ANDREA GRASSELLI – “Dall’inizio, sino alla fine della vita, non bisogna mai demordere in amore…”
Attualita, Fotonotizie, In evidenza, News

ANDREA GRASSELLI – “Dall’inizio, sino alla fine della vita, non bisogna mai demordere in amore…”

Giulia Quaranta Provenzano intervista Andrea Grasselli

Oggi la blogger Giulia Quaranta Provenzano ci propone un’intervista al dj. L’anche producer ha parlato un po’, in anteprima, di “La Tarde” che è in uscita domani.

Ciao Andrea e piacere di ritrovarti! Vorrei continuare la nostra precedente chiacchierata chiedendoti che tipo di musica, per la maggiore, e quali cantanti ascoltavi da bambino. “Ciao Giulia! Da piccolo ero molto influenzato (un po’ come tutti, credo) dagli ascolti dei miei genitori. Da Fabrizio De André e Franco Battiato fino ai Beatles e ai Queen. Mi ritengo fortunato ad aver approcciato alla musica ascoltando questi, citati, artisti”.

In tenera età – hai affermato – che entravi in quello che era il tuo mondo grazie alla Musica. Ebbene, tale mondo, quali connotati aveva e quali emozioni e speranze ti trasmetteva nello specifico? “Il mio era un mondo coloratissimo e pieno di sogni. Vedevo tutto da un’altra prospettiva rispetto a quella usuale e ciò mi ha aiutato molto a trovare la mia strada nella vita”.

Hai spiegato che ti piace l’arte che non è ferma, bensì che è in continuo movimento ed evoluzione… Dal tuo punto di vista perché la pittura – che hai nominato – è ferma, ossia cosa intendi con “immobile”? “I quadri li ritengo arte ferma forse perché non sono capace a interpretarli, probabilmente dato che non hanno melodia e parole. Mi affascina molto di più la scultura per esempio, in essa riesco a notare tanti più dettagli che l’artista ha voluto mettere nella sua opera”.

Sei del parere che siano le tensioni, date dai contrasti e dalle antitesi, a portare al moto e cioè a suggerire e a spingere al movimento? Stante così le cose, si può dire che sono gli ossimori, propri di quello che non è piatto e che non ha trovato (ancora) un equilibrio, a connotare l’arte che non sia ferma? “Sì, sono assolutamente d’accordo. Ho idea che la tensione, che può creare una canzone, smuova molte più emozioni e sensazioni rispetto alla calma piatta”.

So che ritieni importante l’immagine e decisivo, per una qual certa considerazione invece che un’altra, l’impatto visivo. Tu quale impressione supponi di suggerire per mezzo della tua esteriorità, esteticamente, e dal punto di vista caratteriale?Non mi si chieda perché, ma parecchia gente – prima di conoscermi – credeva che fossi uno stronzo (compresa Chiara, la mia compagna)… forse per i tatuaggi e il modo di pormi e di comunicare. Io invece sono totalmente l’opposto di quello che appare, sono ancora molto timido e molte volte introverso. La figura del dj, sicuramente, non “aiuta” a non pensare che sia appunto una canaglia… Ci sono tanti pregiudizi proprio sui dee-jays e sulle persone del mondo dello spettacolo… ad esempio, si pensa che i disc-jokey bevano sempre in serata, eppure io sono totalmente astemio e non fumo nemmeno”.

Di KG LIGHTS cosa ti entusiasma particolarmente e stimi al punto di desiderare di collaborarci? “KC LIGHTS lo ammiro tantissimo in quanto, in ogni suo disco, riesce a creare melodie uniche. Usa molto le voci per dare vita ad armonie diverse, sarebbe fantastico poterci collaborare”.

Il fatto che tu adori cambiare è perfettamente in linea con la tua preferenza tributata all’arte che sia in moto… dunque ti chiedo se ti sei mai interrogato sulle ragioni psicologiche, di vissuto e/o mancato vissuto, che vi sono alla base di ciò. “A mio avviso, cambiare è nel DNA umano. L’essere umano si è dovuto sempre adattare e mutare per non perire e per non estinguersi, quindi ritengo che l’essere propensi al cambiamento sia solo una questione di sopravvivenza. Purtroppo, la società moderna non ama il cambiamento… se si ha un lavoro fisso, si è a posto tanto per intenderci… Questo modo di pensare, a mio parere, soffoca e uccide molti talenti”.                          

