«Rosario Livatino, il “giudice ragazzinoâ€Â, venne ucciso perché pretendeva di compiere soltanto il proprio dovere, come fanno tanti magistrati impegnati contro Cosa Nostra in Sicilia e le altre organizzazioni criminali nel resto del Paese. Morì perché nelle sue inchieste si era occupato di mafia ma anche di politica, senza preoccuparsi se così andava a toccare qualche politico».
Così il deputato europeo dell’IdV e presidente dellÂ’Associazione nazionale familiari vittime di mafia, Sonia Alfano, ricorda il giudice Rosario Livatino, il magistrato siciliano ucciso dalla mafia il 21 settembre 1990.
«Bisogna ricordarsi di lui – aggiunge – quando magistrati in prima linea vengono attaccati anche da alte cariche delle Istituzioni, quando si cerca di screditare qualcuno solo perché porta avanti inchieste scomode per alcuni settori della politica, quando si cerca di limitare senza senso la libertàd’azione e la ricerca della veritàda parte della magistratura».