ANGELA BOTTARI – Ricordata, a Capo d’Orlando, ad un anno dalla scomparsa   
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ANGELA BOTTARI – Ricordata, a Capo d’Orlando, ad un anno dalla scomparsa  

L’ex parlamentare del PCI, sabato è stata ricordata a Capo d’Orlando in un incontro dibattito al Teatro allo Scalo, cui hanno partecipato ex compagne e compagni di partito, esponenti politici e della società civile. Interventi di Donatella Ingrillì, Rosetta Casella, Romana Bianchi, Carmen Currò, Maria Flavia Timbro, Nino Cappa, Francesco Lepore.

In conclusione, la testimonianza di Gioacchino Silvestro, marito dell’indimenticata donna politica.

Presentato il libro “Angela Bottari – Storia di una donna libera”, a cura di Pietro Folena e Francesco Lepore, Castelvecchi editore. I momenti musicali sono stati offerti da Alessia Argiri e Greta Siragusano.

          

Capo d’Orlando, sull’onda affettiva ed emotiva, carica di passione per Angela Bottari, non ha mancato l’appuntamento con la storia. Ad un anno dalla scomparsa, sabato scorso l’ex parlamentare è stata ricordata al Teatro allo Scalo attraverso interventi, testimonianze e momenti musicali.

Tra i presenti in sala, gremita per l’occasione, aleggiavano ricordi e nostalgie per quella che fu la Federazione PCI dei Nebrodi, importante caposaldo del partito di Berlinguer in provincia di Messina e in Sicilia. Contesto in cui Angela Bottari, messinese, parlamentare PCI dal 1976 al 1987, nonché successivamente segretaria regionale del PdS, ha giocato un ruolo fondamentale. L’ex parlamentare, donna di carattere ed indiscusso talento politico, si è resa famosa soprattutto per le sue battaglie in difesa dei diritti delle donne: è sua la prima proposta di legge alla Camera contro la violenza sessuale. Ed è stata lei la prima relatrice della legge 442 del 1981, che ha portato all’abrogazione del delitto d’onore e del matrimonio riparatore. Grandi passi nella storia, determinanti in tema di diritti civili in difesa e nel rispetto della persona. Nel PCI, Angela Bottari su questi temi dovette confrontarsi anche duramente, vincendo e superando innanzitutto l’opposizione interna dei suoi compagni e dirigenti di partito.

Gli interventi sono stati introdotti e coordinati da Donatella Ingrillì, presidentessa Libera – Mente Auser Capo d’Orlando. “Angela Bottari è una donna che ha fatto la storia di questo Paese. Non solo delle donne, anche degli uomini. La cosa importante nell’approccio di Angela era stare dalla parte delle donne perché erano più avanti di ciò che il mondo rappresentava. Da lì il suo impegno, insieme ad altre donne: bisogna trovare le compagne di viaggio, prima dei compagni”. Diritti e larghe vedute: “Si impegnò anche sul fronte LGBTQ+, su uno scenario fatto da soggetti diversi, partendo dalle donne”, ha sottolineato ancora Donatella Ingrillì. La frase: “Angela diceva che non si può trattare sui principi e non si può arretrare sui diritti”.

Rosetta Casella, operatrice culturale: “Angela Bottari è una donna che ha vissuto e ha fatto vivere anche a noi un’importante esperienza di libertà”. La testimonianza: “Ho avuto la fortuna di percorrere un pezzo di strada insieme a lei, breve ma intenso. Erano anni complicati, quelli del terrorismo – prosegue Rosetta Casella – ma noi, nonostante le difficoltà, eravamo convinte di poter cambiare in meglio le cose. Angela è stata una protagonista di quel decennio, è stata soprattutto una femminista. Ci ha lasciato un patrimonio inestimabile, innanzitutto nel suo comportamento, nel suo modo di fare. Una volta lasciato il Parlamento, dopo 11 anni è ritornata sul territorio a far politica, passione che assieme a quella per i diritti civili ha coltivato fino all’ultimo”.

