ANALISI – L’#Europa senza perché…
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ANALISI – L’#Europa senza perché…

“Se ci fosse qualcuno. Qualcuno. Almeno uno. Almeno. Per camminare insieme, per parlare insieme, per giocare insieme. Se non si fosse soli, così soli. Se non si fosse i soli a morire in questa città. Se ci fosse qualcuno, uno almeno, almeno un altro. Per avere meno paura. Per avere paura insieme.”
(Ernst Ludwig #Kirchner)

 

 

I risultati elettorali tedeschi forniscono l’ulteriore dimostrazione che la gestione economicista del vecchio continente non soddisfa nessuno.

Neanche la parte più ricca. Ormai la politica europea è ostaggio di rabbia ed insoddisfazione, di assenza di prospettive che consegnino un futuro vivibile alle generazioni a venire.

Tornano le paure dei tempi bui, senza ragionamenti che conducano a soluzioni condivise, bensì portano a emotività diffuse che propagano reazioni incontrollabili che mettono a rischio la serenità di tutti.

È, infatti, tempo di malinconie, di sforzi senza risultati conseguibili, di vuoti incolmabili in un immaginario senza possibilità di dare respiro e vita a chi abita l’Europa.

Ebbene è tempo di ricomporre lo iato senza voce, sì da negare l’apocalisse.

Se non vogliamo il suicidio come fase terminale di un quotidiano vivente e disperato dobbiamo ripartire dalla politica e non dalle banche.

Il cortocircuito si supera battendo moneta, coinvolgendo i popoli, seminando solidarietà affinché si coltivi speranza.

Alla tristezza politica si risponde con la gioia di un sentimento che accomuna, avvicina, costruisce sorrisi.

La gioia dell’Europa si conquista attraverso un ritorno ai popoli, alle nazioni che ispirano culture e visioni plurali, a Stati che distribuiscono sicurezze. Non è l’euforia dopata a cui aspiriamo, dobbiamo volere, in senso opposto, invece, una trasformazione esistenziale in cui ciascuno trovi la forza per una paziente tessitura di una nuova tavola di valori se vogliamo evitare il disperato tempo delle guerre e delle distruzioni in cui la morte del pensiero si tradurrà in morte fisica per molti, anzi per troppi.

La Germania ci ha consegnato un futuro ancor più fragile a cui noi cittadini italiani, insieme ai cittadini spagnoli, tedeschi, francesi, olandesi, etc. dobbiamo prestare attenzione e cura, con il desiderio di coltivare bellezza in un’azione politica forte e plausibile. Questa è la responsabilità che dobbiamo assumerci per non diventare zombies.

(Rino Nania / 25 settembre 2017)

26 Settembre 2017

Autore:

redazione


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