Infatti la Corte messinese, Pres. Murone, a latere Cucurullo e Sagone, ha confermato la sentenza di condanna a suo tempo pronunciata dal Giudice Monocratico del Tribunale di Sant’Agata Militello, dr. Ugo Molina, a carico di Salerno Giuseppe, esponente politico di Acquedolci il quale, nel corso di un comizio pubblico aveva offeso l’onore del giornalista libico Farid Adly, accusandolo di essere scappato dal suo paese di origine.
Farid Adly, rappresentato dallo studio dell’avvocato Mancuso, ha ottenuto la condanna in primo grado per il reato di diffamazione. Il Salerno, difeso dall’avv. Alvaro Riolo, ha impugnato la sentenza lamentando l’insussistenza della diffamazione e proponendo una serie di eccezioni processuali che però la Corte di Appello non ha condiviso.
Nel corso della discussione dell’appello il Procuratore Generale, nella persona del Sost. Dr. Maurizio Salamone, ha definito l’accaduto come una pagina di autentico razzismo ed ha chiesto ed ottenuto la conferma della prima sentenza di condanna. La parte offesa, costituitasi parte civile, è stata rappresentata dall’avv. Giuseppe Mancuso.
La vicenda, verificatasi ad Acquedolci nel 2005, riguardava la difesa ambientale delle valli dell’Inganno e Furiano e suscitò allora tantissimo clamore al punto da richiamare nel piccolo centro nebroidense personaggi di primo piano del mondo politico e sindacale che hanno inteso offrire personalmente la loro solidarietà al giornalista diffamato. Farid Adly era stato fermato da un certo personaggio, nel centro della cittadina, e minacciato di non parlare più in TV altrimenti sarebbe tornato nel suo paese in un “tabbuto”, parola siciliana per altro di etimologia araba.
L’immediata querela del tentativo di intimidazione era stata considerata da alcuni esponenti politici acquedolcesi come offesa all’onore
della città e si sono rifiutati di esprimere solidarietà alla parte offesa. I Democratici di Sinistra, il partito al quale apparteneva allora Adly, hanno organizzato un comizio di solidarietà al quale è intervenuto l’on. Claudio Fava che ha tenuto un memorabile comizio per respingere ogni tentativo di intimidazione. In risposta, esponenti della maggioranza, guidata dall’allora sindaco Oriti, hanno tenuto un comizio dove il Salerno ha profferito le frasi incriminate.