– di Corrado Speziale –
In occasione del 115.mo anniversario del drammatico evento che ha segnato per sempre Messina, l’Associazione Antonello da Messina e il Cineforum Don Orione, hanno tenuto alla Libreria Feltrinelli un incontro condotto dai giornalisti Nino Sarica e Nino Genovese incentrato sul terremoto di Messina come prodotto narrativo. In particolare, il dibattito ha avuto come focus la descrizione di storie e personaggi emersi in quella circostanza, unitamente al cinema in rapporto al terremoto, con la proiezione di due film: “Messina risorge dalle macerie”, prodotto dalla Cines nel 1910, e del primo film a soggetto, risalente al 1909, “L’Orfanella di Messina”, prodotto da Ambrosio Film di Torino. Quest’ultima pellicola è stata arricchita anni fa dall’intervento del pianista compositore Giovanni Renzo, che ne ha musicato le scene. Entrambi i film erano andati perduti e sono stati ritrovati in due cineteche, rispettivamente inglese e tedesca, dalla Cineteca del Friuli, grazie al rapporto intercorso con Nino Genovese. Al momento non esistono filmati sulla Messina pre-terremoto, andati tutti perduti.
L’immane tragedia che colpì Messina e l’area dello Stretto il 28 dicembre 1908 è anche oggetto di cinematografia, che in virtù dei tempi è da considerare davvero straordinaria: l’invenzione del cinema porta incisa la data convenzionale del 28 dicembre 1895, per cui era nato esattamente tredici anni prima.
Ne aveva fatto un libro Nino Genovese, giornalista e saggista, critico e storico del cinema, a cento anni da quella tragica notte: L’Orfanella di Messina – Cinema e Terremoto (Ass. culturale DAF, 2008)
Il terremoto di Messina divenne anche il pretesto affinché in ambito cinematografico si realizzassero riprese e regie mai realizzate prima.
Dunque, a 115 dalla tragedia, su iniziativa di Sergio Di Giacomo e Nino Genovese, l’associazione Antonello da Messina e il Cineforum Don Orione, hanno organizzato presso la Feltrinelli di Messina un incontro per discutere di “Cinema e Terremoto”, svoltosi alla presenza di tantissime persone. Ad affiancare Nino Genovese, con i suoi racconti su fatti e personaggi che hanno contraddistinto quel tragico momento, è intervenuto il giornalista, scrittore e storico messinese, Nino Sarica.
“Abbiamo pensato pochi giorni fa di organizzare questo evento, per la ricorrenza dei 115 anni del terremoto di Messina, tema che come associazione abbiamo sempre trattato perché legato alla memoria della città”, ha detto nell’introduzione il giornalista Sergio Di Giacomo.
Il racconto di Nino Sarica è pieno di curiosità riguardanti i giorni che precedettero quel devastante 28 dicembre. Primo personaggio, il Cammaroto, un uomo schivo, deriso dalla gente, un vagabondo reso tale dopo infelici vicende familiari. “Annunciava ai messinesi un imminente giorno del giudizio. La gente non gli badava”, racconta Sarica. “Fissava a lungo il sole ad occhi nudi. I superstiti erano convinti che egli potesse vedere oltre il presente. Lo credettero morto, vittima del sisma, ma qualcuno giurava d’averlo visto vagare tra le macerie fumanti”. La verità: “Il Cammaroto non era affatto un veggente – riflette Sarica – e nemmeno uno iettatore. È stato soltanto un pover’uomo vittima di un destino crudele”. E a proposito di iettatori, ne cita uno che la sera prima del sisma ebbe delle belle esclamazioni dinanzi al panorama della città: a nulla valsero gli scongiuri degli amici. Il prossimo protagonista è ancora più inquietante: tale Migneco, un ferroviere che avrebbe addirittura scritto una novena natalizia dall’epilogo nefasto, pubblicata sul periodico umoristico Il Telefono. Una preghiera con tanto di richiesta, da cui ne uscì accontentato. Non si sa se in vita o altro…
Dalle iettature ai segni premonitori della fede: Nino Sarica racconta delle clarisse della Beata Eustochia al monastero di Montevergine. Un diario manoscritto è stato rinvenuto, tradotto dal dialetto all’italiano e pubblicato da Rosa Gazzara Siciliano. Il sognò di una città ridotta in macerie, un forte, interminabile scampanio, la visione anticipata della città in fumo, la notte inquieta fino all’ora fatale del disastro, sono i segni premonitori avvertiti nel convento.
Dopodiché, la descrizione di un personaggio da film comico e profetico insieme: L’Avvisatore del Terremoto. “Aveva inventato e realizzato un complicato aggeggio, tutto campanelli, che secondo l’inventore avrebbe cominciato a trillare all’approssimarsi di un sisma. Una notte – racconta Sarica – il marchingegno trillò ma lui continuò a dormire. Fu la volta del terremoto e il protagonista si salvò per miracolo. Nel film si vedevano palazzi crollare, facce stravolte, macerie ovunque”. Il film era stato proiettato in città la sera del 27 dicembre al Cinema Italia. “Diversi spettatori dissero poi che quelle spaventose immagini durante la notte non li abbandonarono e quando all’alba la terra realmente tremò, a loro sembrava ancora una finzione”.
