ARTE A MESSINA – A Gazzi l’arte si fa sempre più “Spazio”
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ARTE A MESSINA – A Gazzi l’arte si fa sempre più “Spazio”

“Spazio Gazzi Arte” è un presidio d’arte urbana che in virtù della zona in cui sorge e degli obiettivi che si prefigge, a Messina non ha precedenti.

Nata su iniziativa e progetto di Saverio Pugliatti, l’operazione, sorta nello “spazio” in comune tra il Liceo Scientifico “Quasimodo” e il Conservatorio “Corelli”, mette insieme le creatività e le energie dei due istituti in un unico sistema in cui si associano musica e forme, arte e scienza, e si guarda al futuro nella prospettiva di importanti iniziative culturali. Ciò che era un muro freddo, divisorio, che separa il cortile delle due scuole dalle zone circostanti, grazie all’impegno di 17 ragazzi è diventata un’opera d’arte che fa trasparire bellezza e naturalezza, abbracciando temi attuali scelti dai giovani artisti, particolarmente ispirati, invogliati da Pugliatti e guidati dal maestro Antonello Arena. Di grande effetto anche il cancello, trasformato magnificamente in tema musicale dall’architetto Antonio Virgilio.

Dopo l’apertura dello spazio, avvenuta un mese fa, a breve saranno avviati laboratori d’eccellenza condotti dagli scultori Sara Teresano e Nino Bruneo: tre grandi sculture saranno realizzate all’interno del cortile, che su disegno di Virgilio sarà trasformato da parcheggio a museo a cielo aperto. Tutto il percorso artistico si avvarrà del contributo del critico d’arte Giampaolo Chillè. Prevista anche un’arena per i concerti e un museo interattivo. Saverio Pugliatti: “Pensiamo di rendere fruibile periodicamente questo spazio alla città. E’ un’esperienza da mostrare. Renderemo questo luogo bello e affascinante, carico di valori, aperto alle contaminazioni”.

 

Un treno che corre verso il futuro, nel segno della speranza, lasciandosi dietro storie complesse, incertezze e inquietudini; un pianista che si esibisce al cospetto dell’Universo; un cuore ispirato a Magritte; Cecilia, con splendidi occhi azzurri e chioma “pentagrammata”; un uomo per metà robot che rappresenta l’ultima fase di “evoluzione della specie”; il Colosseo traboccante di birra; un albero rigoglioso di note; colorate e operose api in estinzione. Questo e tanto altro si fa apprezzare adesso su un muro altrimenti insulso, anonimo, divisorio, così trasformato in vera e propria opera d’arte, elemento di bellezza, dall’anima variegata e multiforme. Proprio questo muro rappresenta il “La”, in un’appropriata metafora musicale che avvia un’operazione sociale e culturale che a Messina, considerato il luogo in cui nasce e si sviluppa, non ha precedenti. Siamo in un presidio, dentro un progetto di rigenerazione urbana della periferia cittadina, che poi tanta “periferia” sul profilo della distanza dal centro non è, trattandosi di viale Gazzi, a pochi passi dal Policlinico.

Ma siamo poco oltre il perimetro periurbano, appena varcata la soglia del disagio, del degrado e dell’abbandono.

Da qui, la rigenerazione.

Poco meno di un mese fa l’apertura, in grande stile. Presente gente motivata, appassionata, tanti addetti ai lavori. Assenti i politici, nonostante il momento elettorale: un segno di libertà. All’interno dell’area in comune tra l’istituto “Minutoli”, sezione “Quasimodo”, e il Conservatorio “Corelli”, è nato così “Spazio Gazzi Arte”, su iniziativa e progetto di Saverio Pugliatti, creatore e curatore d’eventi d’arte che dopo l’“Apollo”, “spazio” di via San Filippo Bianchi, il Natale scorso, non vedeva l’ora di applicarsi fuori dalle ordinarie sedi cittadine e scommettere sulla periferia.

Così, dopo mesi di lavoro, a metà ottobre, giusto per coincidenza, mentre a piazza Cairoli, “salotto” della città, andava in scena una sorta di fiera della gastronomia, Gazzi si illuminava d’arte. Come a significare uno scambio, un passaggio di testimone, un “travaso” tra opposte realtà e sensibilità. “Spazio Gazzi Arte”: due scuole, Liceo e Conservatorio, due realtà diverse che si incontrano, progettano e costruiscono cultura in comune.

