di Corrado Speziale
Sono state almeno sessanta le città italiane in cui si è manifestato apertamente a fianco della Palestina e degli attivisti rimasti vittima, a bordo del convoglio pacifista di aiuti umanitari “Freedom Flottilla”, dopo un attacco dei militari israeliani nelle acque internazionali antistanti la Striscia di Gaza.
Ed anche a Messina, in questo caso, c’è stato chi ha manifestato la propria solidarietà, nei confronti dei pacifisti e degli “amici” palestinesi, assieme a tanta rabbia di fronte all’efferata violenza perpetrata ai danni delle ONG, nel tentativo di quest’ultime di portare, nei territori assoggettati dentro la “cintura” israeliana, ben diecimila tonnellate di materiale di prima necessità, al fine di regalare una vita dignitosa a quelle martoriate popolazioni.
Ieri, dalle 17.00 alle 19.00, si sono radunati davanti alla Prefettura, in piazza Unità d’Italia, militanti politici ed altri liberi cittadini che, affrontando il caotico traffico di via Garibaldi, hanno sventolato bandiere e mostrato magliette e striscioni inneggianti pace e libertà per il popolo palestinese, in questa fase drammaticamente “segnato” dall’embargo imposto dal governo di Israele.
Come spesso avviene in questi casi, i manifestanti in strada non erano tantissimi, ma ciò che più contava era lanciare anche dalla città dello Stretto un chiaro segnale di indignazione per quanto accaduto.
A promuovere l’iniziativa sono stati partiti ed associazioni che storicamente lottano in difesa della Palestina libera: “Sinistra Ecologia e Libertà”, “Rifondazione Comunista”, “Comunisti Italiani”, l’associazione “La Casamatta della Sinistra” e l’ARCI.
E riguardo proprio all’embargo, recitava così il documento diffuso dagli organizzatori: “Siamo di fronte a una violazione del diritto internazionale umanitario: violazione che richiederebbe da parte della comunità internazionale, a cominciare, per quel che ci riguarda, dai Paesi europei, una chiara assunzione di responsabilità nella critica e nel contrasto alla politica di Israele. La crisi di Gaza al contrario va avanti nell’indifferenza generale mentre cadono nel vuoto le raccomandazioni del presidente Obama al governo israeliano e vengono avanti progetti che aggraveranno le condizioni di sopravvivenza degli abitanti di Gaza”. E sempre nello stesso documento, dopo aver denunciato la prossima costruzione di un imponente muro, da parte dell’Egitto, che isolerà definitivamente i palestinesi, i promotori del sit-in esprimono così il loro giudizio sulle iniziative pacifiste balzate drammaticamente alle cronache: “Le missioni di Free Gaza, nello spirito di solidarietà, giustizia, libertà che le muove, nelle forme di sfida non violenta contro l’illegalità del blocco e di richiesta di ripristino del diritto internazionale, rappresentano una pratica di assunzione di responsabilità che rafforza la speranza di processi di pace costruiti direttamente da chi la pace la vuole e in grado di attirare l’attenzione di governi e istituzioni internazionali. Per questo vanno sostenute e fatte conoscere”.
Presente al raduno anche qualche famiglia formata da genitori palestinesi, ormai da anni abitanti a Messina, con figli nati e cresciuti in riva allo Stretto.
Nei loro occhi si leggeva il dolore di chi condivide, a distanza, una sofferenza che sembra non aver mai fine, ma anche la speranza di chi avverte accanto a sé la solidarietà di chi si impegna quotidianamente, anche al prezzo della propria vita, affinchè i dolori e i disagi di un popolo, possano, quanto prima, essere soltanto un semplice ricordo.
Ma in una giornata nella quale cui la comunità internazionale si è mobilitata all’insegna della protesta e della solidarietà per i nove morti, le decine di feriti e le centinaia di militanti pacifisti trattenuti fino alla scorsa notte nelle prigioni israeliane, non può passare inosservata la prima pagina del quotidiano “Il Giornale” che ieri titolava: “Israele ha fatto bene a sparare”.
Evidentemente anche in casa nostra c’è chi percorre strade che vanno in direzione opposta a quella che conduce al buon senso.
A dare questo esempio ci ha pensato la testata di proprietà del fratello del Presidente del Consiglio italiano.
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