Nino Genovese fa il punto sull’aspetto cinematografico: “Fino a qualche anno fa il rapporto tra il cinema e il terremoto di Messina non era stato studiato in nessun modo. Esistevano immagini di Messina anche prima del terremoto. Per il primo anniversario, il 28 dicembre 1909, questi filmati furono proiettati in ricordo di quel tragico evento. La rassegna si intitolava Messina com’era. Purtroppo, queste immagini sono andate perdute. Così com’è andato perduto il film L’Avvisatore del terremoto”. La circostanza storica: “L’evento tragico ebbe un’eco in tutto il mondo. I primi ad arrivare furono i marinai inglesi di una nave che si trovava al porto, subito dopo i marinai russi da un’altra nave ancorata ad Augusta. Questi ultimi, non si limitarono ad assistere i superstiti, ma girarono delle riprese interessantissime della città appena rasa al suolo, inserite in un docufilm russo che si intitola Angeli venuti dal mare.
Messina al centro della scena: “Ben presto – racconta Nino Genovese – tutte le case di produzione cinematografica dell’epoca mandarono i loro operatori a girare dei filmati sugli aspetti più caratteristici della città distrutta. Molte riprese sono andate perdute, ma tante altre per fortuna sono giunte fino a noi. Sono stati proiettati film in tutte le sale cinematografiche d’Italia. Grazie al cinema si organizzarono serate di beneficenza, raccolta fondi per aiutare i superstiti. Per la prima volta il cinema è servito ad amplificare l’eco di un disastro, contribuendo a sensibilizzare sul problema della ricostruzione”.
Alcuni titoli: “Dalla pietà all’amore (disastro di Messina), andato perduto, diretto da Luca Comerio. Amore e morte e Scene siciliane, perduti entrambi. L’Orfanella di Messina, prodotto dall’Ambrosio Film di Torino, con operatore e forse anche regista Giovanni Vitrotti. Quest’ultimo è un film molto interessante. Fino a qualche tempo fa si considerava perduto come gli altri e poi invece nel 1999 è stato ritrovato dalla Cineteca del Friuli, presso la Cineteca di Berlino con le didascalie in tedesco. Allora abbiamo recuperato il film, ritradotto il tedesco e aggiunto le musiche di Giovanni Renzo”. Ciò che non si è fatto: “Vi erano tanti progetti. Addirittura, un colossal in due puntate prodotto dalla Rai, mai realizzato. Mario Monicelli aveva intenzione di realizzare un film sul terremoto, che sarebbe nato dalle cronache del padre Tommaso inviato a Messina come giornalista. Un altro film che doveva essere prodotto dagli americani non ha avuto seguito”. L’eccezione: “L’unico film a soggetto sul terremoto di Messina che sia stato mai realizzato è uscito nel 2011, poco noto, presentato fuori concorso alla Mostra del Cinema di Venezia di quell’anno. Si intitola Scosse. È composto da quattro episodi che riguardano anche Reggio Calabria, diretti dai Citto Maselli, Carlo Lizzani, Ugo Gregoretti e Dino Russo. Per quanto riguarda il terremoto di Messina non c’è nient’altro”.
Il primo dei due film proiettati in sala ha per titolo Messina risorge dalle macerie, prodotto dalla Cines nel 1910. Una vera e propria rarità.
Sullo schermo scorono immagini successive all’apocalisse del 28 dicembre 1908. Spicca la mitica palazzata ancora in piedi e tanti altri fabbricati e monumenti abbattuti a colpi di dinamite, senza neppure un minimo tentativo di recupero: il vero danno sul danno, costato il prezzo incommensurabile dell’azzeramento artistico e architettonico della città. La didascalia in inglese nel film, ne descrive le modalità. Non a caso, facendo un inciso in sala su questo aspetto, è stato citato “Il doppio flagello”, libro denuncia del giornalista Giacomo Longo, pubblicato nel 1911.
Oltre agli edifici, altre immagini e descrizioni riguardano le prime casette in legno, realizzate nel villaggio Svizzero.
L’Orfanella di Messina è invece il primo film a soggetto mai realizzato: una storia creata ad hoc nel 1909. Il messaggio vuole essere un elemento di sensibilizzazione e divulgazione verso l’adozione di bambini orfani sopravvissuti a quella immane tragedia.
Il racconto è struggente. Una bambina, “tesoro dei genitori”, vive una vita tranquilla, quando si ammala gravemente senza più speranze di sopravvivenza. Cosicché la sfortunata creatura muore e viene accompagnata “all’ultima dimora”. I genitori, colti da un comprensibile dolore, rivedono loro figlia in sogno, attraverso un’immagine impalpabile proiettata nella parete di casa, in cui appare una giovane creatura liberata dalle macerie. Il messaggio della figlia: “Mammina, prendi al mio posto una povera orfana di Messina”. Detto, fatto. “L’orfanella di Messina trova una nuova casa”. Le poche didascalie presenti, sono state tradotte dal tedesco all’italiano, mentre le note al piano, originali e profonde di Giovanni Renzo, come sempre impeccabile e trascinante sulle musiche per il cinema muto, completa quest’opera straordinaria, che resterà per sempre negli annali di Messina.