ADIEU “BEBEL” – Da Godard e la Nouvelle Vague leggendo Leautaud e Celine, e poi teatro e il cinema di genere… un Grande Attore
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ADIEU “BEBEL” – Da Godard e la Nouvelle Vague leggendo Leautaud e Celine, e poi teatro e il cinema di genere… un Grande Attore

Addio a Jean-Paul Belmondo, icona del cinema francese non-conformista come Alain Delon, Brigitte Bardot e Philippe Leroy.E ‘ morto ieri a 88 anni. Da Godard e la Nouvelle Vague, il teatro e il cinema di genere l’hanno visto protagonista e simbolo.

«non sono particolarmente bello, ma sono un buon pugile»

Jean-Paul Belmondo nasce a Neuilly-sur-Seine nel 1933, figlio d’uno scultore di origini italiane e di una pittrice. È ammesso nelle migliori scuole parigine, tra le quali il celebre liceo Henry IV. Ma è poco incline agli studi e più orientato all’azione. Si appassiona di sport, il calcio e la boxe in particolare – in Fino all’ultimo respiro, il suo personaggio dirà : «non sono particolarmente bello, ma sono un buon pugile».

Jean-Paul Belmondo: ′′I miei autori di sempre si chiamano Leautaud, Celine di cui ho letto e riletto Viaggio dopo la notte e Rigodon′′

In realtà, neanche il mondo della boxe fa per lui.

A sedici anni decide di diventare attore e dieci anni dopo verrà scoperto da Jean-Luc Godard. A partire da Fino all’ultimo respiro (1960) la sua carriera non smetterà di crescere. Sempre nel 1960, lo troviamo nel film di Sautet Asfalto che scotta, un successo che inaugura una serie molto lunga di film polizieschi seri, alcuni belli Lo Spione di Jean-Pierre Melville (1962) e Borsalino (1972) insieme all’altro attore del poliziesco francese, Alain Delon, altri decisamente da dimenticare.

Splendidi e immortali sono i suoi personaggi del sacerdote di Leon Morin, prete (1962, sempre per Melville), del giovane senz’arte né parte di Quando torna l’inverno, davanti ad un ultimo superbo Jean Gabin, e dell’uomo accecato dall’amore di La mia droga si chiama Julie insieme a Catherine Deneuve, questa volta sotto la direzione di François Truffaut.

È stato calcolato che i suoi film hanno portato in sala 160 milioni di spettatori.
Ha ricevuto un César, ma lo ha rifiutato. Di fatto è stato tra i volti che hanno caratterizzato e definito la Nouvelle Vague.
Con Godard ha girato un secondo capolavoro. È il Pierrot le fou del Bandito delle 11 (1965). Nel quale reinventa, mescolandola con i codici del cinema moderno, la filiazione con Michel Simon, l’attore più dada del cinema francese. Ma nessun ruolo è paragonabile per importanza e influenza a quello di Michel Poiccard, il bandito di Fino all’ultimo respiro

Fu sempre buon amico del collega Alain Delon
I due – Jean-Paul Belmondo e Alain Delon – sono rimasti nell’immaginario per la loro interpretazione, nel 1970, del celebre film “Borsalino” di Jacques Deray, sceneggiato da Jean Cau, il celebre scrittore passato alle cronache per il suo passaggio da ex segretario di Sartre a intellettuale di destra, noto per i suoi libri “Il Cavaliere, la Morte e il Diavolo”, “Toro” e “Una passione per Che Guevara”. 
7 Settembre 2021

Autore:

redazione


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