Intervista realizzata da Giulia Quaranta Provenzano
Oggi la blogger Giulia Quaranta Provenzano ci propone un’ulteriore intervista d’approfondimento al cantante nato il 27 ottobre 1995, a Como.
Ciao! Vorrei iniziare questa nostra chiacchierata chiedendoti – dacché mi hai detto che il rosso è il tuo colore preferito – se concordi o no con chi sostiene che chi ne è attratto sia una persona che gode tendenzialmente di una notevole autostima e passionalità, nonché dotata di una personalità strutturata e di un carattere competitivo e forte di un buon rapporto con la sessualità (mentre il rovescio della cosiddetta medaglia è che trova difficile contenere le pulsioni e l’istintività, la rabbia, e che pecca di presunzione). “Ciao Giulia! Sì, concordo assolutamente con tutto quanto da te suddetto… dato che mi sento descritto a pieno”.
Mi hai detto anche che hai sempre coltivato la musica così tanto da spendere tutto ciò che avevi pur di affermarti in essa e che questo ti ha portato a fare una vacanza su sette con i tuoi amici e a non avere soldi per le serate e per uscire, ma che sceglieresti altre mille volte la tua passione a dispetto di tutto… “Sì, esatto e non mi pento di alcunché”.
Nonostante tu abbia fatto ballo per dieci anni, hai ammesso di non essere mai stato un grande ballerino… ma che tuttavia ballare ti dava una sensazione di unicità perché, nel tuo paese, non vi era alcuno che lo facesse e tu non potevi e non volevi essere come le altre persone. Ebbene, cosa intendi di preciso sostenendo che appunto non potevi e non volevi essere come i tuoi conterranei? “Non mi è mai piaciuto fare parte del gregge di pecore senza personalità e senza un proprio carattere. Conoscevo parecchia gente che faceva soltanto le cose che appunto facevano le altre persone e ciò solo per non sentirsi esclusi… mentre a me essere escluso perché mi avventuravo in imprese diverse rispetto alla maggioranza dei miei conterranei e no, mi dava la piacevole sensazione di essere unico”.
Hai azzardato altresì che forse, analizzandoti, hai sempre amato la tua solitudine in quanto – soprattutto oggi – ritieni che essa sia meglio di una falsa compagnia. Ammesso che appunto tale suddetta tua solitudine sia stata (anche in passato e almeno in parte) desiderata, ossia quello stato della vita in cui consapevolmente ti sei disconnesso dalla socialità per stare da solo, a quale tipo di crescita personale ed emotiva ti ha portato codesta intimità in cui esplorare la tua personalità? “La mia solitudine e i miei momenti intimi mi hanno portato a lasciare il mio paese natale e le mie prime amicizie per cercarne di nuove, andando così a crescere a livello musicale e lavorativo più in generale. Senza la mia solitudine appunto avrei seguito il gregge e, probabilmente, oggi avrei fatto un lavoro normale… con la macchina da 20mila euro pagata a rate, mentre mamma e papà mi tenevano a casa loro senza farmi spendere un centesimo (com’è per la maggior parte dei miei coetanei)”.
La solitudine subita, invece, è sinonimo di quella interiore e fa pensare di essere soli pur quando si è circondati da tante persone. Tu sei arrivato ad incorrere nella depressione quando ti sei sentito isolato e lo sei effettivamente stato oppure sei riuscito a reagire in maniera costruttiva e, in quest’ultimo caso, in quale modo ne sei uscito e grazie a che cosa? “Sono uscito dalla depressione grazie alla mia forte determinazione e alla mia forza mentale che, in tanti casi, mi ha rimesso in carreggiata – però la cosa che più ti salva, alla fine, è il tempo… tutto è infatti solamente una questione di tempistica e di determinazione appunto perché il tempo, prima o poi, se continui a coltivare ciò che desideri, ti darà i frutti che meriti”.
So che un libro che consigli di leggere è “Think and Grow Rich”, di Napoleon Hill. Costui ha sostenuto che <<Ciò che la mente può concepire e credere, può realizzarlo>> ed ecco che allora ti domando cos’è quel qualcosa che ti infonde quella che mi viene, quindi, da immaginare che sia la tua convinzione che l’essere umano sia artefice della propria sorte. Sei dell’avviso cioè che – se ci si impegna – ogni ostacolo sia superabile e che le risorse siano sempre e in ogni caso reperibili, oppure che talvolta ci siano “cause di forze maggiore” non pronosticabili e inevitabili e non oltrepassabili a frapporsi appunto senza possibilità di risoluzione tra noi e il nostro obiettivo? “Io sono convinto che l’essere umano sia artefice della propria sorte, anche se talvolta non si direbbe. Tutte le volte che mi sono impuntato nel cercare di ottenere qualcosa, sono effettivamente arrivavo ad ottenerlo oppure ad ottenere qualcosa di diverso ma di migliore. Di certo, non basta solo avere il pensiero positivo e poi rimanere sul divano ad aspettare qualcuno che porti ciò che si sta desiderando… il desiderato bisogna pensarlo e fare tutto quello che si può per raggiungerlo e conquistarlo”.
Hai spiegato che ti senti attratto dalle persone che sanno cosa vogliono e che sono determinate tant’è che, in amore, non ti sei mai fermato alla bellezza estetica… ma ti sei sempre innamorato di come le tali persone erano fatte interiormente. Secondo te, benché inevitabilmente ipotizzando solamente, l’amore infinito – ossia appunto un amore destinato a durare tutta una vita – esiste o i sentimenti che si provano possono rivoluzionarsi totalmente (al punto da desiderare di cambiare, fino quasi al suo opposto, chi ci sta accanto e ciò perché noi stessi siamo cambiati)? “Io sono dell’avviso che nessuno cambia e che nessuno possa modificare a pieno la propria personalità per una persona, perché poi tanto si finirebbe per ritornare ad essere ciò che si era appena parte la quotidianità o quando l’amore tende ad avere un momento di down generale. Se una persona dice <<Ora mi sento cambiata>>, sta mentendo in quanto il cambiamento avviene con il tempo e con i fatti”.
