Il ricordo di Vittorio Lorenzo Tumeo
La sua nota su facebook
Ad una settimana di distanza dalla morte di Antonio Martino, la città dello Stretto perde un altro dei suoi figli migliori, Franz Riccobono.
Entrambi hanno amato veramente Messina.
Messina, rectius, i messinesi, anzi, una parte di messinesi, per niente o poco e male ha ricambiato il loro sentimento. Negarlo potrebbe essere una facile soluzione di comodo e siccome la morte porta sempre con sé un po’ (un po’ molto) di ipocrisia, sarebbe la migliore scelta politically correct.
Le ipocrisie post mortem dei soliti noti ….
Ma poiché entrambi i personaggi che ho citato detestavano la religione del “politicamente corretto”, questa scelta non può, a maggior ragione, essere condivisa.
Entrambi, si può dire, erano politicamente scorretti; in una parola: erano liberi.
E la loro libertà ha fatto paura, una libertà che in entrambi i casi traeva forza da un valore solidissimo: la cultura. Quella vera e forte, multidisciplinare e poliedrica, scientifica e umanistica insieme, che la mia generazione purtroppo farà fatica ad eguagliare.
Dicevo, per quanto loro abbiano amato Messina, questa non ha ricambiato fino in fondo il loro sentimento.
Penso allo scarso tam tam che una notizia come la scomparsa di Antonio Martino avrebbe dovuto innescare in città, invece di essere archiviata rapidamente e in sordina, penso ai suoi funerali “non troppo affollati” al Duomo.
Il Professore Martino osannato certamente quand’era ministro, poco e niente tenuto in considerazione dai politici locali (se non qualche rara eccezione) negli ultimi anni.
Quanti amministratori si sono chiesti: “chissà cosa ne penserebbe il Professore Martino?” “Chissà quale scelta prenderebbe uno statista come il ministro Martino se fosse al posto mio?”.
ruoli non riconosciuti
Diciamolo: pochi, pochissimi. E il fatto di dire sempre le cose come stanno, senza alcuna patina di falsità, immagino, ha causato lo stesso danno a Franz Riccobono.
Sarebbe stato un eccellente assessore alla cultura: al Comune di Messina, alla Provincia, alla Regione.
Gli avete mai visto ricoprire un ruolo di questo genere?
Soltanto Paolo Siracusano candidato alle Elezioni provinciali del 2008 lo designò candidato assessore alla cultura e soltanto i Governi Crocetta e Musumeci, va detto per debito di verità, si sono ricordati di lui e per la prima volta gli hanno tributato un riconoscimento prestigioso di carattere istituzionale nominandolo e confermandolo tra i 15 componenti del Consiglio Regionale dei Beni Culturali e Vicepresidente della Fondazione Unesco Sicilia.
I suoi consigli e i suoi progetti, da Tusa ad Alberto Samonà, hanno sempre trovato un seguito.
E oggi, che è tutto un fiorire di straordinarie amicizie e di rivalità azzerate e mai esistite, resta a chi lo ha conosciuto solo l’amarezza e la solitudine che questa ferale notizia porta con sé in un momento in cui tutti ci sentiamo, e siamo, più vulnerabili di sempre.
Mancheranno le lunghe chiacchierate
Mancheranno le lunghe chiacchierate al mitico “studio” di Via Ghibellina, dove ci si ritrovava a conversare di storia, di tradizioni, di arte, di cultura, quando era possibile, insieme con tanti amici: Francesco Salvo (anche lui da poco scomparso), Nicola e Marco Grassi Nino Dini, Luigi Montalbano, Nino e Mario Sarica, Antonello Pettignano, Franco Tumeo, Nino Di Bernardo, il prof. Allone e altri ancora, quasi tutti soci dell’ Associazione Amici del Museo di Messina.
Finalmente sarebbe arrivata Carmen, a riportare tutti noi dai mondi che i discorsi evocavano, soprattutto quando eri proprio tu, Franz, a raccontare, con la tua unica simpatia, il carisma, l’acume e la tagliente ironia, alla realtà quotidiana, ricordando a te di andare a comprare il prosciutto al supermercato di Via Garibaldi e a tutti i presenti che a casa avevano le rispettive mogli che attendevano per la cena.
Chi ha vissuto quei momenti lo sa, era così: si entrava alle 18 e non si finiva mai prima delle 20 e trenta, a volte anche delle 21.
La magia e la forza della cultura è anche questo: crea amicizie e rinsalda legami. Tra gli insegnamenti di Franz Riccobono ne conserverò uno in particolare: l’umiltà che deve caratterizzare uno studioso.
La cultura fine a sé stessa, da ostentare come se fosse una macchina di lusso, è peggiore di qualsiasi altra cosa; essa, semmai, va condivisa, con passione verso tutti, con lealtà e correttezza tra gli addetti ai lavori. Una volta me ne diede un esempio pratico: avevo forse nove anni, e vedevo lui, mio padre, Sergio Todesco, Marco Grassi, Nino Principato, e tutti gli altri confrati della Nobile Arciconfraternita Maria SS. Annunziata dei Catalani indossare il loro tipico saio, dal colore sgargiante.
Con l’innocenza propria della mia età, chiesi loro perché si stessero vestendo “da Carnevale”; tra le risate fu lui per primo a spiegarmi la storia della congrega e il suo legame con Messina, senza importargli che io fossi poco più che un bambino e lui uno studioso con cinquant’anni (allora) di carriera alle spalle.
Oggi Franz, sono sicuro, siede in cielo insieme ai grandi studiosi della storia di Sicilia: Luigi Di Maggio, Gioacchino Di Marzo, Gaetano La Corte Cailler, Vincenzo La Mantia, Antonino Salinas e così via.
Sit tibi terra levis, caro ”zio” Franz.