Intervista realizzata da Giulia Quaranta Provenzano
Oggi la blogger Giulia Quaranta Provenzano ci propone l’intervista al songwriter Andrea Amati, il quale ha scritto canzoni per non pochi nomi celebri della musica italiana…
Buongiorno Andrea! Vorrei chiederle subito quando e da quale sorta di motore interiore ha avuto avvio il suo viaggio nella scrittura – tant’è che è autore di canzoni per cantanti quali Nek, Francesco Renga, Emma Marrone, Alessandra Amoroso, Annalisa Minetti, Elodie, Michele Bravi e molti altri nomi noti ancora. “Buongiorno Giulia! Credo che autori si nasca, prima ancora di diventarlo a tutti gli effetti: già da piccolo scrivevo canzoni e avevo un’indole più profonda rispetto alla media (almeno così mi dicevano)… poi, col tempo, si impara ad affinare il talento e a farne un “mestiere” (con maggior metodo)”.
Da piccolo a cosa immaginava di dedicarsi una volta divenuto adulto e che bambino è stato? “Legandomi alla risposta alla domanda precedente, ero un bambino che mostrava già un certo tipo di sensibilità… riversata nelle prime canzoni scritte durante gli anni della scuola primaria e di sicuro allora non pensavo a farne, un giorno, un lavoro – anche perché rientro in una generazione che, forse, faceva e ancora fa arte per un’esigenza fine a se stessa e non per raggiungere un particolare obbiettivo (quale quello di diventare una persona popolare o cose del genere)”.
Fino ad oggi, quale colore e quale canzone assocerebbe ai periodi più significativi della sua vita? “Proprio l’altro giorno facevo un piccolo e sommario resoconto dei brani scritti nella mia vita e ho realizzato che, a occhio e croce, sono circa un migliaio… di canzoni significative, quindi, ce ne sono tante (se non altro nelle intenzioni, al di là del più o meno vasto “successo” o riscontro che possono aver avuto). Detto questo, di sicuro la prima canzone per Francesco Renga e il primo singolo per Nek hanno rappresentato da due tappe importantissime nel mio percorso ma, per fortuna, non sono state le sole e uniche”.
Cosa rappresenta, per lei, la Bellezza e cosa l’Arte e quale ritiene esserne il principale pregio e valore? “Ho idea che la bellezza e l’arte debbano essere strettamente legate, altrimenti non producono niente che possa rimanere nel tempo e che possa suscitare emozioni positive nel fruitore al quale ci si rivolge. Oggi, per esempio, nel mainstream molto spesso l’arte asseconda logiche commerciali e di bellezza ce n’è sempre meno… ciò fa sì che si abbassi notevolmente il livello qualitativo, di beltà, delle varie produzioni… e, non a caso, sopravvive poco oggigiorno in cui quasi tutto è di rapido consumo”.
In base alla sua sensibilità e ammesso che siano aspetti discernibili, si sente più vicino alle opere che riguardano l’intimistico “auto centrico” oppure a quelle concernenti il sociale-politico? “Personalmente mi sento maggiormente incline a raccontare storie, situazioni e stati d’animo riguardanti temi più intimisti rispetto a quelli sociali… questo non per una scelta precisa, ma per una mia attitudine artistica”.
Quale ruolo le pare che giochi e quale le piacerebbe avesse l’immagine visiva nella quotidianità – dunque non soltanto nel mondo della Musica (ad esempio nei videoclip), della Moda, dello Spettacolo – nel veicolare significati emozionali, d’impegno verso un qual certo “quid”, psicologici a riguardo di sé e di coloro con i quali ci si interfaccia? “Mi pare che oggi la predominanza dell’immagine abbia superato di gran lunga il peso dei contenuti, purtroppo… quindi, benché io mi renda conto che essa sia importante, auspico un ritorno all’essenza del valore artistico delle cose. Guardando i videoclip di hits mondiali degli Anni ‘80, per esempio, noto quanto proprio le immagini siano “invecchiate” tanto mentre la musica sia ancora attualissima. Ecco, per me, si dovrebbe tornare all’approccio di quegli anni: l’immagine in funzione della musica e non viceversa”.
A proposito di coordinate spaziali e temporali, a suo avviso, quanto pesa per larga parte della gente e per lei il timore del giudizio altrui, il tempo e il luogo in cui si è venuti alla luce e in cui si vive, la posizione lavorativa e famigliare che si ricopre nello scegliere come apparire e come invece non mostrarsi reprimendo così il piacere dell’assecondare il gusto personale e se stessi? “Personalmente, ho sempre avuto l’esigenza di scrivere musica ma non con lo scopo di diventare famoso. La smania dell’apparire, dunque, non mi riguarda (a differenza, invece, di alcuni autori che spesso si sentono frustrati nel non essere riconosciuti per strada). Se si è persone intellettualmente oneste non si deve temere il giudizio altrui, anche in momenti in cui non si ha un grande successo mediatico/di risultati”.
