Sergio Tripodi nasce a S. Agata M.llo nel 1967, studia e si laurea all’Accademia delle Belle Arti “Leonardo da Vinci”, Capo d’Orlando.
Vive a Sant’Agata Militello dove lavora e inizia la propria carriera. Inizialmente dipinge oggetti o figure che partendo dal puro realismo si allungano curiosamente a dismisura formando immagini che definendo “estensionismo” tale modus di espressione chiarisce a pieno il suo messaggio e diventa subito riconoscibile.
Con questa dimensione espressiva sa creare forme nuovissime e alte vibrazioni cromatiche, un insieme di valori surreali che si uniformano in un unico ruolo nella sua narrazione pittorica. Il risultato finale dell’opera è originalissimo e nelle varie mostre o collezioni, i suoi dipinti di certo non passano inosservati.
Io sono stato attratto positivamente da questi temi e da allora ho sempre più apprezzato la sua opera, al punto da promuoverla in ogni occasione. Sono convinto del fatto che Tripodi sappia mettere insieme in una sua opera le prerogative della fantasia e delle necessità strutturali.
La sua pittura diventa subito interessante. La ricerca continua porta Tripodi a diventare sempre più sottile ed estroso, mosso da una vena scherzosamente ironica, compone immagini di chi è ultimo agli occhi della società o primo perché occupa ruoli diversi o altro; vorrei chiamarle maschere che esprimono anime o atmosfere rarefatte e fantastiche. In questo ciclo di opere la nitidezza cromatica e il solido impianto costruttivo delle sue opere si richiamano ad una personale rilettura della pittura del ‘4oo italiano.
Il maestro riserva la stessa cura meticolosa e sensazionale alle ciglia o alla barba o allo sguardo di un suo ritratto, così come alla schiuma o ai detriti umidi d’acqua nelle sue marine.
Quando ci si avvicina ad un’opera di Tripodi la prima sensazione è di grande impatto emotivo: più si osserva e più ci si meraviglia al punto di voler meglio conoscere e interagire con l’anima che in ogni opera è presente e dialogativa, capace di comunicare suggestioni sottili, misteriose e profonde. Ogni opera è poesia nel suo mondo di immagini di campagne e acqua, riflessi, luce e nuvole improvvise in cui il passaggio delle ore, dei giorni o delle stagioni è solo apparente, il loro procedere diviene allo stesso tempo riflessione del reale che diventa sogno.
Cito un suo pensiero: “Attraverso la pittura tento di mescolare gli ingredienti della Complessità: Ordine, Disordine, Casualità, Incertezza… Credo che ogni opera d’arte, piccola, insignificante o grandiosa, sia portatrice di principi di ordine generale, metafora stupefacente della Creazione”.
Esiste nelle sua tematica, non poteva mancare, l’universo femminile, immagini sbarazzine, teneri sorrisi e pose aggraziate e compiacenti frutto di un animo poetico che riesce a catturare e ad esternare la presenza dell’anima umana.
Sergio Tripodi, è un pittore libero, la sua produzione ironica, decorativa o religiosa registra un buon successo nel mondo del collezionismo, le sue opere trovano infatti notevole apprezzamento a prescindere dalla soggettistica, la sua ingegnosità generosa e se vogliamo anche maliziosa, ma anche le grandi qualità umane, fa si che lasci a noi spettatori libertà di stimoli e di emozioni.
Roberto Santoro