ACQUA CHIARELLA – La purezza dell’acqua dei monti del lago di Como, limpida come il suo nome…
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ACQUA CHIARELLA – La purezza dell’acqua dei monti del lago di Como, limpida come il suo nome…

Intervista di Giulia Quaranta Provenzano

Oggi la blogger Giulia Quaranta Provenzano ci propone l’intervista ad Andrea Vaccani, owner di Acqua Chiarella…

Buongiorno! Vorrei chiedervi subito quali sono i principali benefici della vostra acqua oligominerale Chiarella, che proviene dalle rocce del monte Grona [clicca qui https://www.chiarella.it/ per accedere al sito Internet di Acqua Chiarella]. “Buongiorno Giulia! L’acqua minerale compie un viaggio lunghissimo, nel tempo e nella geografia, acquisendo le qualità e la memoria del terreno che attraversa. Il monte Grona è una montagna dolomitica che domina il centro del lago di Como e i geologi calcolano che, data la profondità della fonte, l’acqua Chiarella che beviamo oggi è piovuta dal cielo circa ottocento anni fa (per dare un volto al tempo, quando cioè Federico Barbarossa mise a ferro e fuoco il nord Italia). La nostra acqua è oligominerale, con uno dei livelli di sodio più bassi presenti sul mercato e un bilanciamento perfetto di calcio, magnesio e potassio. È un’acqua consigliata per un consumo quotidiano ed è idonea per la preparazione dei cibi dell’infanzia, perché capace di portare nutrimento all’organismo senza appesantirlo. Il residuo fisso, infatti, è formato per lo più da minerali c.d. positivi”.

Chiarella ha vinto il Good Design Award, il più importante premio di design rilasciato dal Chicago Athenaeum of Arts. Ebbene, ci raccontate di questa esperienza e quale pensate sia la peculiarità principale che ve l’ha fatto ottenere? “Ciò che è stato fatto con Lorenzo Palmeri, designer che ha curato il progetto della 0,70 l Symposion, ha ottenuto i più prestigiosi riconoscimenti al mondo nel campo del design di prodotto (l’iF Design Award, il Good Design Awards e l’ADI Design Index). Lorenzo è riuscito a materializzare tutto quello che un’azienda, quale Chiarella, cerca di trasmettere al consumatore ovvero la propria storia, i propri valori, il proprio territorio e la propria visione del mondo. L’operazione, tra le più difficili e complesse (soprattutto in un’epoca in cui ogni cosa è raccontata, ma non tutto è raccontabile), è riuscita a innovare un oggetto semplice come la bottiglia d’acqua – che sembrava aver esaurito la sua capacità di stupire. Il citato progetto, oltre ai meriti estetici e narrativi, è perfettamente in linea con gli obbiettivi di sostenibilità richiesti dal mercato dacché la bottiglia nasce per essere un vetro a rendere, quindi il contenitore ha origine per essere riutilizzato infinite volte. Con un’opera di grande intelligenza, è stato previsto un meccanismo capace di annullare lo scarfing (le righe che si formano sul vetro col riutilizzo industriale della bottiglia) e di ridurre al minimo il materiale deperibile (tappo ed etichetta, che rimane solo sul collo del contenitore). Dal punto di vista ecologico, il riutilizzo è sempre migliore rispetto al riciclo”.  

Avete affidato il nuovo formato, il nuovo tappo e la nuova etichetta non-etichetta di Acqua Chiarella – bottiglia in vetro 0,70 l – appunto a  Lorenzo Palmeri il quale, avete affermato, nel progetto cattura la vostra essenza. Ebbene come ha avuto origine tale collaborazione? “Ho incontrato Lorenzo, in un caldo pomeriggio di giugno, al suo quartiere generale di Milano. Ero alla ricerca di un designer capace di raccogliere i miei pensieri e di condensarli all’interno di un oggetto in grado di raccontare e di esprimere una particolare visione del mondo. Nelle settimane precedenti avevo visto parecchi designer, ma già dal primo approccio con Lorenzo capii immediatamente che era la persona che stavo cercando. Abbiamo avuto, in ogni fase del progetto, una perfetta affinità elettiva e la naturale predisposizione a completarci a livello creativo. La nostra natura è stata raccontata in un processo di liberazione, in una ricerca dell’assenza, che ha permesso di rendere l’acqua protagonista assoluta del progetto. Noi di Chiarella vantiamo una tradizione lunga più di cinquant’anni, profondamente radicata in un territorio che ci dà vivere e a cui diamo da vivere… in un relazione cementato sulla reciprocità. Questa profonda identità territoriale ci permette di andare ovunque, poiché siamo consapevoli di quello che siamo. Inoltre, proprio un’identità profondamente radicata permette anche un posizionamento preciso – che è l’unica via per generare valore all’interno di un’azienda”.

Symposion Zero66 Pet naturale e frizzante ha invece quale etichetta l’opera dell’artista internazionale Fabrizio Musa: da cosa è nata codesta scelta e come mai avete optato per lui? “Abbiamo iniziato il progetto Symposion nel 2017, un progetto aperto che trae la sua ispirazione dal <<Simposio>> di Platone, letteralmente bere insieme… venivano invitati artisti e personalità eccellenti a confrontarsi su determinati argomenti. In quest’ottica abbiamo iniziato una serie di collaborazioni con artisti per l’appunto e designer, ma anche sportivi, capaci di raccontare e interpretare la nostra storia. Fabrizio Musa è stato il primo, abbiamo avviato poi un progetto con la Fondazione Achille Castiglioni ed infine con Lorenzo Palmeri che ha generato la bottiglia in vetro da 0,70 l”.

