“Confidiamo anche in un intervento deciso da parte del nuovo Assessore ai Beni Culturali per riconsiderare con calma le delicatissime questioni in campo. Questioni sulle quali passa la difesa della Bellezza della nostra Isola”.
La nota di Fabio Granata Presidente insieme al Comitato dei Fondatori di Articolo 9
E’ in discussione all’Assemblea regionale siciliana un Disegno di Legge, presentato da vari deputati che, seppur provenienti da diversa corrente politica, convergono su un testo che sembra avere come unico obiettivo quello di creare confusione e disorientamento sul tema dei Beni Culturali, per cui la Sicilia in passato ha brillato per lungimiranza e intelligenza creativa.
Già nelle premesse di presentazione del disegno di Legge, i proponenti sembrano non avere le idee chiare sulle norme già vigenti da tempo e disconoscere la storia legislativa che regola la materia in Sicilia da oltre 40 anni.
L’art.14 dello Statuto della Regione siciliana, attribuisce alla stessa la competenza legislativa esclusiva in materia di tutela del paesaggio, conservazione delle antichità e delle opere artistiche, di musei e biblioteche.
In virtù di tale esclusività dal 1975, furono applicate le norme di attuazione dello Statuto in materia di “accademie e biblioteche”,e di “tutela del paesaggio e di antichità e belle arti”.
Furono quelli anni di fervore culturale che portarono all’emanazione, da lì a poco, di due leggi fondamentali per la gestione dei Beni Culturali in Sicilia: nel 1977 la Legge n. 80 e nel 1980 la legge 116, antesignane di modelli di gestione del patrimonio culturale che colsero lo spirito innovatore delle dichiarazioni, emerse dagli studi della “Commissione Franceschini” che operò dal 1964 al 1967, ancor prima che venissero recepite dagli organismi statali.
Sono queste le leggi che fino ad oggi hanno retto l’organizzazione dell’Amministrazione dei Beni culturali in Sicilia, in parte mutuate nella recente riforma del MiBACT.
Seguirono nel tempo fondamentali Leggi a completare questa importante legislazione, come nel caso dei Parchi archeologici, con la Legge 20 del 2000 o come quella relativa alla creazione della Soprintendenza del Mare nel 2004.
Strutture normative che posero ancora una volta la Sicilia in una posizione di avanguardia rispetto al panorama nazionale.
Bisogna purtroppo registrare una serie di norme che hanno inciso pesantemente sulla organizzazione dell’Amministrazione dei Beni Culturali, in particolare nella disgregazione delle competenze esclusive del personale tecnico che, a partire dal passaggio di competenze dallo Stato alla Regione ha costituito la memoria e la cultura della conservazione del patrimonio culturale, sia storico artistico che paesaggistico, garantendo la continuità tecnico scientifica, maturata nella preziosa competenza acquisita sul campo e tramandata come utile viatico.
Si assiste ora alla presentazione di questo Disegno di Legge, disorganico e confuso che pone in premessa l’esigenza di acquisire nell’ordinamento regionale una legge già vigente e puntualmente applicata, l’articolato peraltro ricopia alcuni articoli del codice dei Beni Culturali, non intendendo se sarebbero solo quelli da recepire, che in caso sarebbero anche slegati dal contesto e inapplicabili.
Il DDL affronta vari temi in maniera confusa e disorganica senza tenere conto delle norme che, in atto, hanno prodotto risultati già operativi, come nel caso dei Piani paesistici siciliani attivi e dei quali il DDL paradossalmente sembra ignorare l’esistenza, ipotizzandone una loro nuova versione ricominciando da zero…
Il vero aspetto che disorienta ma che riflette una disconoscenza basilare della prassi amministrativa è quello legato poi alla scomparsa di fatto delle Soprintendenze, cui viene tolta ogni competenza: dai provvedimenti autorizzativi sui beni culturali, demandati al Dirigente Generale, alla competenza sui Piani Paesistici ed infine all’attività di Tutela, compito esclusivo delle Soprintendenze, secondo il Codice dei Beni Culturali, per trasferirli ai Comuni, che assumerebbero il ruolo ambivalente di controllati e controllori.
Una macedonia di norme che porterebbe allo scardinamento dei principi della tutela e alla scomparsa della “bellezza” del nostro paesaggio, un valore che curato e tramandato con amore e passione, verrebbe ora svenduto con una riforma che, se malauguratamente approvata, diventerebbe il simbolo dello scempio e dell’ignoranza dell’intera Sicilia.
Una vera riforma dovrebbe occuparsi di rafforzare il sistema dei beni culturali a partire dalle strutture operative, Musei, Soprintendenze, Parchi che sono le vere “case della Cultura” da dotare di opportune risorse finanziarie, organici adeguati ai compiti da trattare e strumenti e attrezzature utili ai lavori da svolgere.
Supportare i presidi che sono la difesa del nostro patrimonio e della nostra identità e non smantellare un sistema che si è battuto per difendere i valori della nostra cultura, contro la barbarie dell’abusivismo e la speculazione del territorio a favore di pochi e sottraendo a molti la ricchezza di una eredità millenaria che appartiene alla Sicilia intera.
Infine, tornando alle normative di tutela del Paesaggio, in Sicilia le stesse derivano dalla Linee Guida del Piano Paesaggistico Regionale, elaborate prima da Salvatore Morinello e poi Fabio Granata che le ha firmate e pubblicate nel 2000. Norme rese negli anni esecutive e vigenti attraverso i piani d’ambito.
La Regione Siciliana ha quindi anticipato di quattro anni la normativa di tutela del paesaggio nazionale che è del 2004 e che esprime principi assolutamente coerenti con il nostro Piano.
L’ipotesi di sospendere questa disciplina, trasferendo le delicatissime competenze dalle Soprintendenze all’assessorato Territorio e Ambiente e ai Comuni, aprirebbe maglie inquietanti, rischiando
di smantellare un raffinato ed efficiente meccanismo di tutela che ha comunque salvaguardato il Paesaggio Siciliano, facendolo diventare fondamentale elemento materiale e immateriale, perno insostituibile di crescita turistica, urbana, agricola. Confidiamo quindi in un ripensamento da parte dell’Ars e sopratutto in un intervento deciso da parte del nuovo Assessore ai Beni Culturali per riconsiderare con calma le delicatissime questioni in campo.
Questioni sulle quali passa la difesa della Bellezza della nostra Isola.
Fabio Granata Presidente insieme al Comitato dei Fondatori di Articolo