La nota di Giuseppe Antoci dopo l’Operazione Antimafia “NEW PARK”: “Grazie alla DDA di Caltanissetta e alla Guardia di Finanza di Enna”.
Coinvolti 5 soggetti già indagati per l’attentato del 2016 contro Antoci
Circa 50 militari delle Fiamme Gialle di Enna e della Tenenza di Nicosia, coordinati dalla Direzione Distrettuale Antimafia di Caltanissetta, con l’ausilio delle unità cinofile di Catania, hanno dato esecuzione a circa 10 provvedimenti di perquisizione in diversi Comuni delle Province di Enna, Messina e Catania. Tra i soggetti destinatari dei provvedimenti figurano elementi di spicco della criminalità organizzata di stampo mafioso operante nel territorio dei Nebrodi, coinvolti a vario titolo per i reati di turbata libertà degli incanti e truffa aggravata per il conseguimento di erogazioni pubbliche, commessi con l’aggravante del metodo mafioso.
Alcuni dei 14 soggetti, oggi coinvolti nell’operazione “New Park”, erano già stati destinatari in passato di misure restrittive e custodia cautelare per fatti analoghi e 5 di loro erano stati indagati per l’attentato mafioso del 2016, contro l’allora Presidente del Parco dei Nebrodi Giuseppe Antoci, sventato dal Vice Questore Manganaro e dagli uomini della Polizia di Stato, Poliziotti recentemente promossi per Merito Straordinario e Medaglia al Valore. Il procedimento è stato archiviato ma, dalle parole del Procuratore, le indagini continuano per assicurare alla giustizia i mafiosi che quella notte compirono l’attentato.
Dall’operazione “New Park” viene fuori, in maniera chiara, la valenza e l’importanza del “Protocollo Antoci”, oggi Legge dello Stato. Fino al 2014, infatti, erano riusciti a compiere i reati mantenendo gli importi sotto la soglia dei 150 mila euro per poter presentare l’Autocertificazione Antimafia ma con la creazione del Protocollo di Legalità voluto dal Presidente Antoci, non potendolo aggirare la norma e non potendo accedere alle gare, compiono l’estorsione nei confronti di un imprenditore sano che, intanto, si era aggiudicato il lotto grazie proprio alla nuova norma proprio voluta da Antoci.
Il “Protocollo di Legalità”, costruito sui Nebrodi e diventato Legge dello Stato il 27 settembre 2017, colpisce, dunque, ancora in maniera forte gli affari delle mafie sui Fondi Europei dell’Agricoltura riportando allo Stato il mal tolto attraverso l’esercizio proprio dei sequestri finalizzati alla confisca.
“L’operazione di oggi, della Guardia di Finanza di Enna, è un ulteriore forte segnale di ripristino della legalità colpendo chi cerca di aggirare il Protocollo, oggi Legge dello Stato. La mafia dei terreni ha prosperato per anni, adesso, invece, fa i conti con lo Stato. Fra i soggetti coinvolti anche personaggi utilizzati per cercare di delegittimare me, la Magistratura e le Forze dell’Ordine attraverso il tentativo di sminuire la valenza mafiosa dell’attentato. Ma quell’imbarazzante vicenda è naufragata miseramente” – dichiara Giuseppe Antoci, Presidente Onorario della Fondazione Caponnetto ed ex Presidente del Parco dei Nebrodi, sfuggito ad un agguato mafioso a maggio 2016.
“Tanti mafiosi da anni – continua Antoci – lucravano milioni di euro di Fondi Europei per l’Agricoltura, intimidendo agricoltori e allevatori per farsi cedere i terreni, e tutto ruotava, appunto, attorno alla violazione dei criteri oggi invece sanciti dal Protocollo di Legalità e dalla successiva Legge Nazionale. L’operazione di oggi, che segue quella Nebros II, ne conferma il contesto”.
“In questi anni – continua Antoci – è mancato il coraggio e il controllo nell’assegnazione e nell’erogazione dei fondi ma è iniziato, ormai, un processo di restituzione allo Stato di tutto ciò che le mafie hanno lucrato in questi anni e, soprattutto, un processo di restituzione ad allevatori ed agricoltori onesti di una parte di dignità che in questi anni si sono visti strappare”.
“Il mio grazie e i miei complimenti alla DDA di Caltanissetta, al Procuratore Amedeo Bertone e ai suoi Sostituti, al Comandante Provinciale della Guardia di Finanza Colonnello Giuseppe Licari e a tutti i suoi uomini. Un’altra vittoria dello Stato sul tema per il quale combatto da anni e per il quale stavo perdendo la vita. Un’altra vittoria che allevia una vita difficile e blindata alla quale, da anni, sono costretto insieme alla mia famiglia. Lo Stato è arrivato e, come la verità e la giustizia, arriva sempre” – conclude Antoci.