Nel territorio dei Nebrodi “u Sugghiu” è una costante presenza parlando di mostri, creature fantastiche e misteriose. Dall’archivio di scomunicando riproponiamo ‘La leggenda du Sugghiu’
Quest’essere, tra uomo e serpente, nel catanese esiste la variante dell’uomo-scimmia, ha in entrambi i casi fattezze nanesche, e viveva in acqua, e da qui ne vien fuori per depredare ed urlare alla luna la sua rabbia
L’acqua può essere quella del mare, o quella paludosa e limacciosa ai margini di acquitrini, fiumi, e fonti.
A Brolo gli antichi ricordano “u sugghiu da turri”, quella medievale che domina il paese con il suo borgo.
Quest’essere, che forse era venuto fuori dagli anfratti paludosi “du Lagu”o dai “’margi du lavanaru”, il primo uno specchio d’acqua paludoso di modesta estensione ai margini dell’abitato vicino il torrente Jannello, il secondo – “‘u margiu” – si intendeva una zona ricca d’acqua dove scorreva un rigagnolo del torrente “Brolo” e le donne andavano a lavarci i panni ed il bucato.
E’ una leggenda, quello du Sugghiu, ormai persa nel ricordo dei più anziani e che trae origini dai tempi del nobile Vincenzo Abbate di Longarino che fu proprietario dei maniero brolese dopo i principi Lancia.
Ma alla pari du “lupu minario” e della “manu niura” che attendeva per terrorizzare i passanti “du timpuniu”, nessuno ha mai visto u Sugghiu, perché, dicono gli antichi, “era na cosa mistiriusa e troppu lària a taliari”, e così questa misteriosa creatura continua a rimanere un animale fantastico, che ci piace ancora pensare mentre si incunea nelle viuzze del Castello, guardando il mare e sognando di potervi rientrare riconquistando quelle profondità marine da dove forse era scappato o si era, cucciolo, perso.