Clamorosa scoperta archeologia a Messina. Durante i lavori di costruzione del complesso “I Granai”, che dovrebbero sorgere al posto dei demoliti “Molini Gazzi”, è venuta alla luce una monumentale tomba a tholos. Si tratta del primo ritrovamento del genere fatto a Messina, considerato anche che ci si trova al di fuori dell’area greca della città antica. Risalente all’età del bronzo, che corre, convenzionalmente, dal 3500 al 1200 avanti Cristo, è composta da una camera a pianta circolare con la copertura a volta. La tomba è stata rinvenuta a una quota di cinque metri sotto il livello della strada. Purtroppo il “tetto” non si è più integro e, all’interno, non vi sono corredi funerari. La scoperta è comunque importantissima anche per le dimensioni: il diametro esterno è di tre metri e 75 centimetri. Una misura non da poco, se si considera che la tomba a tholos più grande della Sicilia, a Sant’Angelo Muxaro (Agrigento) è di nove metri. L’unità operativa archeologica della Soprintendenza di Messina, guidata da Gabriella Tigano, è già sul posto per gli scavi. E’ scontato che il progetto degli edifici residenziali dovrà essere cambiato.
Le tombe a tholos (al plurale tholoi) che in greco significa cupola, sono costituiti da un vano circolare, sottostante ad un tumulo di terra e coperto con cerchi concentrici di blocchi lapidei a costituire una sezione più o meno ogivale. Più in generale, in archeologia si intende per tholos una sala circolare, a volte interrata e generalmente realizzata a scopo funerario, coperta con una pseudocupola formata da file concentriche di conci lapidei sempre più aggettanti verso il centro fino a chiudere il vano senza realizzare una struttura spingente come sono le vere cupole.
Dopo il 1500 a.C. l’uso di questi monumenti si diffuse in una vasta area intorno a Mediterraneo. Erano generalmente sepolture familiari che comprendevano varie tombe e ricchi corredi funerari. L’entrata veniva ostruita e tutta la costruzione, coperta con terra, trasformata in una collinetta. Tombe a tholos vennero realizzate in Egitto, in Sicilia e soprattutto in Grecia per opera della civiltà micenea. (fonte Wikipedia)
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