Lucida analisi, ad urne appena chiuse, di Gabriele Adinolfi. Da leggere.
Quasi una provocazione
Dell’esito elettorale parleremo poi- scrive Adinolfi – ma mi premeva parlare subito della sindrome da tradimento, ritrovato e rispolverato leit motiv della destra terminale che, evidentemente, ha molto da farsi perdonare
Non è che senza accusare gli altri di tradimento ci si scoprirebbe traditori?
Scrivo quest’articolo prima che inizi lo spoglio elettorale e lo pubblico quando non è ancora noto il risultato. Non l’ho fatto prima affinché non si fraintendesse il mio pensiero come mirante a influenzare il voto di qualcuno né lo faccio dopo perché non si creda che mi sto adeguando ad una situazione da cavalcare in un modo che peraltro mi sfugge ma che i maliziosi avranno di sicuro in mente visto che ognuno il cuor altrui col suo misura.
Sono settimane che trattengo l’impulso d’intervenire sulle accuse di tradimento che vengono rivolte a Giorgia Meloni, non perché intenda difenderla ma perché ci sono cose che non capisco se non facendo ricorso alla psichiatria.
Da almeno quindici anni non si faceva campagna sul tradimento di Fiuggi e da quaranta non si parlava della Nato. Eppure ora si chiama traditrice una donna che è nata militante di Alleanza Nazionale e che si è confermata atlantista, come se il Msi non lo fosse stato da settant’anni.
Come mai questa bizzarria se non per disagio psichico?
Il vostro cordone ombelicale
Il fatto è che la destra terminale che si definisce autonoma o perfino autarchica in realtà si sente legata in modo indissolubile alla famiglia missina e post-missina e quindi, vedendo balenare l’ipotesi di una premier di famiglia, sta impazzendo. Qualcosa di analogo è successo in Francia dove gli estremisti, che hanno pensato bene di votare Zemmour in scia con Sarkozy, hanno accusato Marine Le Pen di aver tradito la linea del partito (quale, poi, di grazia, non è concesso sapere). Insomma è un miscuglio di rabbia, di invidia e di gelosia, una rabbia contro il padre e/o la madre e un desiderio di giustificare la propria irrilevanza in famiglia. Altra cosa sarebbe stata, in Francia come in Italia, criticare e magari opporsi politicamente alle due amazzoni anche se, a vedere quello che la destra terminale sta producendo da anni, temo che sarebbero state scelte le critiche più cretine e le opposizioni più sbagliate e non davvero quelle consone.
Un transfer
Probabilmente c’è di più.
Il ritorno al tema del tradimento dopo un gap così lungo si deve presumibilmente a un fenomeno di transfer: accusando gli altri di tradimento quelli che sono sempre indulgenti con se stessi fanno passare ai propri occhi tutti i cedimenti e le giravolte di cui sono colpevoli.
Perché, senza entrare nel merito della giustezza o meno, una cosa è accusare i postmissini di tradimento essendo la Fiamma, un’altra presentando una serie di proposte anti-europee, anti-Euro, ultraliberiste, demagogiche e interamente costruite sulla psicologia politica del marginalismo americano, con i soldi inglesi e facendo l’occhiolino ai russi, peraltro appresso a soggetti politici umanamente inguardabili e infrequentabili e in un caso, forse il più serio, addirittura comunisti dichiarati.
Dagli irriducibili mi guardi Iddio
Non m’interessa ritornare sulla Fiuggi di 28 anni fa ma una cosa è certa, il loro tradimento, che fu sicuramente tale per l’approvazione della clausola antifascista, era pure il frutto di un’evoluzione interna ininterrotta e comunque avveniva in cambio di posti nelle Camere e nel Governo.
La destra terminale che ha gettato nel cestino novant’anni di ideale europeo, che ha sposato l’ideologia bottegaia, che si batte per i diritti più capricciosi, ha tradito non solo novant’anni di fascismo e di neofascismo ma perfino le basi di tutto il pensiero nazionale e sociale fondato sulla Religione del Dovere fin da Mazzini.
È zeppa di gente che invoca la resa di un popolo che si difende in armi, e che, pur di mantenere in vita il suo trip patologico, sostiene la Russia malgrado i massacri, a dispetto dell’ipocrisia ignobile e della prepotenza grottesca dei suoi bulli. Che riesce a tifare per i denazificatori conclamati che uccidono, stuprano, mutilano, torturano ed evirano coloro che portano i nostri simboli. Combattenti che peraltro, rappresentando la prova della sua cattiva coscienza, questa canaglia deride. Gente che è capace di applaudire alla retorica della Vittoria patriottica sovietica, all’avanzata dei carri armati con le bandiere rosse, all’erezione dei busti di Lenin e al Congresso Mondiale Antifascista in cui, per fortuna, i russi richiedono lo scioglimento e l’incriminazione anche di Forza Nuova: a nulla serve scodinzolare.
Sostengono organizzazioni che si definiscono Soviet, stanno fianco a fianco con gli amici di Achille Lollo, chiudono gli occhi davanti ai documenti del governo russo in cui si pretende che noi accogliamo milioni e milioni di africani e che si faccia il nostro Black Live Matter.
S’ignora, oltre alle vere relazioni tra Mosca e Washington e tra Mosca e Tel Aviv, quali leggi liberticide esistano nel paradiso multietnico e multireligioso della Terza Rom, le cui prigioni rigurgitano di prigionieri delle destre nazionali. Un partito che copiò lo statuto del partito di Marine Le Pen è stato sciolto per “discriminazione” e il suo fondatore ha subito una condanna di dieci anni di carcere e c’è chi sta ben peggio.
Nemmeno per un piatto di lenticchie
Non sorprende che chi riesce a passare davanti a tutto ciò si appelli ai tradimenti altrui per non essere così più traditore, lui, che è irriducibile in nulla né tale può più sembrare se non per contrasto.
Peccato che i post-missini avessero tradito per quote di potere, mentre questi meschini lo fanno per il tintinnio lontano di qualche rublo o, peggio ancora, per restare abbarbicati al sogno di trovare un lido qualsiasi in cui fare approdare il proprio relitto, invece di chiudere definitivamente i giochi come sarebbe giusto.
Non ha proprio senso parlare di tradimento, almeno non da quei pulpiti.
In confronto a questi irriducibili Gianfranco Fini sembra l’Ultima Raffica di Salò!
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