Si è svolta stamattina, giovedì 5 novembre 2009, alla sede distaccata di Sant’Agata Militello del Tribunale, la prima udienza del processo per le minacce di morte al giornalista Farid Adly.
Farid Adly esprime la sua soddisfazione per i risultati raggiunti dagli inquirenti che “hanno dimostrato che credere nello Stato ed aver fiducia nelle istituzioni paga. Questa citazione in giudizio dimostra che non si può, nella democratica Italia, minacciare di morte una persona e svignarsela. La libertàd’espressione, d’opinione e di stampa sono garantite dalla Costituzione e chi tenta di impedirle con le intimidazioni viene trascinato davanti al giudzio della magistratura. I politici che avevano sottovalutato questo aspetto, negando la solidarietàalla vittima, hanno dimostrato il loro fallimento, politico e amministrativo. Infatti nelle amministrative di due anni dopo, sono stati mandati a casa”. “Ho capito il grave conflitto d’interessi di alcuni politici di maggioranza di allora, – ha detto Farid Adly – soltanto quando ho consatato che il difensore di fiducia dell’imputato ricopriva un importante incarico nel Consiglio Comunale di Acquedolci”.
La vicenda risale al 2 Aprile 2005 quando il giornalista libico è stato affrontato dall’imputato sulla via Nazionale nel centro di Acquedolci e gli ha rivolto le frasi minacciose e intimidatorie. Farid Adly, che allora ricopriva la carica di membro del diretivo provinciale dei Democratici di Sinistra, aveva partecipato ad una trasmissione Tv sull’emittente OndaTV, “Giu la maschera” diretta dal giornalista Pippo Galipò, trasmissione dedicata alle discariche che si stavano realizzando sul territorio di Acquedolci nelle due fiumare dei torrenti Furiano e Inganno. La trasmissione, che ha smascherato l’inefficienza dell’allora amministrazione Oriti nel far fronte alla questione ambientale, ha scatenato la rabbia del sindaco e della sua maggioranza che avevano accusato il giornalista Adly e la sua parte politica di aver infangato il nome di Acquedolci con le loro sacrosante campagne in difesa dell’ambiente e della salute dei cittadini. Nel Consiglio comunale del 2 Aprile 2005, sindaco e alcuni consiglieri di maggiroanza si sono scatentati aggredendo verbalmente il giornalista libico senza nominarlo ma con riferimenti e allusioni chiare. E’ all’uscita da quel consiglio comunale infuocato che Farid Adly è stato affrontato dall’imputato, che gli ha lanciato quelle minacce terribili e poi è fuggito a bordo della sua auto.
Il gionalista ha esposto regolarmente denuncia contro ignoti presso la locale stazione dei Carabineiri, nelle mani del Mar. Ord. Salvatore Porracciolo. Le indagini degli inquirenti, dai rilievi del numero di targa dell’auto, sono risaliti all’autore delle intimidazioni. Ma il caso nel fratempo era diventato politico, perché il sindaco e la maggioranza consiliare hanno rifiutato di esprimere solidarietàal giornalista libico, assumendo un’ipocrita posizione di equidistanza, come se si fosse trattato di un litigio da bar e non una minaccia di morte in pieno centro cittadino. Migliaia di messaggi di solidarietàsono pervenuti all’indirizzo del giornalista libico, anche da esponenti di spicco del mondo politico e della cultura nazionali, come il giornalsita e condutore televisivo Gad Lerner, il regista teatrale e premio Nobel per la Letteratura, Dario Fo, lo scrittore Vincenzo Consolo, da molti parlamentari nazionali e regioanli, da partiti politici e associazioni del volontariato e da moltissimi citadini acquedolcesi. Per iniziativa del capo gruppo di opposizione del tempo, il dott. Giuseppe Terranova, è stata avanzata la proposta al Consiglio Comunale di una mozione di solidarietà, ma la maggioranza l’ha rifiutata ed è stata approvata una mozione di generica condanna contro ogni qualsivolgia atto di violenza senza peraltro citare la vittima dell’intimidazione. Contro questa squallida forma di omertà, i Democratici di Sinistra hanno indetto un comizio al quale è stato invitato ad intervenire il deputato europeo, Claudio Fava.
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