Intervista realizzata da Giulia Quaranta Provenzano
Oggi la blogger Giulia Quaranta Provenzano ci propone l’intervista al fotografo Andrea Mododorico, il cui studio è sito a Milano…
Da piccolo chi immaginava di diventare “da grande” e che bambino sei stato? “Da bambino, forse, ero un po’ megalomane… sognavo di diventare un pilota aerospaziale, un grande calciatore, un regista. Ho fatto, poi, lentamente i conti con la realtà e… guido a fatica le automobili, sono un pessimo giocatore di calcio e sono troppo anarchico per dirigere un film – però, maturando, mi sono anche reso conto che la cosa più importante non sono tanto gli obiettivi quanto il percorso che si compie e svegliarsi tutti i giorni con il sorriso sulle labbra, soddisfatti di quello che si fa. Da bambino sono stato un incredibile divoratore di libri e da adolescente un grandissimo amante del cinema. Credo di essere un amante appunto della narrazione più che dell’estetica in senso stretto.”.
Cosa rappresenta per te la Bellezza, l’Arte, la Fotografia in particolare e quale ritieni esserne il potere nonché principale pregio e valore? “Rispondo con le parole di Fabrizio De Andrè, che sposo al 100%… anch’io, come lui, penso cioè che un uomo senza utopia, senza sogno, senza ideali – vale a dire senza passioni e senza slanci – sia un mostruoso animale fatto semplicemente di istinto e di raziocinio, una specie di cinghiale laureato in matematica pura”.
In un’ideale scala da 0 a 10, quant’è e quanto dovrebbe essere importante – a tuo avviso – l’aspetto esteriore e soprattutto com’è possibile capire e riuscire a far emergere la personalità del singolo attraverso un’esteriorità che sia fedele “carta carbone” di ciò che si è interiormente? “Questo è un tema molto delicato, che mi sta particolarmente a cuore. Io credo che sia fondamentale che non vi sia uno scollamento/distacco tra come una persona immagina di apparire, come tale persona realmente è e come viene percepita dagli altri esseri umani. Troppo spesso noto uomini e donne soffrire in maniera incredibile poiché non si riconoscono nel loro aspetto fisico… si vedono troppo magri, grassi, bassi, alti, belli, brutti …E ciò perché si vedono per l’appunto in tale maniera, non perché siano realmente così come si percepiscono. Ecco, quindi, l’innescarsi di meccanismi di lavoro sulla propria estetica, che spaziano da quelli più “innocenti” (come la palestra e il mangiar sano), a quelli più estremi (come la chirurgia) o ancora a quelli dannosi (come i disturbi alimentari). Molta gente si presenta da me-fotografo con delle aspettative che non sono solamente estetiche”.
Com’è fattibile, qualora tu ritenga che ciò sia possibile, coniugare arte e business senza snaturare se stessi per aderire a logiche di mercato che inficino appunto l’autenticità della persona? “Questa è una domanda molto bella e molto complessa. Bisogna essere se stessi sia nella gestione dei clienti, che nella persecuzione dei propri ideali estetici. Io non ho mai rifiutato alcun tipo di lavoro, purché non incitasse all’odio e al razzismo, alla guerra”.
Con quale finalità utilizzi i social e come ti pare abbiano impattato nel presente? “Ho due profili Instagram, ossia @mododorico per i lavori prettamente commerciali e @studiomododorico per quelli più fashion. Personalmente uso i social come vetrina per i miei scatti, ma non ho nulla in contrario se qualcuno li utilizza per raccontare l’intimo… semplicemente io sono una persona molto riservata e non posto quasi mai alcunché di personale e della mia vita privata”.
Infine, prima di salutarci, vuoi rivelarci quali sono i tuoi prossimi progetti e magari anche qualche chicca in anteprima? “Spero di riuscire a trovare e avere quindi più tempo per portare avanti dei progetti benefici. Vorrei, inoltre, lavorare con atleti e atlete. Sto meditando di aprire una terza pagina IG dedicata al fitness e agli sportivi! Grazie, Giulia, per le bellissime domande e a presto”.
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