Fu una mattinata avvolta dal suo carisma e tanta Fede. Un passaggio che ha lasciato un segno in tanti. Nel giorno della sua morte ripercorriamo quegli atti.
era solo l’aprile del 2016
Una parola, un fatto, un incontro che ha lasciato a tutti la certezza di quanto valga la pena accostarsi alla povertà come mistero e non come problema, come benefico scandalo e scandalosa risorsa nello stesso tempo e non come disgrazia che riguarda altri e di cui deve occuparsi qualcuno al di fuori di noi.
Un abbraccio, uno scambio, per immergersi nella “sua” realtà e scoprire la forza del donarsi. Guardare il mondo con occhi diversi. La magia di aver fatto un tratto di strada insieme.
Così è davvero corsa la mattinata a Brolo. Una mattinata “speciale” in quell’aprile del 2016
Ad accoglierlo, alla “rotonda”, Irene, non sindaco, ma cittadina di Brolo, poi la gente, i bambini della scuola, le parole in chiesa, prima di andar via, solo il tempo di un sorso d’acqua, la meta – Roma – è distante… ma la forza è immensa, arriverà da Francesco, e con lui arriveranno tutti i suoi “Ultimi”.
A Brolo, quella mattina, il frate laico è curioso, si sofferma a parlare con tanti, guarda il Castello, è curioso, vuol sapere, e mentre benedice la gente, vede segni di Dio ovunque, dai colombacci alle rondini, dalle formiche ai bambini. Poi in Chiesa si sofferma all’altare, invita alla preghiera, benedice i presenti. si rivolge ai malati, a chi soffre, incontro Don Enzo, e abbraccia i ragazzini delle Elementari. Loro sono sanno chi è, sono usciti in tutta fretta dall’aula, ma lo ascoltano rapiti. Poi ancora un saluto con il sindaco, che con lui fa un tratto di strada insieme, con gli operai, e con i tanti che si fermano e scendono dall’auto per andargli vicino, e quindi va via, stringendo tante mani, lo aspettava poco distante Don Antonio, a Gliaca, poi andrà a Gioiosa e quindi Patti, per fermarsi, salendo sul colle a Tindari, dalla Madonna.
Con lui vince, per una volta, la Speranza.
Oggi siamo tutti più poveri.
Ciao Biagio.
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