Chiarella – vi cito – ha sempre dimostrato, in oltre cinquant’anni di storia, una grande attenzione per l’ambiente e per il CSR. Diversi progetti sono stati sviluppati, con investimenti significativi per minimizzare l’impatto sulla zona del Comune di Plesio e sopra Menaggio e per garantire degli effetti positivi a tutto il territorio (anche limitrofo) così da dare da vivere alle montagne del lago di Como che, a loro volta, danno da vivere alle persone. Ci fate qualche esempio specifico di questa reciprocità, ossia di cosa concretamente è stato da voi fatto e cosa evitato per un bene maggiore? “L’acqua minerale è uno dei pochi prodotti alimentari che non necessita di manipolazione, viene imbottigliata pura come alla fonte d’origine e dunque, per vocazione, è portata a tessere un rapporto profondissimo con il territorio… Il territorio è stato sempre al centro della nostra identità aziendale ed è un elemento non sacrificabile nel nostro processo di crescita. L’azienda sta per lanciare un percorso finalizzato a minimizzare il più possibile il proprio impatto ambientale. Gli investimenti si sono concentrati tutti sul vetro, prevalentemente a rendere, col riutilizzo del contenitore e pertanto con un minore impatto rispetto ai prodotti esauribili di consumo. Siamo, non di meno, da sempre grandi sostenitori di tutti gli eventi tesi a valorizzare l’ambiente che ci ospita… dalle corse in montagna al Lake Como Design Festival, dai rapporti con le fondazioni come Villa Carlotta agli eventi più piccoli ma capaci di coinvolgere comunque la zona”.

Qual è il vostro punto di vista circa la situazione ambientale e idrica, in primis in Italia? “L’Italia ha un patrimonio idrico immenso, che va valorizzato e conservato nel migliore dei modi possibili. La nostra nazione ha il dovere di dialogare con il proprio paesaggio e la propria storia e deve tendere nientemeno che a una conservazione maniacale delle sue unicità. La geografia è un destino e oggi più che mai bisogna pacificarsi con questa sentenza”.

In un’acqua, a vostro avviso, alta qualità di cos’è sinonimo?Forma e sostanza, a mio avviso, devono sempre andare di pari passo. Alta qualità attualmente è sinonimo di identità, di valore, di narrazione e di attenzione nei confronti del consumatore. L’acqua minerale deve sapersi valorizzare al di sopra di un normale bene di consumo, tuttavia deve anche aprirsi al fine d’essere un’esperienza e un racconto – svincolandosi dal ruolo di comodities, a cui è stata confinata per molti anni”.

Avete idea che l’Arte possa favorire l’avvicinamento e una maggiore presa di coscienza, sensibilizzazione, per quello che riguarda questioni spinose quali lo spreco e il cattivo uso delle risorse offerte dal nostro pianeta Terra o no? “L’arte deve generare uno shock nei confronti del suo osservatore, deve essere capace di risvegliarlo, di destabilizzarlo (se necessario) e di coinvolgerlo al punto di portarlo a perdere ogni certezza… per permettergli di trovarne delle altre. Questo potere “piscopompo” acquisisce maggiore valore se permette all’osservatore di ri-approcciarsi alla natura in modi radicalmente nuovi, da turista a viaggiatore, da consumatore a essere umano”.

A proposito di social, con quale finalità li utilizzate [clicca qui https://instagram.com/acqua_chiarella?igshid=YmMyMTA2M2Y= per accedere al profilo Instagram di Acqua Chiarella]? “Da due anni lavoriamo con Paola e Agnese, le fondatrici di Maptique, che seguono i nostri profili social. Il nostro percorso comunicativo sta andando di pari passo con il nostro percorso aziendale ed è finalizzato a valorizzare il prodotto all’interno di un processo narrativo che si declina sia all’interno dei nostri prodotti, che nel racconto di essi… narrazione che facciamo tramite i nostri canali. Paola e Agnese hanno compreso subito il percorso che l’azienda stava facendo e si sono fatte felicissime interpreti della nostra visione del mondo, del nostro rapporto col design e con la natura”.

Infine, prima di salutarci, volete rivelarci quali sono i vostri prossimi progetti e magari qualche chicca in anteprima? “Abbiamo molti progetti in corso, che sono stati però rallentanti dalle dinamiche macroeconomiche degli ultimi tre anni (Covid-19 e guerra in Ucraina). Sicuramente lavoreremo con Lorenzo Palmeri per declinare in altri formati la nostra bottiglia in vetro Symposion e lanceremo una nuova linea, che aiuterà notevolmente il nostro processo di crescita. Al fianco di Milano Wine Week per la prima volta, siamo stati pure partner del Whisky Club Italia il 9 ottobre per il più importante evento italiano dedicato al whisky”.

20 Ottobre 2022

Autore:

redazione


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