E’ riuscito a festeggiare i suoi 92 anni ascoltando dalla sua camera da letto i bambini che cantavano “Romagna mia” in piazza. Anche Ermanno Olmi gli ha fatto la sorpresa per il compleanno. Una festa che già prevedeva sarebbe stata l’ultima. A quattro giorni da quel traguardo, Tonino Guerra ha lasciato la terra che tanto amava, raccontata nei film, nelle poesie, nei manifesti, nelle fontane e nelle piccole grandi invenzioni disseminate in piazze e borghi.
Lucidissimo fino alla fine, il poeta ha voluto morire a Santarcangelo, dove era nato il 16 marzo 1920, con il terrazzino che si affaccia sul centro del paese. Lì, sabato scorso, la moglie Lora e il figlio compositore Andrea si sono affacciati per salutare gli amici accorsi per salutare il poeta costretto a letto.
Guerra ha sempre rivendicato le sue origini, anche quando è diventato famoso.
Mentre scriveva sceneggiature per i grandi del cinema come Fellini, Antonioni, Rosi, Monicelli, Anghelopulos, i Taviani, Guerra progettava manifesti per richiamare i sindaci a preservare le bellezze del territorio, disegnava fontane, dipingeva acquerelli, ideava orti e musei. Il suo orto dei frutti dimenticati a Pennabilli lo sono venuti a vedere da tutto il mondo, compreso il Dalai Lama. Un esempio fra i tanti, perché ovunque si vada, lungo la via Emilia e le Marche, Tonino Guerra ha lasciato una traccia. Targhe poetiche, tappeti di ceramica, stufe, fontane, mobili e madie antiche colorate con i pastelli. Sono questi “gioielli” poetici a legare la Romagna a Tonino Guerra.
E’ stato lui a lanciare il dialetto sulla ribalta nazionale, attirandosi gli elogi di Carlo Bo, Elsa Morante e Gianfranco Contini. Le sue raccolte di poesie, a partire da “I scarabocc” e “I bu” hanno ottenuto premi e riconoscimenti dalle giurie più titolate. Poi e’ arrivato il cinema a portare Guerra sull’Olimpo dei grandi. Quando negli anni ’50 parte da Santarcangelo alla volta di Roma in pochi credono, che possa sfondare. Ma già nel ’56, quando firma la sceneggiatura di “Uomini e lupi” con Giuseppe De Santis, si capisce che il talento premia. E da quel momento Guerra lavora con i più autorevoli maestri, a cominciare ovviamente da Fellini.
Hanno caratteri difficili i due romagnoli, ma quando devono discutere di un film non litigano mai. Dal loro estro è nato “Amarcord” al quale Tonino ha regalato la poesia sui mattoni e l’idea del pavone, e poi ancora “Ginger e Fred”, “E la nave va”, “Prova d’orchestra”, “Casanova”. Prima e dopo Fellini, ci sono Elio Petri, Vittorio De Sica, Monicelli, Lattuada, Bellocchio, Wenders, Tarkovskij. Con Anghelopulos Guerra era anche grande amico, salutato appena pochi giorni prima della tragica scomparsa in un incidente. A lui Tonino ha dedicato il suo ultimo libro.
A comporre poesie Tonino Guerra si è impegnato fino agli ultimi giorni, contando sull’aiuto dei tanti collaboratori. A Santarcangelo sono nati gli ultimi versi. A Santarcangelo l’ultimo viaggio.
La camera ardente sarà allestita in consiglio comunale. I funerali saranno celebrati nella piazza del paese, quasi certamente sabato mattina. A tenere l’orazione funebre sarà Sergio Zavoli
testo di Anna Tonelli per Repubblica.it