Quando osserva/legge/ascolta una persona, cosa la colpisce positivamente e più di qualsiasi altro aspetto? E, alla luce di ciò, c’è qualcosa a cui si ispira e qualcuno al quale guarda con particolare stima e con il quale sarebbe entusiasta di collaborare? “Amo chi non prevarica le altre persone, chi sa interagire e ascoltare (cosa molto rara, oggi!) senza “sputare” addosso al prossimo la propria vita e i propri presunti successi. In generale, poi, amo coloro i quali sono semplici e poco costruiti. Come punto di riferimento tengo a mente gli artisti che hanno seguito un percorso preciso e non hanno usato scorciatoie… un esempio – che stimo – su tutti, a mio avviso, è Nicolò Fabi”.
Ingraziarsi il favore del pubblico, andando incontro e rispondendo alle richieste di mercato, come lo vede? In altre parole, essere “camaleontici” e agire non spontaneamente in base ai tempi e ai luoghi è necessario e lo trova accettabile per far sì che la propria passione divenga pure una fonte di sostentamento pecuniario? “Amo chi porta avanti un percorso artistico coerente, in barba alle mode… ma se un artista riesce a essere credibile e popolare anche strizzando l’occhio al linguaggio del momento, tanto di cappello! Sinceramente, tuttavia, non me ne vengono in mente tantissimi”.
I ricordi, la pianificazione e la progettualità, la sperimentazione e l’osare, l’istinto e la ragione quanto sono fondamentali o meno nel suo percorso di vita, artistico? “Purtroppo o per fortuna, sono un uomo puro e una persona molto semplice… mi risulta difficile, pertanto, far parte di quella cerchia di addetti ai lavori che detengono la verità in tasca e che sono in grado di seguire le tendenze del mercato come se fossero degli agenti di commercio. Seppur rinnovandomi, immagino di dare sempre voce al mio istinto, dettato appunto dalla mia sensibilità e dal vissuto – aspetti, questi, che fanno scaturire le cose più belle”.
Qual è la peculiarità grazie a cui – suppone – ha guadagnato la stima di parecchi artisti? “Ci ho pensato spesso a ciò e, forse, quello che di più significativo ho fatto l’ho realizzate quando ho lasciato fluire libera la mia ispirazione, assecondando l’emozione del momento senza troppe sovrastrutture mentali. Il fatto che io scriva naturalmente in maniera “pop” (con aperture su ritornelli molto orecchiabili, per esempio), di sicuro, mi ha aiutato tanto”.
Questo 25 novembre, ha scritto su IG: “Demo di una mia canzone scritta a inizio 2020 e mandata a un famoso artista, del quale oggi esce il nuovo singolo…”. Vuole raccontarci nel dettaglio tale occorso e rivelare di chi si tratta, cosicché possiate confrontarvi alla luce del sole e fare chiarezza sull’accaduto? “Ahimé, non posso rivelare molto… è un argomento parecchio delicato e, nel caso mi voglia muovere a tal riguardo, debbo in primis interpellare persone che agiscano in ambito legale. In linea di massima, però, posso dire che a volte – il mio – è un mondo di squali… in cui un amico ti può tradire per un 1/24 di diritti d’autore in più e in cui non ci si fa scrupolo nel copiare un’idea altrui”.
Qual è il suo punto di vista sui talent e sui social [clicca qui https://instagram.com/andreaamati?igshid=YmMyMTA2M2Y= per accedere al pagina Instragam di Andrea Amati] e con quale finalità utilizza quest’ultimi? “Ho scritto per parecchi artisti che hanno partecipato ad Amici, a X Factor, a The Voice, a Io Canto e al Festival di Sanremo, che ormai si è trasformato anch’esso in una sorta di talent… personalmente, comunque, non li guardo perché ritengo che siano (diventati) esclusivamente programmi televisivi in cui la musica è un pretesto per imbastire una gara e fare ascolti e dove, alla fine, non vi è alcuno interessato realmente a promuovere il talento e a mettere la musica al centro dell’attenzione, purtroppo. I social li ho per esigenze lavorative – in tanti mi contattano lì – ma, sinceramente, mi hanno stancato molto pure loro perché spesso mostrano solo il lato finto e patinato della vita delle persone”.
Infine, prima di salutarci, vuole anticiparci quali sono i suoi prossimi progetti e magari rivelarci pure qualche chicca in anteprima? “Ultimamente, al Pocket Studio che ho aperto con il mio collaboratore storico Fabio Vaccaro, sto lavorando tanto insieme ad artisti emergenti. Sono chiaramente meno noti rispetto a quelli per i quali ho scritto in passato, ma danno comunque tanta soddisfazione in più rispetto alla continua e spesso sterile ricerca di piazzare un brano per qualche Big. Ogni tanto, però, una mia nuova canzone viene interpretata da un cantante noto… consiglio l’ascolto di Valerio Scanu, del singolo dal titolo <<Presente>> che abbiamo co-scritto”.