Hai poi aggiunto che pure a livello di amicizia, ad oggi, riesci ad avere un rapporto molto più sincero e reale con chi ogni giorno lotta per qualcosa (e non importa quale sia questa cosa) ma che si combatta per qualche obiettivo e che si sia un individuo deciso e risoluto è essenziale per te. Se invece una persona è negativa, sempre annoiata, svogliata e procrastinatrice la allontani. Tutto ciò principalmente perché tu concordi con chi sostiene che l’atteggiamento di coloro che ci circondano influenza il nostro modo di essere e che ogni persona sia la media di quegli individui i quali le sono più vicini nel quotidiano, ossia che si finisca ad assomigliare a loro sia nel modo di comportarsi e agire che nei valori e pensieri [clicca qui https://lamenteemeravigliosa.it/dimmi-chi-sono-i-tuoi-amici-e-ti-diro-chi-sei/], o per quale altro motivo sei del sopra riportato avviso? “Esattamente, concordo con il fatto che coloro i quali ci circondano influenzano molto il nostro operato… ecco perciò che preferisco circondarmi di persone la cui presenza è solo che positiva”.
Alla luce della tua sensibilità, cosa significa successo e sulla base di quale raggiungimento di traguardi lo identifichi? Per ciò che riguarda la tua unicità, quale ritieni che essa sia e come mai fai parte del gruppo di quel tipo di persone che fanno più fatica ad esporsi? Oggigiorno hai qualche paura che, più o meno, ti frena lavorativamente parlando e nella tua vita privata? “A mio parere, il successo di una persona dipende dai traguardi che raggiunge a seconda di quello che si è prefissato… ad esempio se una persona si è prefissa di avere una propria casa, una certa macchina e un figlio (e ci riesce!), allora vuol dire che per lei tali traguardi incarnano e coincidono con ciò che considera essere il successo. Ovviamente, inoltre, c’è chi ambisce a raggiungere cime alte e chi no. Io faccio fatica ad espormi solo per il mio lato caratteriale molto solitario però, quando mi sblocco, sono altrettanto molto socievole. Ad oggi non ho alcuna particolare paura che mi frena, ho soltanto tanta voglia di affermarmi”.
Hai ammesso che non sai quale idea si facciano di te le persone e che hai il dubbio di dare l’impressione, sui social, di essere uno stronzo e un menoso. Se posso permettermi, confesso che io invece non ho avuto – da subito – alcun dubbio sul fatto di trovarmi di fronte a un giovane uomo romanticamente introverso quanto generalmente amante di vicendevole protezione e reciprocità (diciamo pure un riccio con gli aculei solo per difesa, ma dal cuore tenero)… anche perché, per esempio, non hai mai terminato una sola intervista con me senza scrivermi <<Un abbraccio>> ed è proprio l’abbraccio – come Platone docet – il gesto più intimo e “incisivo” nella sfera dell’altro, per quanto silenzioso. L’abbraccio infatti è sempre un gesto che ha una forte valenza emotiva, di accoglimento altrui e concerne in particolare il campo semantico della consolazione e del tranquillo abbandono nella relazione che si desidera sia una sorta di flusso di continuità in cui la tattilità è un aspetto altrettanto molto forte (come molte forte è il bisogno di vicinanza in chi se ne fa attore, una vicinanza nel desio di fiducia e di fidarsi e anche d’affidamento all’altro): sbaglio, o ti ritrovi in questa cosiddetta fotografia di te? “Sì, a questo punto penso che tu stia conoscendo un grande aspetto di me e che tu stia imparando un po’ a conoscermi”.
Dacché tu conosci assai bene la dietrologia che vige – in Italia – nel mondo dei social, dove tantissimo di ciò che viene mostrato è costruito e falso e che puoi assicurare che la maggior parte degli “influencer” hanno pochi soldi in banca e molto probabilmente vivono in un appartamento insieme ad altri due coinquilini e senza pranzi e cene offerte nemmeno uscirebbero di casa, ti chiedo cos’è che dunque li spinge a voler fare di professione le copie di copie (copie squattrinate, diversamente che altrove). “Ciò che spinge parecchie persone, in Italia, a voler fare di professione le copie di copie (copie squattrinate, diversamente che in differenti nazioni del mondo) è il fatto che non hanno altro di meglio da offrire alla società… se poi la gente dà pure corda al loro ego, all’ego di tali “influencer”, questi sono soltanto che felici”.
Infine hai sottolineato che fosse per te cancelleresti ogni social network e simili, persino WhatsApp, in quanto sei un amante degli Anni ‘80 ovvero di quando alcune cose erano per pochi e si poteva solo immaginarle. Quali sono codeste cose che sai – anche se effettivamente sono anni, i ricordati, che non hai mai vissuto manco lontanamente ma dei quali ti sei informato – e che ti entusiasmano tanto da desiderare di viverle sulla tua pelle? “Le cose che mi dispiace di non aver vissuto (per motivi temporali) e a cui faccio riferimento sono la discoteca Anni ’80 ed altresì le uscite molto più romantiche e ansiose – dato che non si poteva parlare al cellulare e non si sapeva nemmeno se poi la persona con la quale si aveva appuntamento si sarebbe effettivamente presentata. Un tempo, inoltre, giravano più soldi e l’economia funzionava meglio… Sono tante le cose del passato che, purtroppo, non si vivranno mai più”.
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