Gian Giacomo Ciaccio Montalto appartiene a quella lunga schiera di uomini uccisi per aver intuito e denunciato i rapporti di Cosa Nostra con le istituzioni deviate e la politica.
Aveva solo 41 anni quando fu crivellato di colpi in auto, per strada, da solo.
All’inizio degli anni ottanta, a Trapani, dove Ciaccio Montalto svolgeva servizio, si diceva che la mafia non esistesse e quel brillante e giovane magistrato era privo di scorta e di blindata. Invece la mafia c’era e Ciaccio Montalto, pochissimi giorni prima di essere trasferito alla procura di Firenze, fu assassinato per aver indagato sui clan trapanesi dediti al traffico di droga, al commercio di armi, agli appalti per la ricostruzione del Belice, alle frodi.
Oggi ricordarlo è un dovere morale, così come è un dovere morale onorarne la memoria denunciando quei rapporti mafia-politica che ancora oggi tengono sotto scacco il nostro Paese e lo condannano a essere schiavizzato dai sistemi criminali”.
Lo ha detto l’europarlamentare e responsabile nazionale del Dipartimento di Italia dei Valori Sonia Alfano, ricordando l’anniversario della morte di Gian Giacomo Ciaccio Montalto, sostituto procuratore della Repubblica di Trapani, assassinato dalla mafia il 25 gennaio del 1983.
“Il ricordo dei giornalisti uccisi dalla mafia deve servire da faro e da esempio per chi oggi decide di fare informazione. Storie di uomini come Mario Francese, che fece dell’inchiesta una ragione di vita e dimostrò ampiamente il valore civile del giornalismo, devono essere per gli operatori dell’informazione di oggi lo strumento per capire la necessità della propria indipendenza e l’importanza di raccontare le verità, soprattutto quelle più scomode, fino in fondo, così da consentire alla collettività di sviluppare senso critico ed essere libera di scegliere.
Questo deve essere il vero spirito del giornalismo: indipendenza, coerenza, verità”.
Così, in una nota, il presidente dell’Associazione Nazionale Familiari Vittime di Mafia *Sonia Alfano* ricorda il giornalista Mario Francese, ucciso dalla mafia il 26 gennaio del 1979.