeno il decoro.
A scrivere questo è Gabriele Adinolfi.
Lui nasce a Roma il 3 gennaio 1954. Inizia ad impegnarsi in politica nel 1968, frequentando per un breve periodo la sezione del Msi “Filippo Anfuso” della sua zona di Roma in via Livorno (piazza Bologna).
Dal 1970 in poi aderisce alle formazioni extraparlamentari (Fronte Studentesco, Avanguardia Nazionale, Lotta di Popolo, Alternativa Studentesca). Nel 1976 insieme a Giuseppe Dimitri e Roberto Fiore, presso la Libreria Romana allora tenuta da Walter Spedicato, fonda Lotta Studentesca.
Dal 1977 Lotta Studentesca si trasforma in Terza Posizione.
L’iter giudiziario
Il 28 agosto del 1980 Adinolfi, insieme a Fiore ed altri ventisei esponenti della destra radicale, è oggetto di mandato di cattura per reati associativi.
Il 23 settembre del 1980 Adinolfi, Dimitri, Fiore ed una quarantina di giovanissimi (molti diciottenni e diciassettenni) sono oggetto di mandato di cattura per reati associativi (stavolta si tratta della costituzione di Terza Posizione).
Adinolfi, Fiore, Vale, Spedicato ed altri sono il bersaglio di una serie di tentativi di criminalizzazione perpetrati a più riprese dai servizi atlantisti deviati che operano per creare una cortina fumogena sulle stragi e sulla strategia della tensione.
L’implosione e lo sgretolamento di alcune consorterie interne ai servizi fanno emergere la verità.
Le trame e le deviazioni di cui sono oggetto gli esponenti di Terza Posizione sono così messe a nudo. Vi sono coinvolti non soltanto i servizi deviati del nostro paese ma anche esponenti di spicco dei servizi alleati, ivi compreso un potente personaggio della Cia.
In seguito ad un procedimento penale che farà scalpore, gli esponenti di Terza Posizione sono riconosciuti come parte lesa.
Chi ha manovrato contro di essi si ritrova ufficialmente oggi nelle stanze dei bottoni di quell’amministrazione americana che sta movendo guerra ai popoli liberi.
Condannato per reati associativi sia nell’ambito di Terza Posizione che in quello dei Nar – a causa della sua latitanza operativa in Italia, dove è rientrato clandestinamente nel 1982 – Adinolfi è intanto riparato all’estero.
L’attività all’estero
Da Parigi, dopo una prima produzione clandestina che precede il loro rientro in Italia dell’82 (tre numeri di Terza Posizione ed una rivista, Dixie, che si occupa di potere e finanza) Adinolfi e Spedicato danno vita al Centro Studi Orientamenti & Ricerca.
Il prodotto:
cinque documenti politici e dieci anni di bollettini a periodicità trimestrale improntati sulle analisi, le interpretazioni e le proposte.
Concausa la morte di Walter e ragion principale il sisma secnico/politico, dal 1995 Orientamenti & Ricerca sospende le pubblicazioni (che riprenderà in tono minore nel 2001) e Adinolfi si occupa di approfondire le vie della metapolitica frequentando, inoltre, brillanti figure francesi, belghe e spagnole.
Oggi
Nel marzo 2000 Adinolfi può fare ritorno in Italia laddove persegue il suo obiettivo metapolitico con diversi strumenti.
Dà alle stampe “Le api e i fiori” (edizione 451) e “Noi Terza Posizione” scritto insieme a Fiore, edito dal Settimo Sigillo, per la collana Sangue e Inchiostro.
Partecipa ad animare in provincia di Varese l’Università d’estate del 2000, sorta dalla costola di Sinergie Europee.
Per tutto l’anno 2000-01 Adinolfi presenta “Noi Terza Posizione” in giro per l’Italia.
Intanto inizia a scrivere articoli su Rinascita e Contropotere.
All’università d’estate del 2001, in Lombardia, viene definita la collaborazione organica di Adinolfi in Orion.
Dall’autunno del 2001 si procede così alla costituzione di una redazione rinnovata.
Contemporaneamente prende corpo un impegno volontaristico in sostegno dell’Argentina martoriata
Adinolfi pubblica alcuni articoli nel Giornale d’Italia, al quale invia gli aggiornamenti delle presidenziali francesi fra il primo ed il secondo turno elettorale. Alcuni di questi pezzi verranno a loro volta ripresi dalla rivista francese Rivarol.
L’università d’estate del 2002, a Rieti, è l’occasione per diffondere “Nuovo ordine mondiale tra imperialismo e Impero” fresco di stampa e per delineare una nuova forma dell’espressione metapolitica, quella che si concretizzerà con il varo, nel gennaio del 2001, della “Lama Editoriale XXIII Marzo”.
La collaborazione di Adinolfi si allarga intanto alla rivista “L’antagonista”.
Nel 2003 Adinolfi è costantemente sollecitato ad intervenire su argomenti quali: globalizzazione e potere mondiale, possibilità di rinascita europea, imperialismo Usa, scenari futuri.
Nel primo trimestre dell’anno interviene in giro per l’Italia con la media di un incontro pubblico ogni quattro giorni.
Dal 2003 in poi Adinolfi si è impegnato in prima linea nelle Università d’Estate e nella Guardia d’Onore Benito Mussolini che ha servito in Cripta dal 2003 al 2007. È stato per ter anni caporedattore della rivista Orion.
Particolarmente vicino a Casa Pound, Adinolfi non ha mai smesso di cercare la trasversalità, sempre con aspirazione all’avanguardia.
Ha dato vita, mattone per mattone, ad un Centro Studi piuttosto articolato, Polaris, che ha celebrato quattro convegni nazionali ed alcuni incontri internazionali ed ha all’attivo una lunga serie di dvd, tre quaderni “Geopolitica della droga e del petrolio”, “Immigrazione”, “Terremoti”, corsi di comunicazione a più livelli, corsi quadri e una rivista trimestrale.
Intanto dopo “Noi Terza Poizione” (2000) e “Nuovo Ordine Mondiale tra imperialismo e Impero” (2002) ha scritto “Nos belles années de plomb” uscito nel 2005 in Francia, “Quel domani che ci appartenne” stampato nel 2006 dalla Barbarossa in Italia, cui ha fatto seguito “Tortuga, l’isola che (non) c’è” uscito sempre dalla Barbarossa il 3 gennaio 2008 e stampato in Francia col titolo “Pensées Corsaires”.
Dal 2004 cura quotidianamente www.noreporter.org
Abbianmo scritto di lui:
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