SENZA UNA SANA E COMPETENTE “RAPPRESENTANZA” LE AZIENDE PRODUTTIVE CROLLANO.
Le considerazioni di Natalino Natoli e Franco Tiano – ItalExit Messina
Le condizioni delle attività produttive aziendali delle piccole medie imprese della città e dell’area metropolitana di Messina presentano innumerevoli criticità e falle di sistema non solo legate alla crisi economica profonda, alimentata ed acuita dalla pandemia, ma soprattutto alla mancanza di rappresentanza da parte delle Associazioni datoriali, di categoria e dai rappresentanti del civico consenso, laddove la rilevanza ricoperta da costoro non corrisponde, né in alcun modo riesce a riscontrare i bisogni e legittime aspettative, attraverso proposte ed attività progettuali e di servizio svolte o messe in campo prima e dopo i mesi del Covid-19 Mi chiedo :”Come potranno organizzarsi gli imprenditori ed i commercianti che resteranno, soffocati da tasse e mancanza di liquidità, senza punti di riferimento concreti ed impossibilitati ad ottenere e chiedere aiuti?
Come potranno continuare ad essere aggiornati ed informati senza il supporto serio delle associazioni di categoria e degli Enti a loro dedicati? Le attività commerciali e gli imprenditori, hanno bisogno di rappresentanti che abbiano una formazione ed una conoscenza del comparto qualificata e che siano in grado di aggiornarsi costantemente ed interagire con le autorità di sistema, in modo da fare comprendere e trasmettere le criticità reali delle piccole e medie imprese.
E’ necessario che abbiano conoscenze basate su dati intangibili e costantemente aggiornati, pena la mancata risoluzione delle criticità. Mi duole rilevare che a Messina in campo di rappresentanza non ci sia tanta lungimiranza e professionalità. Spesso s’intuisce che manca la trasparenza e si è portati a pensare se stessi più che agli altri. L’energia che si esercita nel candidarsi e farsi eleggere non ha eguali rispetto a quella profusa per svolgere i più elementari servizi alla categoria.
Paradossalmente, da altre città si registra un via vai di personaggi di rilievo, in pratica i nuovi colonizzatori provenienti dalle solite aree …giunti per occupare posti alle riunioni atte a prendere decisioni che gravano sui nostri destini. Si ripropone sempre lo stesso iter: scartare e relegare Messina alla stregua di una Cenerentola, con realtà e logiche articolate e complesse da spiegare, con finalità ambigue, strumentali e funzionali ad altri interessi e ad altre zone dell’isola e non solo… Messina emerge per il suo tessuto economico e sociale depresso, emarginato, sconfitto da condizionamenti vecchi e nuovi…responsabili, oggi come allora, del mancato decollo di uno sviluppo economico sociale strutturale.
Ne è prova la totale assenza di infrastrutture, la mancata riqualificazione dei centri storici, il mancato valore concesso alle politiche del turismo e alla valorizzazione del patrimonio culturale-artistico. Non brilla la gestione della filiera enogastronomica, è evidente la carenza delle politiche di digitalizzazione e l’investimento appena pronunciato nella digitalizzazione di servizi nei settori pubblici e privati, così come la gestione della sicurezza o la messa in sistema degli innumerevoli e variegati servizi offerti dal mondo del volontariato.
È poi necessario porre l’accento sulla mancanza di formazione alta allargata ad ogni segmento produttivo che serva a migliorare la produzione come il benessere di chi lavora e vive in attesa di beni e servizi elevati al passo con i mutamenti in atto, in realtà più virtuose. Messina resta però un’isola nell’isola, un caso estremo, fuori dal tempo, un luogo inaccessibile alle migliorie dove si cercano, boccheggiando, azioni concrete purtroppo assenti oggi come in passato. Quindi, quali sono i progetti utili per catturare i finanziamenti, e sovvenzionare start-up, imprenditoria giovanile, e femminile, come si pianificano innovazione e tecnologia, quali risorse umane e professionalità, quali opportunità vere realizzate o realizzabili nell’immediato o a medio e lungo termine, quando e come potremo allinearci ad altre città, senza null’altro pretendere se non diritti e nuove opportunità di crescita e sussistenza del poco che resta da salvare? Parallelamente quanti selfie, o interviste vengono rilasciate con banali slogan… finalizzando l’attenzione mediatica all’auto referenza, da parte dei vari Soloni messi a dirigere più o meno, forse se stessi, per incensare pro domo sua, senza mai nulla concludere per la collettività? E’ chiaro che la città muore lentamente e inesorabilmente, in assenza di un’assunzione di responsabilità e consapevolezza, senza un bagno di umiltà, senza voler rinunciare al bieco proselitismo, in assenza di una rete programmatica e sinergica che oltre al dire non sa fare, né sa da dove cominciare a costruire innovazione e sviluppo sostenibile, visto che mentre il progresso avanza rapido, queste associazioni blasonate, ed incontrollate ambiscono a gestire e guidare alla cieca con un totale pressapochismo le attività produttive oramai superstiti, messe a dura prova dagli eventi inaspettati come le conseguenze causate dalla pandemia. E’ chiaro che perdere pezzi del tessuto produttivo risulta uno strazio sociale.
Coloro i quali dovrebbero, per missione, dedicarsi anima e corpo, migliorando la propria formazione con umiltà, impegno e dedizione, in realtà pensano e si concentrano, in modo miope, soltanto sulla perdita di tessere e tesserati, piuttosto che alla perdita definitiva di posti di lavoro.
In vista di un sano e auspicabile ricambio generazionale all’interno di queste realtà datoriali, sarebbe opportuno rilevare Chi sa fare e Come sa fare, che competenze e titoli validi possiede per ambire ad occupare i posti più delicati e nevralgici atti a guidare e a risolvere problemi vecchi e nuovi del fare impresa… Riconoscersi nella credibilità e giusta autorevolezza dovrebbe essere “Conditio sine qua non” per misurarsi sulle reali capacità di operare con una visione lungimirante ed una pianificazione efficiente ed efficace.
Tuttavia si crede dall’esterno che le responsabilità ricadono solo ed esclusivamente sul mondo politico, quando invece occorre sottolineare che imprenditoria e politica si coadiuvano vicendevolmente nel servire, ognuno per ruolo e strumenti, la crescita, lo sviluppo ed il benessere del territorio. Indubbiamente assistere a quel balzello di responsabilità tra le due realtà penalizza la comune intelligenza, soprattutto da parte di quel mondo imprenditoriale che non tollera i compromessi o i silenzi e talvolta le improvvise simpatie, che sacrificano gli interessi generali del mondo economico solo per esaltare ragioni personalistiche specifiche e di logica pseudo politica di moda, che al massimo in modo effimero sconfortano, mentre la vanità premia soltanto chi si parla addosso.
Si vince se l’economia cresce, se le imprese non chiudono i battenti e se si smette con il protagonismo di turno.
E’ necessario studiare ed imparare ad ottenere le giuste competenze per condurre fuori pericolo i tanti settori del mondo produttivo cittadino e della provincia….
Chi lavora e fa impresa vorrebbe continuare a farlo, ma ora sopravvive annientato all’idea di non farcela, perché lasciato solo a pagare debiti, senza poter essere nemmeno ascoltato…o peggio ancora poco e mal rappresentato davvero da chi conosce e vuol fare con parole vuote ma ad effetto, metafora di un fallimento annunciato di una comunità che ha perso i migliori figli, perché nemo profeta in patria…
comunicato stampa
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