Intervista realizzata da Giulia Quaranta Provenzano
Oggi la blogger Giulia Quaranta Provenzano ci propone l’intervista all’attore caratterista Angelo Di Grumo, il quale è anche speaker e conduttore di Tic Ta-lent [clicca qui www.radiofralenote.it/ per ascoltare la detta trasmissione su Radio Fra Le Note]…
Buongiorno Angelo! Vorrei domandarle subito quando, con quale intenzione/progettualità e soprattutto mosso da quale motore interiore si è addentrato nel mondo dell’Arte e dello Spettacolo quale speaker e conduttore di “Tic Talent” [clicca qui https://www.radiofralenote.it/ per visionare il sito Internet Radio Fra Le Note] e come attore caratterista in film e spot. “Buongiorno Giulia! La mia passione e il mio approccio al mondo dello spettacolo incomincia sin da piccolo, tant’è che imitavo già allora proprio molti personaggi del settore …poi, essendo un figlio d’arte (mio padre Antonio era un clarinettista), mi misi a studiare musica e iniziai a suonare le percussioni nell’Orchestra Filarmonica Sestrese – e, grazie ad essa, feci esperienza anche con il Maestro Vittorio Gassman… nello spettacolo “Ulisse e la balena bianca”. Un’esperienza, questa, indimenticabile perché suonammo le musiche del Premio Oscar Nicola Piovani”.
Da piccolo di cosa immaginava d’occuparsi una volta divenuto adulto e che bambino è stato? Inoltre, quale colore e quale canzone assocerebbe ai periodi più significativi della sua vita? “Sin da piccolo, ho sempre sognato di entrare a far parte del magico mondo dello spettacolo e di diventare un attore …a partire dalla scuola elementare, al sabato andavo a fare lo speaker in una radio locale a Genova e mi divertivo a propormi con le imitazioni. Poi, all’età di quindici anni, ci fu l’incontro con il maestro Giorgio Ariani che – durante una delle serate del Festival Nazionale del Cabaret – mi permise di debuttare in una parodia di Stanlio e Ollio. Costui, per me, è stato molto prezioso perché mi ha insegnato tanto inerentemente alla dizione, alla recitazione e all’imitazione. Ero un “fratellino” per Giorgio, come usava definirmi lui stesso. La mia infanzia, se la devo descrivere con un colore, la ricordo in azzurro. Colore, il tale, che mi riporta alle mie vacanze al mare (in Puglia, regione originaria dei miei genitori). La canzone che mi torna in mente, invece, è “L’estate sta finendo” dei Righeira… che ebbi la fortuna di conoscere personalmente. Un altro importante ricordo risale a quando, sempre quindicenne, incontrai il regista Duccio Tessari che mi fece una dedica… recitava <<Ad Angelo, attore?>> e, poi, la sua firma. Beh, ci azzeccò visto che quella dell’attore è ora la mia professione!”.
Cosa rappresenta per lei la Bellezza, l’Arte e quale ritenete esserne il potere nonché principale pregio e valore? Crede che esista il Bello universale, oppure non v’è possibilità d’oggettività nella valutazione di ciò che lo è e di ciò che non lo è? “La bellezza e il fascino li vedo sullo stesso piano ma, per come sono fatto io, preferisco confrontarmi e lavorare (sempre che sia possibile) con persone che non siano soltanto belle esteriormente – bensì che siano connotate pure da una forte bellezza d’animo… Si veda, infatti, la mia partecipazione al videoclip musicale “Non mi va” del cantautore dianese Garibaldi, all’anagrafe Simone Alessio… sarò altresì nel suo prossimo video, che decreterà l’uscita del suo album”.
Quale ruolo le sembra che giochi e quale le piacerebbe che avesse l’immagine visiva nella società e nel veicolare significati nei più differenti campi della vita – non solamente nel mondo dell’Arte (ad esempio nei videoclip musicali), della Moda e dello Spettacolo – e nell’essere, chissà, altresì indicatore di alcune caratteristiche psicologiche di chi si è e di chi si ha di fronte? “L’immagine, secondo me, dovrebbe raggiungere in modo universale un po’ tutti… il messaggio che deve trasmettere dev’essere positivo, appunto universale e senza discriminazioni”.
Quali sono, a suo avviso, i connotati dell’empatia e in quale misura è essenziale per un attore esserne dotato? Di cosa poi non può difettare un tale professionista, cioè cosa non può mai mancare a chi recita? “Io penso che l’empatia sia ciò che si prova quando si riesce a far rivivere in pieno il personaggio che bisogna interpretare, con tutte le sue varie sfaccettature”.
Quando osserva, legge, ascolta una persona cosa la colpisce positivamente? Alla luce di ciò, c’è qualcuno che guarda con particolare stima e con il quale sarebbe lieto di collaborare? “Mi piace leggere e ascoltare persone che trasmettono positività e che credono in quelli che ritengo che siano i veri valori della vita. Sono a disposizione di coloro che hanno, almeno in parte, il mio medesimo modo di pensare”.
Ingraziarsi il favore del pubblico, andando incontro e rispondendo alle (presumibili) richieste di mercato, come lo vede? In altre parole, essere “camaleontici” e agire in base ai tempi e ai luoghi è necessario per far sì che la propria passione divenga pure una professione? “Credo che l’essere camaleontici, in questo mio mestiere d’attore, serva molto …ma occorre comunque pure mostrarsi, in parte, come realmente si è”.
I ricordi, la pianificazione e la progettualità, la sperimentazione e l’osare, l’istinto e la ragione quanto sono fondamentali nel suo vivere quotidiano e artisticamente parlando? “Sono, questi citati, tutti elementi importanti nella mia vita e che mi aiutano ad affrontare le nuove opportunità lavorative”.
Infine, prima di salutarci, vuole anticiparci quali sono i suoi prossimi progetti? “Ringrazio molto per l’intervista mentre, per vedermi, è possibile farlo andando su Amazon Prime… nel film “Lupo Bianco”, regia di Tony Gangitano e altresì nel film “L’Impegno in un Abbraccio” che è stato scritto e interpretato da Giusi Virzi (per la regia di Carmelo Marino). Parteciperò, inoltre, pure al film “Il Boemo” del regista Petr Vaclav e sarò in quello intitolato “Goffredo e l’Italia chiamò” del regista Angelo Antonucci. Attualmente, poi, sono impegnato sul set di “Tengo a dirlo” (sempre per la regia di Marino Carmelo – film tratto dal romanzo di Emma Thompson) …e sto partecipando, infine, al film “Eye See You” di Andrea Speciale e Alessandro Cabras”.