Romana Bianchi, deputata al Parlamento nazionale per quattro legislature, compagna di viaggio di Angela Bottari: “Abbiamo vissuto quella stagione felice dagli anni 70 in poi. Anni difficili, in cui gli scontri dentro la società erano potenti. Angela viveva sé stessa come donna libera. Anche gli uomini del mio partito pensavano che saremmo state subalterne, concetto cui abbiamo saputo dire di no. Il primo, nel 1974 col voto che confermava la legge sul divorzio. L’altro no fondamentale, quello di Franca Viola al matrimonio riparatore, Angela lo ha portato in Parlamento. Lei ne aveva profonda consapevolezza e voleva che ne avessimo anche noi. Il ricordo: “Io e Angela eravamo ragazze di provincia con il mondo in testa. Volevamo che prima di tutto le donne diventassero visibili”. La dialettica interna con altre donne del partito. Violenza sessuale come reato contro la persona: “Volevano che agissimo per gradi. Ma come si può? Quelle delle donne sono questioni radicali. O si estirpano del tutto, o restano le radici malate. Berlinguer disse che l’unica rivoluzione riuscita era quella delle donne”. La proposta del segretario nel 1983: “Propose alle donne elette nel PCI di formare un gruppo autonomo. Noi rispondemmo di no, perché volevamo cambiare il partito. Così abbiamo formato il gruppo interparlamentare delle donne, dove io ero coordinatrice alla Camera ed Ersilia Salvato al Senato. Anche lei aveva a cuore Angela”.

In sala, la lettura drammatica ma intrisa di coraggio, con cui Franca Viola, aggredita, rapita e violentata ha raccontato la sua vicenda. Il monologo è stato affidato a Daniela Trifilò: “Volevo giustizia e denunciai. Una scelta ritenuta scandalosa. Ero orgogliosa per aver avuto la forza e il coraggio di farlo. Oggi sono una donna felice…”

Carmen Currò, avvocata e attivista, presidentessa emerita CEDAV Messina, ha conosciuto Angela Bottari negli anni 74/75: “Il nostro obiettivo era cominciare a parlare della libertà delle donne. La battaglia contro la violenza sessuale la iniziammo sul campo. Quella di Angela fu poi la prima proposta in assoluto in Parlamento, dove l’argomento non era mai stato trattato prima. Angela per noi era un punto di riferimento”. La nascita del CEDAV: “Quando pensammo di formare un centro donne antiviolenza la legge ancora non c’era. Quello di Messina è stato il primo centro della Sicilia e uno dei primi da Napoli in giù. Sulle questioni del femminismo facevamo doppia militanza. Partecipavamo anche alle manifestazioni con le femministe”. La differenza: “Certe sue posizioni erano al di là del sentire comune all’interno del PCI, ma si faceva rispettare. Angela era oltre. Era riuscita a conquistare autorevolezza e credibilità. Anche quando aveva finito di fare la deputata si era occupata delle cose di partito. Faceva battaglie affinché le donne entrassero negli organismi. Ammise pubblicamente di essere femminista. Con lei il percorso è stato intenso, trasformativo, di grande supporto e scambio. Conteneva in sé la trasformazione. Era una pragmatica-visionaria”.

Francesca Pietropaolo ha letto l’intervento di Angela Bottari da relatrice alla Camera in risposta all’emendamento di Casini (Dc) che considerava il reato di violenza contro la morale. Angela si dimise. E le femministe rotolarono uno striscione: “Io Persona”. Gesto riproposto in sala nel corso dell’incontro. Sempre Francesca Pietropaolo ha prestato la voce ad Angela Bottari in un passaggio da una recente intervista.

Maria Flavia Timbro, avvocata, esponente PD, già parlamentare di Articolo Uno: “Ciò che Angela ci ha lasciato costituisce una promessa d’impegno per tutti noi. La sua storia personale e politica diventa per noi un esercizio quotidiano. Oggi noi scontiamo i risultati raggiunti allora, ma questa rivoluzione dei diritti sembra un cerchio che si chiude e che ricomincia, perché in questo Paese ci ritroviamo a dover ancora difendere certe conquiste. C’è un Governo che questi diritti li minaccia, in una società che oggettivamente non è andata avanti rispetto ad allora. Anzi, sta andando indietro. Per questo – prosegue l’ex parlamentare – occorre un esercizio quotidiano di collettività, di militanza e impegno. Oggi non c’è più spazio nell’essere donne nei partiti rispetto a ieri, sia per il centrodestra che per il centrosinistra. Una volta le donne stavano dalla stessa parte, credevano di dover rappresentare l’urgenza di quella rivoluzione. Adesso è cambiata la società, si è più individualisti. Pensiamo solo a quello che è necessario per sopravvivere”. Sulla protagonista: “Ho conosciuto Angela che avevo 15 anni, nel 1996. Ero una ragazzina quando la legge sulla violenza sessuale ha raggiunto gli obiettivi in cui Angela credeva. La vita di Angela rappresenta la capacità anche nelle battaglie individuali di sapere di non essere soli. Oggi bisogna riappropriarsi della capacità di credere che la storia si costruisce insieme e che gli obiettivi non si raggiungono in tempi brevi. Tempi che Angela è riuscita a vedere prima di noi”.

