In Italia a rischio la fascia d’età compresa fra i 16 e i 24 anni. Il consumo nella Penisola è distribuito nell’arco della settimana, nei Paesi europei del Nord si registrano più eccessi nel week-end
Roma – In Italia prevale una consolidata ‘cultura del bere’ caratterizzata da un consumo di bevande alcoliche con prevalenti valori d’uso alimentare e conviviale. Una crescente criticità si registra in una ristretta fascia d’età compresa fra i 16 e i 24 anni nell’ambito della quale i fenomeni di abuso si concentrano intorno ai 18 e i 19 anni. E’ questo il quadro generale emerso dalla ricerca realizzata da Ispo, per conto di Federvini, che ha indagato le abitudini al bere dei giovani italiani comparandole con quelle dei giovani di altri tre paesi europei: Regno Unito, Francia e Germania.
Oltre questa fascia d’età , il consumo di alcol si distribuisce nel corso della settimana secondo le modalità del cosiddetto ‘Stile Mediterraneo’ caratteristico anche di altri Paesi con tradizioni simili alla nostra, come ad esempio la Francia. Al contrario, nelle nazioni del Nord Europa dove il consumo si concentra nel week end prevale il ‘Modello Nordico’ caratterizzato da fenomeni più gravi di abuso, nonostante il sistema preveda forme di proibizionismo più spinte che non in Italia.
”Dell’alcol va condannato l’abuso a differenza delle droghe di cui va invece condannato l’uso” ha affermato il ministro della Gioventù, Giorgia Meloni, intervenendo oggi a Roma alla presentazione della ricerca. ”Il Rapporto Ispo – ha proseguito il ministro – se da una parte conferma le differenze esistenti tra culture del bere diverse, quella Mediterranea e quella del resto dei Paesi europei, dall’altra, sottolinea la necessità di continuare con le politiche di dialogo e informazione con gli operatori del settore”. Nel confronto sul tema è intervenuto anche il presidente della commissione Trasporti della Camera, Mario Valducci, sottolineando che ”le misure che vietano la vendita di alcolici dopo le 2 di notte sono inefficaci” per la lotta al consumo irresponsabile.
Per il presidente di Federvini, Vallarino Gancia, ”proprio la famiglia è allo stesso tempo la soluzione e il problema dell’abuso giovanile. Laddove continua ad essere il presidio di un costume moderato non esiste alcuna criticità fra i giovani di nessuna età ; dove invece questo presidio è carente allora può esserci un rischio. Allora il nostro ruolo è quello di concentrare tutti gli sforzi per sostenere e informare correttamente le famiglie, per favorire il dialogo e allargare il più possibile l’azione comune fra Governo, Istituzioni e Federvini con iniziative di prevenzione che vedranno coinvolte le scuole e le aree di formazione come: autoscuole, centri di guida sicura e sportiva, centri ricreativi, discoteche, bar, etc.”.
Uno dei più importanti risultati della ricerca dimostra che la tendenza ad eccedere con l’alcol in Italia tocca una parte minoritaria di popolazione e varia molto al variare dell’età : il 19% tra i 16 e i 17 anni, il 23% tra i 18 e i 19, per ridursi al 16% tra i 20 e i 22 anni. Situazione ben diversa in Inghilterra e in Germania dove si inizia a bere a 14 anni con percentuali rispettivamente del 40% e del 50%.
“Quello che salva l’Italia – ha detto il curatore della ricerca Renato Mannheimer – è la cultura mediterranea, caratterizzata da un consumo di bevande alcoliche con valori di uso alimentare e conviviale”. Dall’indagine emerge anche che il primo drink alcolico in Italia viene consumato fra i 15 e i 16 anni dal 32% dei giovani, mentre in Gran Bretagna a 14 anni dal 51% dei giovani. Anche l’età della prima sbornia è indicativa delle differenze tra cultura mediterranea e anglosassone: in Italia tra i 17 e i 18 anni mentre in Germania e in Inghilterra tra i 15 e i 16 anni.(Adnkronos)