La nuova frontiera della sperimentazione artistica di Marzia Mancuso approda direttamente alla tavolzza degli oli e degli acrilici su tela.
Una mostra in costruzione, una serie di disegni, prove, schizzi e contaminazioni per quella che sarà una grande esposizione: “forse non la farò mai – dice l’artista – ma intanto mi piace pensarla, costruirla, animarla, disegnarla, poi si vedrà”.
Questa quadri sono una festa per gli occhi, e non solo per gli appassionati del genere, ma sono anche una nuova finestra aperta sulle Eolie, sui suoi personaggi, sui Nebrodi contadini, sulle stagione che passano. Dipinti evocativi, e viene da pensare che la Sicilia assolata di Marzia diventa anche un altopiano sconfinato dell’america latina con i colori forti e contrastati, le figure solitarie che introducono le atmosfere di un espressionismo più recente, dal respiro europeo.
I soggetti restano quelli siciliani, dei pescatori, dei contadini, delle donne “oppresse” dai lavori domestici ma serene, dai “compari”, dalle motoapi che si portano dietro un mondo.
Squarci di vita quotidiana, fotografie che diventano tratti grafici di un estremo Sud … ed i Sud sono tutti uguali; dimenticati e bellissimi.
Marzia Mancuso ci aveva regalato in questi anni i “pesci dipinti”, i “presepi” o le “casette eoliane” pietrificate, ma ora ci dà, ed è un piacere, questa pittura “gentile” e fresca, che sa di vita e di sole e di isole.
Di fatto autodidatta, Mancuso, che vive a Sinagra, sui nebrodi, ha imparato a dipingere, ereditando il dna artistico del padre – Vincenzino – proprio per la voglia, prima, di “animare” i suoi sassi, poi di osservata curiosa dagli “occhi di pietra dei suoi pesci” la natura ed il mondo, ora, naturale evoluzione, la metamorfosi di anima e pietra, così nascono questi quadri umanizzati che sanno di vita.
MSM