Nino Cappa, associazione Pio La Torre, militante da mezzo secolo, ha ripercorso pezzi di storia, dove in particolare ha ricordato le battaglie del tempo: lotta alla mafia, lo scontro con la Dc, l’opposizione alla realizzazione del poligono di tiro sui Nebrodi, quella contro i missili a Comiso. “Erano le battaglie di Pio La Torre – ricorda Cappa. Ci metteva energia come Angela in tutte le cose che faceva”. Sulla compagna di partito: “Nel 1976 è stata eletta deputata nel PCI con Mario Bolognari, allora io fui il primo dei non eletti. Avevo 25 anni. Per me fu un regalo immenso”. Cappa fu consigliere provinciale. In quella fase furono distribuiti fondi in Sicilia e occorreva vigilare. Il suo ricordo in rapporto al presente: “Angela veniva a chiedermi consigli su come dovevamo comportarci. Abbiamo avuto un rapporto di affettuosità e di confronto politico. Oggi io dico, chi siamo? Sicuramente Pio La Torre e Angela Bottari ci chiamerebbero alla mobilitazione”.

L’omaggio ad Angela Bottari è stato fatto coincidere con la presentazione del libro “Angela Bottari – Storia di una donna libera”, a cura di Pietro Folena e Francesco Lepore, Castelvecchi editore.

Francesco Lepore, giornalista e scrittore, esperto in Storia della spiritualità cristiana, è stato autore nel 2021 de “Il delitto di Giarre”, sull’uccisione di due fidanzati. Attivista nei movimenti LGBTQ+, adesso ha curato questo testo su Angela Bottari: “È il primo tentativo per poter conoscere e apprezzare meglio l’impegno e la vita di Angela Bottari. Un libro in cui in realtà gli autori e le autrici sono ben 35 – dice Lepore – donne e uomini che hanno voluto tratteggiare questo profilo inusuale di Angela, ognuno e ognuna secondo la propria prospettiva. Voci così differenziate fanno capire quanto fosse davvero un’artigiana autentica dell’amicizia, come l’abbiamo definita con Pietro Folena”.  Le qualità di Angela: “Andare al di là del proprio io e delle proprie vedute, saper cercare non quello che ci divide ma quello che ci unisce. Si è impegnata per i diritti e le libertà delle donne, ma preferiva piuttosto parlare di sé e delle altre in quanto impegnate per le libertà e i diritti della persona. Donne, lavoratrici, lavoratori, delle persone omosessuali e trans. Lei mi raccontava di questo suo impegno per far luce nell’81 sulla morte di Giorgio e Toni, uccisi a Giarre, di cui avremmo scoperto insieme la verità”. La sensibilità di Angela Bottari in difesa di omosessuali e trans si scontrò anche in questo caso con il suo partito: “Raccontava sempre delle difficoltà che aveva quando affrontava un tema spinosissimo come questo, in un partito maschile e maschilista come il PCI”. La storia di questa battaglia: “Nell’86 è stato affrontato il tema secondo il linguaggio dell’epoca, si parlava di riconoscimento delle unioni di fatto. Poi si chiamarono unioni civili. Allora apparve come una follia e cadde nel vuoto. Ma nel 2016, quarant’anni dopo, la legge avrebbe visto l’approvazione come legge Cirinnà. Secondo Angela non poteva esserci una società migliore ed equa laddove i diritti sociali non andassero pari passo con quelli civili”.

Al dibattito, dalla platea è intervenuto Maurizio Zingales, sindaco di Mirto: “Mai come oggi si sente la mancanza di personaggi come Angela Bottari. Faccio il sindaco da nove anni in solitudine, senza interfacciarmi con un partito, un gruppo dirigente, una deputazione…Bisogna riprendere una linea politica per poter incidere nella società”.

Alla fine, aneddoti e curiosità sul profilo personale e politico di Angela Bottari, da parte del marito Gioacchino Silvestro, già deputato regionale e dirigente del partito, hanno toccato momenti di grande affetto e partecipazione. “Angela non era una donna facile. Il confronto con lei era sempre molto impegnativo. Io ero segretario del partito, lei era femminista. A quei tempi c’erano temi che io e il partito ‘masticavamo’ con difficoltà…. E si faceva grande fatica”. Gioacchino dovette documentarsi bene per entrare nel terreno della moglie: “Così ho capito molte cose su cui era impegnata Angela”. Racconta poi con simpatia che dovette votare contro di lei per l’elezione alla direzione regionale: “Lei non toccò mai questo capitolo. Il nostro fu un rapporto conflittuale a bassa intensità…” dice col sorriso. E racconta infine di una telefonata notturna di D’Alema alla moglie per chiederle scusa dopo uno scontro per una candidatura in un collegio siciliano: “Angela era tosta…”

 

 Corrado Speziale                           

20 Novembre 2024

Autore:

redazione


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