Tra loro, un protocollo d’intesa. “E’ una realtà che si apre al territorio, un esempio di laboratorio territoriale finalizzato alla valorizzazione dei talenti. Abbiamo capito subito che questa convivenza poteva essere una forza”. Parole di Pietro La Tona, dirigente di questo maxi istituto che con il “Minutoli” e il “Quasimodo”, comprende anche l’Istituto Agrario “Cuppari” di San Placido. “Spazio Gazzi” è una realtà che tende ad ampliarsi sempre di più.

“All’interno cercheremo di realizzare uno spazio museale scientifico interattivo”.

l dirigente fa riferimento a “Exhibit, la scienza divertente”, un progetto del Liceo, ospite alla Città della Scienza di Napoli che tra poco verrà premiato a Bologna. Di ulteriore spazio, nel segno della cultura e della socializzazione, parla anche Giuseppe Ministeri, presidente del “Corelli”: “L’obiettivo, per il 2018, è quello della valorizzazione e sistemazione a verde dello spazio esterno, adesso inutilizzato, dove contiamo di realizzare un’arena per i concerti”.

E sulla “convivenza” tra le due scuole: “Non poteva esserci competizione tra due istituti vicini di casa”. Guarda avanti con ottimismo anche Antonino Averna, direttore del Conservatorio: “Abbiamo intenzione di organizzare vere e proprie rassegne, manifestazioni che diventino appuntamenti per il pubblico, affinché questo diventi un posto da frequentare”.

E sulla integrazione tra le discipline: “L’artista non è tale in quanto soltanto musicista, ma anche pittore, scultore…” Ad accompagnare l’operazione, anche la Città Metropolitana, proprietaria della struttura e degli spazi dove tutto ciò sta avvenendo.

Intanto, il muro. “Zio Saverio”, così lo chiamano i giovani artisti, da art director del progetto assieme all’insegnante di Storia dell’Arte Giuliana Giuffrida, con la collaborazione dei genitori degli alunni, ha invogliato e condotto per mano tanti ragazzi liceali, età media 16 anni, portandoli laddove neanche loro credevano di arrivare.

Singolarmente o divisi per gruppi, i giovani sono stati affiancati operativamente da ragazzi minori migranti ospiti a Cristo Re: una dimostrazione di relazione e integrazione che guarda al domani, oltre schemi preordinati, nel segno del linguaggio universale dell’arte.

A far loro da art coaching, il maestro Antonello Arena, coadiuvato dagli allievi dell’Accademia di Belle Arti “Mediterranea” di Messina.

Le opere sul muro raccontano storie, stati d’animo, sogni ed emozioni di questi ragazzi.

Con “Frantumazioni”, Andrea Agati rappresenta il tempo distrutto, sotto forma di un orologio infranto. Accanto, Costanza Sibilla denuncia i pregiudizi e i limiti della mente umana, rappresentando due “Gabbie”: una contenente un cervello, l’altra uccelli disorientati e rassegnati.

Questo non è un cuore” è il titolo con cui Giulia Sturniolo si è ispirata a Magritte. Il richiamo va alla famosa “Pipa”. Un cuore disegnato e narrato ma che di fatto non è reale. La cura dell’artista sta nel cogliere la differenza tra l’immagine e la realtà, dove al centro risiede l’amore: il cuore è avvolto da due mani che si intrecciano. Della stessa artista, “Incastri impossibili” e “Filo rosso”.

Ancora amore: nella prima si legge la difficoltà nelle relazioni; la seconda racconta di una leggenda cinese in cui la mano è legata al filo rosso del destino. Felice Cardia, nella sua “Frattura disarmonica”, riporta il disaccordo tra la mente e il cuore, un fattore che riguarda ragione e sentimento: occorre armonia tra le due cose.

Una gabbia metallica, grazie ad Alessandro Bonanno, diventa un “Alveare”. Insieme api vive, colorate e operose, ma anche morte: andando avanti così, si interromperà il ciclo vitale del nostro Pianeta. Urge acquisire nuove sensibilità per un’inversione di rotta.

