Essere un appassionato d’arte per me, significa saper riconoscere una forma, una emozione, un racconto e infine un messaggio dentro, ad una opera d’arte, qualunque essa sia la sua calligrafia o modo espressivo.
L’artista Ninni Iannazzo, dai colori alle scultura, manipolando materie di diverse nature, regalasempre emozioni. Così lo racconta Roberto Santore, estimatore di arte e di artisti, che di Iannazzo ha il privilegio di conservare, tra le altre cose, uno splendido olivo, sapientemente elaborato, nella sue già complesse sinuosità, dalle interpetrazioni di un grande Maestro.
Certo la pittura o la scultura meglio mostrano l’animo artistico dell’autore, creatore di tanto linguaggio, sempre oggettivo e universale.
Così a furia di studiare e osservare i grandi maestri del passato, ho imparato a pensare un pò come loro, sapere che da ogni creatura di Madre Natura, sia esso marmo, legno, terra o acqua, possa emergere la forma voluta e plasmata dal genio insito nella mente e nei pensieri dell’artista.
Così quando si palesa davanti ai miei occhi, un enorme tronco di ulivo, privato della propria linfa vitale, la terra sua natia, alimento e sua dimora, immagino subito vedere quale linguaggio dovesse assumere perché, foriero di messaggio futuro diventasse.
Lo richiedo, mi viene concesso e trasportato in luogo più vicino alla mia frequenza, gli divento amico e una certa familiarità comincia a instaurarsi.
Il confronto con l’amico e maestro Ninni Iannazzo, fa il resto.
Gli si insinua la curiosità, l’idea, il genio appunto. Amore e dialogo con il grande tronco diventano un tutt’uno.
Mi accorgo di ciò, quando Ninni, le sue mani al legno nobile dell’ulivo, appoggia, ne tasta le forme naturali, immagina le direzioni possibili.
Sembra ascoltarlo tanto che in simbiosi man mano che il tempo passa vi entra. Anche le sorprese o le risposte che vi potrà trovare, diventano argomento di sfida da lanciare al grande tronco d’ulivo, che, in testa sembra avere mani forti chiuse in gesto di pugno per limitare il senso di libertà ai propri rami e in basso, radici, tentacoli come braccia di draghi provare fughe o assalti in ogni dove.
Velocemente il suo genio artistico si è innamorato di quella materia, allo stesso modo in cui i grandi scultori si fanno rapire dal marmo o i massimi pittori dalla bellezza della natura umana o del paesaggio.
Ecco così il maestro Ninni Iannazzo percepisce l’anima di un ancora anonimo pezzo di legno, non capisco come fa, ma lo fa.
A poco a poco, ne vado discutendo, comincio a interagire col suo progetto. E’ la presenza del bene e del male, che il maestro intravede dentro la grande mole lignea.
Estrarla richiede molta applicazione. I rischi che una creatura tanto vecchia può riservare sono tanti, poiché i tarli che vi si annidano possono riservare variazioni nel progetto e nelle sue forme.
Sicuramente, tuttavia, il bene che in esso alberga emergerà, e lo farà con armonia e potenza descrittiva oggettiva. Dunque il Bene vincerà, come sempre, il male.
Il Bene, nelle sembianze dell’Angelo, di lancia armato, schiaccerà prima i tentacoli del drago afferrati alla terra a tentare invano nuovi assalti e nuove fughe e in alto dovrà liberarsi delle mani chiuse come i pugni e nodose per la possibile continua ricerca di spazio e libertà. Senza dubbio si tratta di una nuova e personalissima interpretazione della figura mistica di un Angelo.
Mi racconta Ninni come la sua scultura voglia rappresentare questa sfida perenne, ambientabile nel nostro mondo e metafora del nostro mondo, infedele alla pace e al benessere collettivo.
Ma quando i germi, figli del male scompaiono nelle viscere della terra, ecco l’avvento del bene portare la Parola di Dio.
La Figura del protagonista, l’Angelo appunto, di spalle scolpito, mostra con eloquenza il suo passo in avanti come il vincitore finale. Poderosa è la cascata di capelli a riccioli, o a boccoli, finemente o profondamente incisi e con essi le ali, chiuse ma con la netta sensazione di spiegarsi, quindi di movimento prevedibile.
Il volume dei corpi che il maestro Ninni Iannazzo ha estrapolato è notevole, morfologicamente e tecnicamente. L’impressione è allo stesso tempo di lotta e contemplazione, visto che il volto dell’angelo, rivolto verso l’interno del gruppo scultoreo, è per forza non definito, è presumibilmente pensante, con lo sguardo all’in giù, figlio della propria devozione.
Le venature di tutto il complesso ulteriore, poiché di tre parti è composta tutta l’opera, sembrano braccia o parti del corpo accompagnati da ferite o smorfie già presenti nel tronco originario e che l’artista ha saputo sottolineare, incidendone spessore o profondità. Sono queste attenzioni naturalistiche che, diventano Drammatico Realismo, nel linguaggio espressivo che pervade tutta l’opera con il suo scenario.
Ecco quindi rappresentata quell’Idea, ora ben chiara e definita che col tempo si era instaurata nella mente geniale dell’artista. Il bene nella personificazione dell’Angelo ora sembra abbracciare anche la bellezza, perché meraviglia ispira e accompagna l’osservatore verso la comprensione della più antica lotta mai esistita.
E attenzione al contemporaneo, il messaggio, doveroso di ogni opera d’arte che possiamo trarre, non può forse avere la somiglianza con draghi odierni? Politici, uomini di potere, figure comunque in grado di influenzare il pensare comune?
Allora ben venga una quanto mai necessaria riflessione personale, intima di ognuno, facendo emergere il proprio Angelo, giusto ispiratore dell’opera di Ninni. Grazie Maestro, la grinta che hai dedicato a questa opera, ti ha fatto dominare tutte le difficoltà apparse lungo la lavorazione.
Bene coadiuvato in questo frangente dalla fattiva collaborazione dell’amico Giuseppe che, a grandi linee ha tracciato le tue istruzioni.
Non hai mostrato difficoltà nell’affrontare i caldi pomeriggi estivi e i ventosi e freddi giorni autunnali e qualche volta invernali. Non hai avvertito la stanchezza, hai messo di lato qualche malessere e qualche ferita l’hai curata persino con discrezione.
Grazie, soprattutto, per averlo intrapreso questo disegno, la tua volontà e determinazione unite alla tua gentilezza e quella di Silvana, hanno reso la nostra amicizia, ancora più ricca di stima e ammirazione. Tantissimo abbiamo imparato infatti dalle tante discussioni avute in vostra compagnia nonché dal vostro esempio etico e morale.
Non avendo altre parole, mi preme sottolineare l’avere reso immortale una mia intuizione prima, diventata desiderio poi e in mezzo voglia di ricerca d’arte con cui circondarmi e con altri amici, conoscenti e appassionati condividere il più possibile.
Roberto Santoro
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