Anche se era soltanto un animale immaginario, aveva un nome e un cognome: Dino Sauro. La sua casa era il muro della discesa della stazione ferroviaria di Acquedolci. Qualcuno se lo ricorda ancora; tanti lo si sono dimenticati, ma poi quando gli racconti qualche elemento, escalamano: “Ah, sì, sì, sì … ho ancora una foto ricordo fatta dalla mia ragazza di allora”. E cose simili.
Ricordi belli che affiorano per merito di un murales disegnato 27 anni fa da due giovani, Delfo Artino e Mario Falci; tanto per passare il tempo d’Estate: un’opera d’arte che le intemperie e l’incuria hanno cancellato.
Grazie al nostro progetto “Afrodite” (andate a leggervi il post dedicato qui sotto: http://alchimiadellabellezza.blogspot.com/2011/11/per-una-storia-delle-espressioni.html) sarà possibile:
1) riportare alla memoria collettiva questa opera, cercando di pescare qualche foto dai cassetti, anche per riscrivere la storia dell’arte in questa nostra cittadina;
2) tentare di riportare nella realtà quel murales, con l’impegno di un po’ di artisti volontari, di qualche sponsor, del contributo dell’Amministgrazione e il coinvolgimeto delle scuole elementare e media. Su questa idea dell’Arch. Benedetto Ventura si registrano importanti interessi.
Il primo punto, invece, lo stiamo realizzando con il fattivo impegno di Roberto Gentile che si è prodigato a contattare uno degli autori, l’arch. Mario Falci. Ha raccolto foto e una testimonianza.
Ecco la lettera che Roberto Gentile ci ha scritto qualche giorno fa ed in fondo al testo le immagini:
“Cari amici dell’ Associazione Culturale Mediterraneo,
con grande piacere vi invio il ricordo dell’Arch.Mario Falci.
Leggendolo sono stato bene….
Roberto Gentile”
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“Non parlerò di Delfo e dell’amicizia che ci legava: è un ricordo che ancora dopo molti anni rimane per me doloroso ed assolutamente privato, ma raccontare di quella fine estate del 1984, e di come decidemmo di passare quei giorni, mi fa molto piacere.
Con Delfo parlavamo di tante cose: di politica, di architettura, di musica… ed un pomeriggio, in spiaggia, gli raccontai dei murales che avevo realizzato al liceo qualche anno prima e dell’ultimo, fatto in casa, a Palermo. L’idea lo entusiasmò moltissimo ed immediatamente cominciammo ad immaginare il soggetto che ci sarebbe piaciuto rappresentare.
Capii subito che quello sarebbe stato un dipinto diverso da tutti quelli che avevo fatto sino a quel momento: più scanzonato, sicuramente meno ideologico e pesante. Non avrebbe nascosto simbologie complesse e significati “altri” nei “meandri di piani di lettura diversi”, sarebbe stato semplicemente l’occasione ed il piacere della pittura, che avrebbe fatto vivere una parete anonima lungo la stradina che conduce alla piccola stazione ferroviaria di Acquedolci.
Ma chi era il proprietario di quel muro? Può sembrare assurdo ma noi non eravamo dei “graffitari” e non avremmo mai dipinto su un muro senza il permesso del proprietario.
Così qualcuno ci disse che tutta l’area era di proprietà delle Ferrovie dello Stato. Allora scrivemmo una richiesta di autorizzazione che consegnammo al capostazione.
Qualche giorno dopo, con grande sorpresa, fummo chiamati dallo stesso che ci disse di iniziare pure a dipingere.
Così tornai a Palermo e riempii lo zaino con latte di colore…….ricordo ancora il peso e la fatica.
Avevamo disegnato, su un foglio da lucido un drago e mentre io davo il suggerimento di utilizzare i conci irregolari della parete come squame del rettile, lui insisteva per dargli uno sguardo da personaggio buono ed un po’ maldestro, così prendendo un giornalino di fumetti mi disse: ” Ecco, con la faccia di Pippo”, risposi: ” Allora, si salirà sulla scala che però sarà anche la coda! “; e così, prendeva forma il murales, ridendo ed entusiasmandoci sempre di più.
In quel periodo, all’università, studiavo i decori di Mendini e del gruppo Alchimia e quei segni aguzzi ed irregolari, fatti con colori acidi, sarebbero diventati i toni della livrea e della pelle del dinosauro che però, grazie ad un’altra intuizione di Delfo, diventò Dino Sauro.
Calcolammo la quantità di colore ed i pochissimi soldi in tasca e ci rendemmo conto che quelle latte non sarebbero bastate per dipingere un murales così grande. La soluzione arrivò grazie alla grande fantasia di Delfo che mi disse:” Sai, Dino Sauro è un piccolo drago nato da un uovo interrato in quel terrapieno e stiracchiandosi un po’ ha fatto crollare qua e là il muro della stazione, non lo sapevi? E’ così che è venuto al mondo!”
Ciao, Delfo!
Arch. Mario Falci