Con “Work in regress”, Giorgio De Leo scopre un’evoluzione dell’uomo, ormai in parte robot, che proviene dalla scimmia e che andando avanti così finirà per identificarsi con la tecnologia. Cetty Santanello, a sua volta, ci riporta a Bauman: “Cultura liquida” rappresenta la perdita di valori cui stiamo assistendo giorno per giorno.

Il Colosseo è visto come un boccale traboccante di birra. Di questi ultimi due artisti è anche “I Can…”: si può solo se si crede.

Il treno salpa pieno di speranze alla ricerca di certezze.

Un ragazzo lo coglie al volo, sospeso da terra: è lui a infrangere il muro delle ansie e delle preoccupazioni di un’intera generazione. “Geld Über Welt”, di Miriana Restuccia, rappresenta quanto il “dio denaro” abbia ormai pervaso le nostre menti e le nostre coscienze. In “Musica e Scienza”, di Andrea Zappalà, un pianista suona, immerso nell’immensità dell’Universo. E’ l’opera simbolo del rapporto tra i due istituti.

Tuttavia, la musica non si propaga, perché il mondo non ascolta.

Ma la musica è arte, segue un linguaggio universale ed è dunque segno di speranza. Il connubio arte – scienza è sempre e comunque un argomento intrigante e indefinito. “L’Albero delle note”, di Antonella Pellegrino, Andrea Agati e Federica Casile, regala armonia e bellezza: tronco e rami colorati, migliaia di note come fiori e foglie appese e sospese, uno strumento a corde quale frutto pendente.

In tono con tanta armonia, “Cecilia”, di Monica Miraglia. La santa protettrice dei musicisti assume i connotati di una venere dagli occhi azzurri, coi capelli a forma di pentagramma. L’opera, al centro del muro, cattura immediatamente gli occhi del visitatore. “Emoji’s Web”, di Marcello Ristagno, è una denuncia contro l’indiscriminato mondo di internet: la rete di programmi e applicazioni dello smartphone cattura i giovani, imprigionati e condizionati dal web. L’appello ad uscire da questo stato. “Natural disaster” di Lillo Briguglio, ci racconta del rapporto tra l’uomo e la natura, violentata e distrutta. Il destino delle generazioni future passa dalla figura di un bambino che raccoglie il dolore di un albero.

Due draghi si confrontano guardandosi negli occhi: sono gli istituti “Corelli – Quasimodo”. Il primo emette dalla bocca note musicali, il secondo formule matematiche: una metafora delle due diverse realtà adesso unite dentro un unico progetto, frutto della fantasia di Giovanni Giganò. Adriana Rasconà e André Di Lorenzo, si sono affidati invece alla figura di Einstein per rappresentare i “Saperi”, lungo il muro che confina con viale Gazzi: libri di tanti colori, per studiare e progredire, rappresentano il simbolo più consono al luogo.

In mezzo alle tante opere dei ragazzi, faceva grande effetto anche il cancello, trasformato magnificamente in tema musicale dall’architetto Antonio Virgilio che ha tradotto in colori le note dell’Inno alla Gioia di Beethoven.

Nulla è stato lasciato al caso: l’alfabeto colorato delle note è stato ovviamente fornito dal “Corelli”.

I programmi nell’immediato futuro.

A breve saranno avviati laboratori d’eccellenza condotti dagli scultori Sara Teresano e Nino Bruneo: tre grandi sculture saranno realizzate all’interno del cortile, che su disegno di Antonio Virgilio sarà trasformato da parcheggio a museo a cielo aperto. Il muro su viale Gazzi sarà arricchito di opere anche lungo il fronte della strada. Sarà un elemento che farà trasparire arte e bellezza tra l’interno e l’esterno dello “spazio”.

Tutto il percorso artistico si avvarrà del contributo del critico d’arte Giampaolo Chillè, che ha curato il testo del catalogo delle opere fin qui realizzate. In queste parole, la grande scommessa di Saverio Pugliatti: “Pensiamo di rendere fruibile periodicamente questo spazio alla città. E’ un’esperienza da mostrare. Renderemo questo luogo bello e affascinante, carico di valori, aperto alle contaminazioni”.

Corrado Speziale

 

la fotogallery

                       

13 Novembre 2017

Autore:

redazione


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