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ALLUVIONE MESSINA – Lettera aperta, rivolta alla classe dirigente Italiana e in particolare a quella siciliana

Riceviamo e pubblichiamo la lettera di Emanuele Costa che nell’alluvione del I ottobre 2009 ha perso il fratello Luigi.

Il giovane ingegnere perse la vita nel disperato tentativo di salvare una giovane donna, Ketty De Francesco, anche lei morta in quella tragica circostanza. Perché, ad un anno dalla tragedia, questa morte non resti vana. –
Gentili Senatori e Onorevoli della Repubblica Italiana,  Presidente e Onorevoli della  Nazione Sicilia, Presidenti delle Province, Sindaci, Vicesindaci, Assessori delle varie giunte, Consiglieri  e Dirigenti pubblici in genere, mi rivolgo a Voi consapevole delle difficoltà che incontrate, giorno dopo giorno, nello svolgimento della Vostra attività di governo; sono fermamente convinto che “Fare Politica” sia un qualcosa di nobile: una missione, un mettersi in gioco, uno spendersi continuamente  per rendere un servizio alla collettività; ma, purtroppo, credo al contempo che questa mia visione sia considerata utopica da molti di Voi stessi.
Oggi, a un anno dalla tragedia di Scaletta Zanclea e Giampilieri, che mi ha colpito personalmente, sento il bisogno di scriverVi. Non so se Voi, assieme a molti altri, che neanche sono stati  sfiorati da questa immane tragedia,  possiate mai  capire quale sia il dolore della perdita, in tali circostanze, di un fratello maggiore, ma Vi posso assicurare che non esistono parole o gesti umani che lo possano descrivere e minimamente fare immaginare: prima il rimanere impietriti, impotenti, paralizzati di fronte alla realtà che sembra impossibile  essere la  tua, il trovarsi avulsi dal mondo circostante, poi la presa di coscienza che lentamente inizia a logorarti, a  svuotarti interiormente, a squassare l’anima e la sua intimità: un cuore gonfio di dolore, un fiato rotto dal  pianto che non ti permette più di respirare e, poi, il sentirsi svenire, il non reggersi più in piedi perché privo di ogni forza, il passare delle notti insonni, l’alienarsi nella solitudine del proprio io e, al contempo, l’iniziare a ricordare il viso sempre sorridente, la sagoma, i gesti, le parole, i consigli, le pillole di saggezza, gli odori e i profumi, il timbro della voce, gli ultimi momenti passati assieme, densi di calorosa affettuosità, che si cristallizzano nella propria mente assieme a quelli più belli del passato, diventando ricordi preziosi da custodire gelosamente. E’ Il dolore più profondo per la perdita di una parte di se stessi, è il dolore più profondo nel vedere lo shock di mamma Maria  e di  papà Giuseppe, storditi dalla presa di coscienza che il loro figlio non tornerà mai più, consapevoli che al loro richiamo non dirà più: “sto arrivando”; è lo stringersi  a loro assieme a  mia sorella Graziella e a mio fratello Aurelio; è l’indossare di fronte a loro la maschera della serenità che in realtà è assai lontana. Proprio per questo penso di avere prima il dovere e poi il diritto non di ergermi sul pulpito al fine di elargire prediche e rimproveri  ma solo di sussurrare qualche mio pensiero…  affinchè tutto questo non accada più, mai più.
Vi chiedo umilmente di ascoltarmi e di farVi promotori presso l’Assemblea Siciliana, di un disegno di legge che blocchi ogni tipo di concessione edilizia e lottizzazione in tutti quei comuni che si ritrovano con piani regolatori scaduti e che ad hoc non provvedono al rinnovamento per usufruire delle maglie assai larghe dei vecchi piani;  che garantisca e imponga seriamente i  requisiti minimi di zone a verde per ogni metro cubo di costruito;
che eviti deroghe e contro deroghe  nelle fasce caratterizzate da vincoli di inedificabilità assoluta;
che preveda viabilità adeguate ai nuovi carichi urbanistici;
che metta l’individuo con le sue esigenze socio-culturali al centro del futuro sviluppo del territorio;
che contrapponga all’elevata entropia-anarchia, che caratterizza il territorio siciliano, uno sviluppo meditato e razionale;
che, predisponendo l’aggiornamento dei piani di assetto idrogeologico con attenzione, professionalità e rigore, affronti con serietà e severità le questioni del rischio idrogeologico e sismico nel territorio siciliano;
che preveda piani di protezione civile di  allerta e soccorso  al passo con le più evolute nazioni europee;
che preveda opportuni piani di rimboschimento e di sostegno del comparto agricolo al fine di evitare il totale abbandono delle coltivazioni locali.
Si uniscano le forze per mettere in atto un controllo ferreo alle varianti dei piani regolatori, soprattutto nel caso in cui comportino speculativi incrementi di cubatura;
ci si batta per sfatare il mito che il rispetto dell’ambiente, della natura, il recupero di beni architettonici e quindi una migliore  qualità della vita non paghi; tutto ciò non è  qualcosa di poco pragmatico o di antieconomico, anzi  diventerebbe un quid in più per il decollo dell’industria del turismo in una terra come la nostra che ha, in questo campo, delle potenzialità  elevatissime.
E per Messina si analizzi seriamente la situazione di tutti i torrenti, delle sue colline, già ripetutamente violentate, la situazione del rischio sismico e idrogeologico e infine la situazione dell’area del  Tirone , nella cui zona, che si trova in pieno centro città, sarebbe auspicabile un grande parco da destinare e donare alla cittadinanza messinese, piuttosto che la costruzione di  ulteriori centri commerciali, espressione di una economia drogata e gestita tutt’altro che in forma libera…
Insomma si faccia in modo che il sacrificio di mio fratello Luigi e di cosi tante vite umane  non sia vano, ma, scuotendo dal profondo le coscienze, possa essere motivo di attenta riflessione e severo monito per coloro che, nella gestione del territorio, avrebbero dovuto ponderare le loro scelte, così che, per il futuro, essi si facciano promotori di una responsabile e virtuosa politica di prevenzione, volta, soprattutto, alla salvaguardia e alla tutela della vita umana e, in generale, dell’ambiente tutto.
Rigore morale, rigore morale, rigore morale questo il  “viatico” necessario all’avvio di una sana rivoluzione culturale intesa come presa di coscienza, come  forma di progresso, come una vera formazione  culturale e non come esempio di una gelida erudizione.
Tutti siamo colpevoli per aver fatto finta di non vedere, per aver stretto patti e compromessi egoistici, per essere stati troppo superficiali o per essere stati troppo interessati…                                  

Emanuele Costa

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