Per non essere più considerati “emergenti” quali attributi si devono avere, a tuo avviso, oggi? “Certamente ci sono tanti fattori che influiscono sull’essere considerati “emergenti” o qualcosa di più… bisogna fare bene quello che si ama per tanto tempo, in primis. Io non ho iniziato ieri a fare il dj e il producer, è un viaggio lungo anni che – quest’anno – mi ha portato a risultati e a soddisfazioni personali inimmaginabili prima d’oggi. Il talento senza costanza non è nulla”.

La tua immaginazione viene stimolata soprattutto da un qualcosa/qualcuno in particolare e, in caso affermativo, come mai e per quali tratti del suo essere? “La mia immaginazione musicale, suppongo che arrivi in gran parte dalla mia esperienza come dj e producer. Ho sempre ascoltato vari generi musicali e voluto approfondire le tecniche di esecuzione di alcuni generi. Per un periodo, ad esempio, ho ascoltato parecchio Metal e Hard rock… in alcune band, ci sono dei musicisti con una tecnica incredibile”.

Il 20 settembre uscirà “La Tarde”, con Jude & Frank: ci parli di cosa ci tieni più di tutto che si sappia del pezzo e com’è, inoltre, nato il vostro sodalizio artistico? “Per il sottoscritto, è un sogno produrre questo disco. La parte cantata è un vecchio canto popolare spagnolo, che racconta di una storia d’amore… mi hanno, da subito, colpito le parole e la melodia e dunque ho voluto a tutti i costi reinterpretarlo. Con Jude & Frank è avvenuto tutto in maniera molto naturale… gli ho mandato la prima demo questo inverno, gli è piaciuta molto e ha deciso di collaborare a “La Tarde”. Per me, il tale, è un grande risultato come producer”.  

Nel ringraziarti per avermi fatto ascoltare in anteprima “La Tarde” e vedere la cover, debbo sottolineare che ti sei mantenuto fedele a te stesso. Quello che intendo è che non ho potuto non notare immediatamente evidenti antitesi che manifestano nuovamente una tua propensione proprio per l’arte in movimento – infatti vi è una convivenza di colori intensi e fluo col nero (oltre che, come si può notare, dei teschi) a indicare rispettivamente la bellezza della vita proprio alla luce dell’inevitabilità della morte. Dal nero tutto si origina e in esso ogni cosa può sorgere e, infine, a esso tutto torna… condividi questa visione ed è, forse, con questo intento concettuale che avevi pensato la copertina (anche dal punto di vista della geometria caleidoiscopica e complessivamente circolare, accerchiante pur nelle sue asperità, pungenti)? “Ho sempre dato molto importanza alla parte visiva della mia musica. Quando la label ci ha proposto alcune grafiche, io ho scelto subito quella che abbiamo poi deciso di utilizzare perché mi sembrava che rispecchiasse più di tutte le altre il mood della canzone”.         

In spagnolo “La Tarde” significa pomeriggio, sera, e di nuovo in ciò capto un ossimoro perché il ritmo travolgente e deciso della base si sviluppa nientemeno che in un contesto nominale di fine – fine qual è il tramonto, coi suoi vivaci colori stupendi… Per quello che ti concerne, la preziosità dell’esistenza è data da cosa? È data ossia e altresì alla luce della finitudine umana, per cui non bisognerebbe mai risparmiarsi? “Tutto ha un inizio e una fine. Per me, è proprio questo il fascino della vita… credo per l’appunto che, dall’inizio alla fine, non bisogna mai risparmiarsi al fine e nel fare quello che si ama”.  

In ultimo, come ti fa piacere salutare i lettori? “Voglio innanzitutto ringraziare te, Giulia, per questa intervista. Poi vorrei ringraziare altresì tutti i lettori che hanno dedicato un po’ del loro prezioso tempo per leggere le mie parole, spero che le abbiano apprezzate”.

19 Settembre 2022

Autore:

redazione


Ti preghiamo di disattivare AdBlock o aggiungere il sito in whitelist