La Responsabile nebroidea della Rete Civica della Salute fa il punto sulle priorità che necessitano per un cambiamento reale nella sanità pubblica
La Briguglio in perfetta sintonia con la linea del coordinatore regionale Pieremilio Vasta, fa il punto sulla reale situazione della Sanità siciliana
La sanità in Sicilia è al centro di un percorso di rinnovamento che mira a rivoluzionare il sistema regionale entro il 2026, con interventi finanziati attraverso il PNRR (Piano Nazionale di Ripresa e Resilienza), in particolare la “Missione 6 Salute”.
Tuttavia, secondo la Rete Civica della Salute, rappresentata sui Nebrodi da Marisa Briguglio, solo investire in strutture edilizie e nuove apparecchiature non sarà sufficiente a garantire una trasformazione profonda e duratura.
Il problema principale evidenziato dalla Briguglio riguarda la mancanza di continuità assistenziale nel Sistema Sanitario Regionale (SSR) e una disconnessione tra prevenzione, assistenza primaria, specialistica, ospedaliera e riabilitativa. Nonostante il SSR sia teoricamente unitario, nella pratica manca un’integrazione efficace tra le varie componenti che dovrebbero tutelare la salute dei cittadini in modo coeso.
Oltre alla necessità di potenziare le infrastrutture, la Rete Civica della Salute sottolinea l’urgenza di riformare la gestione operativa e metodologica del sistema, mettendo al centro le risorse umane.
Queste ultime, secondo Briguglio, spesso non hanno una conoscenza adeguata delle riforme in atto, né sono sufficientemente coinvolte e motivate per operare il cambiamento richiesto. La criticità gestionale, infatti, si estende anche alle istituzioni regionali delle politiche sociali, agli enti locali e alle imprese del settore della salute e del welfare.
Un altro aspetto su cui la Rete Civica insiste è l’implementazione delle nuove funzioni assistenziali previste dal PNRR, come le Centrali Operative Territoriali, gli Ospedali e le Case della Comunità. In particolare, il “Documento di indirizzo” di Agenas (Agenzia Nazionale per i Servizi Sanitari Regionali) pone l’accento sull’importanza delle reti di servizi e sociali e sulla necessità di integrare i servizi sanitari e professionali, coinvolgendo attivamente la comunità.
Un altro tema centrale è la co-progettazione con gli utenti, che finora sembra essere stata trascurata.
La funzionalità delle 155 strutture sanitarie previste e finanziate in Sicilia con 217 milioni di euro dipende, infatti, dall’integrazione tra i servizi sanitari e quelli sociali. In questo contesto, è fondamentale il coinvolgimento dei Comuni e del Terzo Settore nella governance e nel monitoraggio delle Case della Comunità. Solo attraverso una collaborazione sinergica tra istituzioni, operatori sanitari e pazienti sarà possibile apportare un miglioramento concreto e tangibile.
La Rete Civica della Salute sollecita inoltre una maggiore consapevolezza politica.
L’appello a Schifani
Il Presidente della Regione è chiamato ad intervenire con un orientamento chiaro che guidi la trasformazione del sistema sanitario, evitando che le Case della Comunità si riducano a semplici poliambulatori e le Centrali Operative a strutture inefficaci.
Per realizzare una vera svolta sanitaria, secondo Briguglio, è necessario formare le risorse umane in modo che possano operare in team integrati, transdisciplinari e multiprofessionali, capaci di adattarsi al contesto territoriale e di promuovere la partecipazione attiva della comunità. Il personale deve essere aggiornato su temi cruciali come l’inclusività, l’equità, la prossimità territoriale e la centralità del paziente. Solo così si potrà costruire un sistema sanitario veramente partecipativo e orientato al benessere delle persone.
In definitiva, la vera sfida per la sanità siciliana non è solo strutturale, ma richiede una profonda riforma gestionale e culturale, che metta al centro la collaborazione tra tutti gli attori coinvolti e la partecipazione attiva dei cittadini.
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